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Alaa Arsheed. Il mio viaggio dalla Siria all’Italia a suon di violino
Il primo album del violinista Alaa Arsheed si intitola Sham, il nome antico in lingua aramaica di Damasco, l’odierna capitale del suo paese, la Siria. Un viaggio in otto canzoni attraverso la storia del musicista, un percorso che lo ha portato dalla sua terra natale a Beirut e finalmente in Italia grazie a un incontro
Il primo album del violinista Alaa Arsheed si intitola Sham, il nome antico in lingua aramaica di Damasco, l’odierna capitale del suo paese, la Siria. Un viaggio in otto canzoni attraverso la storia del musicista, un percorso che lo ha portato dalla sua terra natale a Beirut e finalmente in Italia grazie a un incontro con l’attore Alessandro Gassmann (già Gassman).
La Siria
Arsheed è di Suwayda, città a 100 chilometri da Damasco, nella punta meridionale della Siria. Prima del 2011, anno in cui è scoppiata la guerra civile, Arsheed, i genitori e i suoi tre fratelli musicisti gestivano lì la galleria d’arte Alpha.
“L’abbiamo aperta nel 2006. Mio padre ha avuto l’idea di creare il primo spazio nella città non legato al governo, dedicato solo all’arte. Abbiamo organizzato più di 150 mostre. Era uno spazio bellissimo per condividere, conoscersi, vedere l’arte. La vita culturale di Suwayda ha cominciato a cambiare, le persone si sentivano più libere. Era un posto bellissimo”, spiega Arsheed.
Nel marzo del 2011 in Siria ha cominciato a tirare il vento della primavera araba arrivato dalla Tunisia e dall’Egitto. “Le persone aspettavano il cambiamento, un nuovo corso. Cominciavano a fare programmi per il futuro”. Un futuro senza Bashar al Assad.
“All’interno dell’Alpha qualcuno aveva scritto la frase: ‘Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo'”
Ma l’Alpha non sopravvisse all’avvento della guerra.
“Arrivò una folla di circa 50 persone armate di bastoni. Le forze di sicurezza li guardavano senza far niente. Li hanno mandati loro. Vennero e si vendicarono dell’arte, l’arte era il problema per loro, indipendentemente da cosa raffigurasse. Hanno anche bruciato libri cantando canzoni a sostegno di Assad.”
“Mio padre ha dovuto chiudere l’Alpha. Poi lo hanno arrestato, rilasciandolo dopo un mese”.
Il Libano
Il clima di guerra che si respirava ha costretto Arsheed a lasciare la patria, dove invece sono rimasti i genitori. Si è spostato nella capitale libanese Beirut con i suoi fratelli, guadagnandosi da vivere insegnando musica ai bambini.
In Libano Arsheed ha conosciuto Gassmann il quale ha voluto che il musicista partecipasse al suo documentario Torn (strappati) prodotto in collaborazione con l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr). Il film racconta la vita degli artisti siriani rifugiati in Giordania e in Libano.
L’Italia
Grazie a un tweet di Gassmann in cui l’attore accennava al sogno di Arsheed di poter suonare in Europa, Fabrica, centro di ricerca a Treviso che offre borse di studio a persone da tutto il mondo, ha proposto al violinista di venire in Italia, dove è arrivato in giugno.
“Ho passato due mesi a comporre musica nello studio di Fabrica con altri due musicisti”. Lì è nato Sham.
Arsheed spiega come il suo primo album, ascoltabile su Soundcloud, celebra Damasco, “una delle città più antiche al mondo. L’area a est del Mediterraneo, cioè la Siria, il Libano, la Palestina, la Giordania, una volta era bellissima. Ora c’è tanta miseria, ma prima era stupenda. È un bel periodo storico da raccontare.”
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Il violinista ha già in mente il suo prossimo progetto. “Voglio ricostruire la galleria Alpha in Europa, magari in Italia, e fondare una casa editrice per tradurre libri siriani in inglese e in italiano. Voglio ricostruire il sogno e avere qui mia madre e mio padre”.
L’entusiasmo e l’allegria di Alaa Arsheed sfociano come un grande fiume che abbraccia il mare al suo delta. Nonostante abbia dovuto abbandonare la patria e la famiglia continua a impegnarsi per costruire un futuro migliore per il suo paese attraverso il suo linguaggio, quello della musica.
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