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Arriva ClubSharing: il carpooling per chi ama la musica
La sharing economy è un fenomeno sotto gli occhi di tutti e, anche chi non ne conosce l’esatta definizione probabilmente sta già sfruttando un servizio offerto dalle nuove piattaforme che si basano, appunto, sul consumo collaborativo. Servizi di vario genere, che vanno dalla condivisione dell’appartamento al baratto di attrezzature e abiti usati, vengono utilizzati sempre
La sharing economy è un fenomeno sotto gli occhi di tutti e, anche chi non ne conosce l’esatta definizione probabilmente sta già sfruttando un servizio offerto dalle nuove piattaforme che si basano, appunto, sul consumo collaborativo.
Servizi di vario genere, che vanno dalla condivisione dell’appartamento al baratto di attrezzature e abiti usati, vengono utilizzati sempre di più anche nel nostro Paese: secondo un censimento di Collaboriamo.org dello scorso anno, in Italia sono 97 le piattaforme dedicate alla condivisione di beni, servizi o competenze, più altre 41 di crowdfunding (cofinanziamento di progetti) – anche se alcune di queste sono incorse in problematiche di tipo legislativo.
Il 2015, poi, è stato definito come l’anno del boom della sharing economy: il Time l’ha inserita fra le 10 idee che cambieranno il mondo e, secondo uno studio di Pwc, il suo giro d’affari nel 2013 è stato di 15 miliardi di dollari (e raggiungerà i 335 miliardi nel 2025).
CC Alan Levine
Uno degli ambiti dove l’economia collaborativa ha fatto le sue prime sperimentazioni e ha preso più rapidamente piede, è quello dei trasporti (car sharing e car pooling): il car sharing è stato inserito nell’ultimo aggiornamento del paniere dell’Istat – una vera e propria rivoluzione, se si considera che va a sostituire il navigatore satellitare, l’impianto hi-fi o il registratore dvd. Mentre sempre più italiani scelgono la formula dell’auto di gruppo per spostamenti di media e lunga percorrenza.
La forza di questi servizi sta nella condivisione, nel riuso e in un consumo più consapevole: dividendo i costi di un viaggio o barattando una stanza di casa a un turista si risparmia, ma soprattutto si sperimenta un modo alternativo di consumare, che può include la conoscenza di nuove persone. Soprattutto su quest’ultima caratteristica si basa la nuova piattaforma ClubSharing, il carpooling per condividere il viaggio e la passione per i concerti.
Quante volte vi è capitato di voler andare a un concerto, ma nessuno dei vostri amici era interessato? Conclusione: o avete rinunciato al concerto o ci siete andati, soli e sconsolati. Con questo tipo di servizio, invece, si possono trovare facilmente compagni di viaggio con gli stessi interessi (quantomeno musicali).
ClubSharing è, infatti, un progetto di “fun ride sharing” dove giovani e meno giovani possono cercare e condividere un passaggio in macchina con altre persone per raggiungere locali e grossi eventi, permettendo non solo la condivisione delle spese di viaggio, ma anche l’incontro tra appassionati di musica e la condivisione dell’esperienza concerto.
L’idea per il progetto è partita da un bisogno di carattere “sociale” ed ambientale/logistico: la necessità di poter andare ad un concerto in compagnia, anche quando si è senza auto e senza amici a seguito, dividendo i costi per il trasporto e andando a impattare positivamente sul traffico per raggiungere il concerto e per il parcheggio.
ci dice Benedetta Solari, del team ClubSharing, che prosegue:
La nostra mission è quella di spingere la cultura di condivisione della mobilità per gli eventi, con un notevole impatto in termini di risparmio energetico: meno auto in circolazione, meno traffico, meno problemi di parcheggio, meno inquinamento, costi condivisi ed un’esperienza di sharing su tutti i piani, anche quello più personale.
Il servizio è gratuito e peer to peer: sono gli utenti stessi ad offrire/cercare passaggi in auto tra di loro (non vengono, quindi, utilizzate auto terze). ClubSharing per ora è attivo soprattutto nell’area metropolitana di Milano, ma la startup è risultata fra i sette progetti vincitori del secondo bando dedicato ai giovani imprenditori di FabriQ, l’incubatore di innovazione sociale del Comune di Milano, e i fondatori Stefano Mangiola, Luca Confalonieri e Matteo Salodini hanno intenzione di portarla in tutta Italia.
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