
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Il cosmonauta Neil Armstrong, nel lontano 1969, pronunciò la storica frase “Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità” dopo aver messo piede sulla Luna per la prima volta nella storia. Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, la mobilità elettrica potrebbe affermare lo stesso, dal momento che, finalmente, viene prevista una sanzione
Il cosmonauta Neil Armstrong, nel lontano 1969, pronunciò la storica frase “Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità” dopo aver messo piede sulla Luna per la prima volta nella storia. Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni, la mobilità elettrica potrebbe affermare lo stesso, dal momento che, finalmente, viene prevista una sanzione per quanti parcheggiano abusivamente sugli stalli adibiti alla ricarica delle vetture a batteria. Un passaggio fondamentale per agevolare la diffusione delle auto a zero emissioni.
Gli stalli di ricarica per i veicoli elettrici non sono dei parcheggi. D’ora in poi, infatti, i “furbetti” della colonnina dovranno pagare una sanzione di 40 euro nel caso collochino abusivamente ciclomotori e mezzi a due ruote, di 85 euro qualora sia un’auto a occupare indebitamente la postazione per la rigenerazione dell’energia nelle batterie. Un provvedimento invocato da tempo dai proprietari delle vetture a zero emissioni e auspicato anche dai costruttori dei veicoli. Non più tardi di venti giorni fa, infatti, Bruno Mattucci, amministratore delegato di Nissan Italia intervistato da LifeGate, riassumeva in sei punti le iniziative che l’Italia avrebbe dovuto realizzare per sostenere la diffusione delle auto a ridotte emissioni – leggi qui l’articolo – e, tra queste, spiccava proprio l’aggiornamento del Codice della strada; in particolar modo la gestione della sosta presso i punti di ricarica.
Troppe volte quanti possiedono un’auto elettrica sono stati costretti a vagare di quartiere in quartiere alla ricerca di una colonnina libera, non occupata dai veicoli tradizionali parcheggiati selvaggiamente o dalle altre auto a batteria che, approfittando della ricarica, venivano lasciate in sosta per lungo tempo. Oggi tutto questo dovrebbe essere fortemente disincentivato, dato che l’invasione delle postazioni viene finalmente punita. La nuova disposizione, entrata in vigore il 28 gennaio per effetto del decreto legislativo 16 dicembre 2016, numero 257, è contenuta nella lettera “h-bis” aggiunta al comma 1 dell’articolo 158 del Codice della strada. Le sanzioni di 40 e 85 euro, che si riducono a 28 e 59,50 euro qualora la contravvenzione venga pagata entro cinque giorni, rientrano in una serie di misure adottate in attuazione della direttiva europea 2014/94/UE per la realizzazione delle infrastrutture legate alla diffusione dei combustibili alternativi. Direttiva il cui obiettivo è di “ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti”.
Un fenomeno, la sosta selvaggia negli spazi di ricarica, sul quale incide in parte anche la frequente assenza di segnali stradali con indicazioni precise. Una mancanza da sanare, così come resta da capire con quali margini di tolleranza verrà valutata la permanenza dei veicoli elettrici oltre il tempo necessario per un “pieno” d’energia. Un problema che Tesla, ad esempio, ha risolto introducendo una tariffa di 0,35 euro per ogni minuto oltre i cinque concessi per ripartire dopo un ciclo di rigenerazione presso le colonnine ad alta capacità SuperCharger. Un’ulteriore soluzione, meno aggressiva e preferita dalle associazioni dei consumatori, consisterebbe nel dotare le colonnine di luci lampeggianti pronte ad attivarsi, così da richiamare l’attenzione al termine delle operazioni di ricarica. Provvedimenti che, in entrambi i casi, dovrebbero rendere più agevole la circolazione e la diffusione delle auto elettriche.
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