Il west highland white terrier è un piccolo cane dal grande carattere. Selezionato in Scozia è diventato ben presto famoso in Europa e Usa
Cani da valanga e da salvataggio. Razze e addestramento dei nostri eroi a quattro zampe
I cani fiutano gli odori, poi i Vigili del fuoco e operatori devono scavare. “Dal 19 gennaio stiamo lavorando in condizioni difficili nella ricerca di superstiti nella zona dell’Hotel Rigopiano. I cani spesso fiutano odori ma dobbiamo scavare per oltre 4, 5 metri prima di arrivare al terreno” ha dichiarato Matteo Gasparini del Soccorso alpino della
I cani fiutano gli odori, poi i Vigili del fuoco e operatori devono scavare. “Dal 19 gennaio stiamo lavorando in condizioni difficili nella ricerca di superstiti nella zona dell’Hotel Rigopiano. I cani spesso fiutano odori ma dobbiamo scavare per oltre 4, 5 metri prima di arrivare al terreno” ha dichiarato Matteo Gasparini del Soccorso alpino della Valdossola, impegnato presso l’hotel travolto da una valanga di neve.
È storia di queste ore, di questi giorni, in Piemonte. Con i tecnici della delegazione Valdossola anche quelli di Canavese, Cuneo, Mondovì, Valsusa, Valsangone.
Walter Milan, referente del Cnsas (il soccorso alpino e speleologico, impegnato sul luogo della tragedia) ha detto a Radio 24: “I cani hanno portato i soccorritori subito verso i due uomini estratti vivi nei primissimi momenti, quando le nostre squadre hanno raggiunto il fronte della valanga. E poi anche per i cani è abbastanza difficile operare data la specificità di questa valanga che è a metà neve, metà reperti, parti di edificio. Comunque sicuramente i cani sono ausili preziosi per indirizzare poi i sondaggi più organizzati da parte dell’uomo”.
Hanno giocato a salvare delle vite. Perché per i cani da macerie o i cani da valanga è un gioco trovare donne, uomini, bimbi sepolti ancora vivi o, a volte, purtroppo già morti. Imparano da cuccioli che non devono farsi distrarre: l’obiettivo è trovare l’essere umano. “E non il frigorifero con il cibo o la cena interrotta dal terremoto. Fin da cuccioli li premiamo se trovano il figurante” chiarisce alla Stampa Alessandro Libra del centro Reaxel di Trofarello, del Nucleo cinofilo da soccorso della Protezione civile degli Alpini. Il meccanismo è frutto di mesi di addestramento con i premi in cibo. “Dovrebbero ricordarselo sempre non solo quando sfiliamo alle parate dopo i disastri e tutti ci applaudono. Dovrebbero ricordarlo che questi cani salvano vite umane”.
I cani da ricerca e da soccorso
È dai primi del Novecento che la Croce Rossa arruola cani, come i border collie, per compiti di supporto ai soccorsi.
Lo schieramento di cani nelle operazioni di ricerca e di soccorso è una componente chiave, spesso, per salvare vite in montagna, nelle aree escursionistiche, nei casi di sparizione di persone, durante i disastri naturali, gli incidenti di massa, nelle operazioni antidroga, negli attentati terroristici e perfino nelle azioni di contrasto al bracconaggio (anche in territori e in condizioni quasi di guerra, come nel caso dei rinoceronti).
Gli elementi base sono due, gli operatori e i cani ben addestrati. Il punto di partenza è il loro olfatto. Nonostante il fatto che il processo sia ancora sotto investigazione scientifica, si sa che i cani hanno una straordinaria capacità di fiutare l’uomo. Sarà perché ognuno di noi sprizza via circa 40mila cellule al minuto di pelle, per la traspirazione cutanea, il respiro, o le emanazioni batteriche dalla pelle e dai tessuti. Sta di fatto che riescono ad annusarci a centinaia di metri di distanza.
Cani da fiuto o da ricerca, da valanga e da cadavere
In base alla loro formazione ed esperienza, i cani possono essere cani da fiuto o da ricerca. Possono anche essere classificati a seconda che siano addestrati a discriminare odori ben precisi, e quindi a cercare una specifica sostanza, oppure a seguire qualunque odore venga loro sottoposto, per esempio dopo aver ricevuto un campione di odore di quella persona. I cani possono essere addestrati specificamente per le ricerche tra le macerie, per le ricerche nell’acqua o tra le valanghe.
Nel 1974 fu addestrato il primo cane per la ricerca di cadaveri da parte del dipartimento di polizia di New York. Da allora, ai cani da cadavere può essere chiesto sia di esplorare grandi aree alla ricerca di resti, per esempio intorno ai luoghi di incidenti aerei, oppure in spazi confinati, per cercare indizi sul luogo di un omicidio. I più impiegati in questo campo sono beagle, chien de Saint-Hubert, collie, pastori tedeschi, golden retriever, labrador. I cani da cadavere riescono ad avere un’accuratezza del 100 per cento nel discriminare tra resti umani e di altri animali.
I cani da valanga lavorano, attraverso il fiuto, in modo simile, ma devono essere bravi a passare velocemente da scenari selvaggi a luoghi con edifici o macerie, perché per sua natura una valanga copre indistintamente ogni cosa. Possono essere pastori tedeschi, border collie, golden retriever, schnauzer, pastori belga. I più bravi riescono a sentire uomini sprofondati anche quattro metri sotto la neve.
L’addestramento dei cani da salvataggio
Ogni Paese, ogni forza di polizia e ogni organizzazione ha sviluppato i più corretti metodi di addestramento e allenamento, anche a seconda delle zone geografiche d’impiego.
Gli elementi comuni sono molti, tra le varie scuole. L’avvio dell’addestramento è da piccoli, già da cuccioli di 10 settimane, poi c’è un anno – un anno e mezzo di lezioni insieme all’addestratore, e infine da cinque a dieci anni di servizio, a seconda degli impieghi e delle caratteristiche dell’animale. Si lavora su:
- obbedienza, che è importantissima anche per la stessa sicurezza del cane in luoghi che possono essere pericolosi
- socializzazione e rapporto con l’uomo
- agility
- addestramento del fiuto.
L’elemento del gioco è diffusamente riconosciuto come fondamentale. Si parte con giochi semplici per i cuccioli, basati sul meccanismo della ricompensa, e si prosegue in sfide più complesse, all’aperto, in giochi più specializzati. La tecnica è da sempre usata per i cani da riporto, da caccia, ma è efficace anche per le moderne missioni. Si usano anche tecniche basate sulle pulsioni predatorie, di gregge e di branco.
Il segnale del ritrovamento
Dato che l’obiettivo comune a molte di queste missioni è di trovare qualcosa, è importantissimo anche scegliere il modo di comunicare con il cane.
Qui ci sono due scuole. Una, insegna all’addestratore a riconoscere il linguaggio non verbale del cane nel momento del ritrovamento. L’altra richiede di addestrare il cane ad attuare un’indicazione, un qualche gesto – abbaiare, correre dall’addestratore, toccarlo – manifestando coattamente l’esito delle ricerche.
In entrambi i casi, l’operatore deve avere una capacità di riconoscere ogni tipo di comportamento del cane di cui è responsabile, ogni mossa, ogni sensazione. E, forse, viceversa.
Ennesimo, emblematico caso in cui la comunicazione tra uomo e cane, un rapporto magnifico, millenario, misterioso, realizza una missione comune di convivenza, di altruismo e di generosità.
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