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Chi è Chico Mendes
La vera storia del difensore della foresta, Chico Mendes, comincia con la sua fine. Il suo assassinio, il 22 dicembre 1988.
Con uno sparo, come uno sparo, scoppiò in faccia al mondo il problema della deforestazione in Amazzonia.
Così la storia di Francisco Alves Mendes Filho, o Chico Mendes, comincia, a partire dall’alba della sua attività in difesa dei seringueiros, i “raccoglitori di gomma” di caucciù. Gente che viveva nella foresta da oltre cent’anni, una vita di sussistenza serena garantita dalla raccolta di lattice, di noci brasiliane e altre attività pienamente sostenibili.
Alle prime avvisaglie di aggressione alla foresta, Francisco Alves Mendes Filho, estrattore di caucciù fin dalla nascita, formò un’unione dei seringueiros portandoli a battersi contro la devastazione e per creare aree protette, “riserve estrattive” gestite da comunità locali. Seppe unire contadini, indios, sindacalisti, preti e politici attorno a un’idea rivoluzionaria di foresta: un luogo senza padroni, in cui alberi e uomini possano vivere e crescere insieme, gli uni custodi degli altri.
Dedicò praticamente tutta la sua vita alla difesa dei lavoratori e dei popoli della foresta. Partecipò alla fondazione del Sindacato dei Lavoratori Rurali di Brasiléia e Xapuri, oltre alla fondazione del Partito dei Lavoratori dell’Acre e del Consiglio Nazionale degli estrattori di caucciù.
Nella sua lotta fuse il lavoro sindacale, la difesa della foresta e la militanza partigiana. Il suo lavoro fu riconosciuto internazionalmente, essendo stato premiato varie volte, anche dalle Nazioni Unite, che nel 1987 lo riconoscono come uno dei più influenti difensori della natura, conferendogli a Washington il premio Global 500 dell’Unep, agenzia dell’Onu per la tutela dell’ambiente.
Attraverso la sua lotta – forte e pacifica al contempo – per la creazione di riserve estrattive, Chico univa la difesa della foresta con la riforma agraria rivendicata dagli estrattori di caucciù, andando contro i grandi interessi dei latifondisti e della UDR (Unione Democratica Ruralista). Aveva appena compiuto 44 anni il 15 dicembre 1988, una settimana prima di essere assassinato da due rancheros.
Marina Silva, sua allieva e ora personalità politica di spicco in Brasile, di recente ha ricordato l’attualità del suo messaggio.
Rimane viva nella mia memoria l’immagine di Chico Mendes, con i progetti di sviluppo della comunità in mano, nei corridoi delle istituzioni, cercando il supporto di scienziati, ambientalisti, sindacalisti, partiti politici, enti governativi. Chico ha ascoltato tutti, ha cercato il dialogo, valutato le informazioni, la scienza unita alle conoscenze tradizionali delle comunità indigene. Non ha mai abbandonato i compagni della foresta, aveva rispetto non solo per il sentimento di fraternità, ma anche per la democrazia nei dibattiti e nelle decisioni.
Scrive Gad Lerner nel suo ebook dedicato a Chico Mendes:
È questo, il sommovimento che sta capovolgendo il baricentro del mondo. Con l’accelerazione dovuta al collasso dell’economia occidentale e alla crescita dei paesi emergenti. Sindacalisti come Chico Mendes, che non a caso nel 1980 fu tra i fondatori del Pt (Partido dos Trabalhadores) brasiliano, sono divenuti capi di Stato e di governo in vari paesi dell’America Latina: a cominciare da Ignacio Lula da Silva. Dobbiamo loro, pur fra molte contraddizioni, processi di crescita economica che hanno migliorato le condizioni di vita di interi popoli.
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