La Cina chiude 104 centrali a carbone per investire nelle rinnovabili

Continua la transizione energetica della Cina, che da maggiore consumatore di carbone per la produzione di energia, punta a diventare leader nel mercato dell’energia rinnovabile. Lo dimostra l’ultima mossa dell’Amministrazione nazionale dell’energia che ha deciso di interrompere la costruzione di 104 nuove centrali a carbone. Lo stop riguarderà 13 province sparse in tutta la Cina,

Continua la transizione energetica della Cina, che da maggiore consumatore di carbone per la produzione di energia, punta a diventare leader nel mercato dell’energia rinnovabile. Lo dimostra l’ultima mossa dell’Amministrazione nazionale dell’energia che ha deciso di interrompere la costruzione di 104 nuove centrali a carbone. Lo stop riguarderà 13 province sparse in tutta la Cina, per un totale di 120 GW di nuova potenza installata. 47 centrali a carbone erano già in costruzione, per un totale di 54 GW.

centrali a carbone
Minatore appena uscito da una miniera, nella provincia dello Shanxi. Foto via VCG/VCG via Getty Images

La decisione è stata presa anche in base al nuovo piano quinquennale del governo per quanto riguarda la produzione di energia in Cina: quest’ultimo limita infatti la capacità installa a 1100 GW, invece dei 1250 previsti precedentemente. Espansione che comunque continuerà, dato che oggi la Cina ha 920 GW di capacità installata alimentata a carbone. Numeri che mettono comunque il gigante cinese ai primi posti per produzione energetica da fonti fossili (gli Stati Uni hanno 305 GW installati, in Italia ci sono ancora 12 centrali operative).

centrali a carbone
La mappa indica quante centrali sono state “spente”. Foto via Greenpeace Energy Desk.

Meno centrali a carbone, complice anche la crisi

La caduta del carbone in Cina è iniziata già alla fine del 2013, registrando una riduzione del 1,5 per cento nel biennio 2014-2015. Lo scorso novembre furono almeno 30 le nuove centrali chiuse ancor prima di essere costruite, mentre è previsto che siano chiuse almeno un migliaio di miniere, sempre in territorio nazionale. Complice indubbiamente un calo nella produzione industriale da una parte e un surplus di offerta dall’altra, il carbone ha iniziato la sua discesa. Senza dimenticare gli enormi problemi che il paese di trova ad affrontare nei confronti dello smog e dell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle grandi città. Inquinamento che ha portato il Governo a decidere per la chiusura temporanea di molte centrali.

Gli investimenti nelle rinnovabili

Ma il piano quinquennale prevede anche una decisa spinta nei confronti delle energie rinnovabili. Entro il 2020 la Cina prevede di installare 130 GW di nuova potenza, in particolare proveniente da solare ed eolico. Un investimento di circa 340 miliardi di euro che dovrebbe portare alla creazione di 13 milioni di posti di lavoro. Entro il 2020 il 27 per cento della produzione energetica provverrà da rinnovabili, mentre il 55 per cento sarà alimentato ancora carbone.

Sta di fatto che, dal momento della ratifica dell’Accordo di Parigi, sembra che la Cina abbia deciso di intraprendere un’azione decisa per ridurre le emissioni di CO2 e rispettare gli impegni presi: mantenere le temperature globali al di sotto dei 2 gradi centigradi. A ricordarlo è stato lo stesso presidente Xi Jinping, durante il suo intervento al World Economic Forum di Davos, “tutti i firmatari devono rispettare gli accordi”. Il destinatario del messaggio non può che essere solo uno.

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