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5 luoghi fantasma in Italia
Da nord a sud il nostro paese nasconde paesi affascinanti e misteriosi perché abbandonati: cinque luoghi fantasma in Italia da visitare e far “rivivere”.
Hanno il fascino della storia che custodiscono, delle strade silenziose e deserte, magari sommerse. Sono luoghi fantasma nel nostro paese che, seppur abbandonati per motivi diversi, hanno conservato tracce di ciò che sono stati. Cinque borghi tra nord e sud Italia, cinque storie da raccontare per dare vita a luoghi che di vita non ne ospitano più.
Curon
Uno dei più suggestivi luoghi fantasma in Italia è certamente Curon nella provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige. In molti oggi lo conoscono per il suo campanile, per metà sott’acqua, ma Curon prima non esisteva: dalla metà del secolo scorso è il paese di Graun che si trova sotto la superficie del lago Resia. Tra il 1948 e il 1950, infatti, la grande compagnia elettrica Montecatini fece costruire una gigantesca diga che fece unire i laghi di Resia e Curon sacrificando una parte del paese.
Più di 500 ettari di terra coltivata e 150 case vennero sommerse. Molte famiglie, nonostante i finanziamenti, rimasero senza passato né futuro e chi non si trasferì altrove andò a vivere nel nuovo paese di Curon, più in alto.
In inverno, quando il lago di Resia gela, il campanile è raggiungibile a piedi. Una leggenda racconta che in alcune giornate d’inverno si sentano ancora suonare le campane (che invece furono rimosse dal campanile il 18 luglio 1950, prima della formazione del lago).
Fabbriche di Careggine
Un altro luogo fantasma, sommerso, è Fabbriche di Careggine nel comune di Vagli Sotto, nella provincia di Lucca. Venne abbandonato nel 1947 e quindi sommerso dalle acque del lago artificiale di Vagli, formatosi a seguito della costruzione di una diga idroelettrica. Dagli anni Quaranta a oggi il lago è stato prosciugato quattro volte per lavori di manutenzione della diga, facendo riemergere il paese. Ogni dieci anni infatti il lago doveva essere svuotato, anche per permettere agli ex abitanti delle frazioni che erano all’interno dell’invaso di poter rivedere i luoghi dove erano nati. È dal 1994 che non viene più svuotato. Per il comune si tratta di una grossa perdita economica perché l’operazione attira un milione di persone, con ricadute occupazionali importanti per Vagli e per tutta la provincia di Lucca.
Gairo
Il nome Gairo deriva da due parole greche e significa “terra che scorre”: un paese condizionato da sempre dalla propria precaria condizione idro-geologica. Inizialmente era chiamato Gairo Vecchio, ma l’abitato, colpito a più riprese da disastrose alluvioni, fra cui la più drammatica fu quella del 1951, e minacciato da progressivi cedimenti del terreno, è stato ormai abbandonato del tutto e l’intera popolazione si è trasferita nel nuovo paese, sorto più a monte con il nome di Gairo S. Elena.
Il paese di Gairo Vecchio è ormai divenuto un’attrazione turistica non indifferente. Questo centro infatti, disabitato dal 1963, è un importante esempio di archeologia riguardante gli insediamenti abitativi della Sardegna centro orientale. Un luogo dove il tempo si è fermato: qui l’atmosfera, già particolarmente agreste e selvaggia – come in tutta l’Ogliastra – è ancora più suggestiva ed emozionante. Da qualche anno ormai, Gairo Vecchio è molto frequentata dai turisti che vogliono conoscere la vera isola.
Consonno
Se negli altri borghi è stata la natura a provocare la fuga dei cittadini e il conseguente abbandono dei paese, nel caso di Consonno tutto dipende da una sola persona, almeno inizialmente. Il paese doveva essere infatti l’ambizioso progetto di un eccentrico industriale brianzolo, il Conte Mario Bagno che nel 1962 voleva trasformare Consonno, immerso tra il verde di prati e colline, nella mecca del gioco e della perdizione. L’imprenditore, però, non tenne conto della forza della natura che, nel 1976, con una frana, isolò Consonno dal resto del mondo.
Oggi il paese è fantasma ma un’associazione, formata dagli ex abitanti del paese e dai loro figli, gli Amici di Consonno, ha deciso di prendere in mano le redini della città e di farla rinascere dalle ceneri. Ogni domenica Consonno prende vita e il villaggio è aperto da Pasquetta a ottobre e sono in molti a visitarlo, soprattutto chi pratica l’esplorazione urbana, ovvero urbex, e trova in questo luogo abbandonato tutto il fascino di un luogo che voleva essere ricco di vita e divertimento e diventò invece desolato e fatiscente, come racconta questo video di Alisei memories.
https://youtu.be/sBNcAmNdoG4
Leri Cavour
Non un vero e proprio borgo ma una tenuta, anzi una ex grangia abbandonata nel comune di Trino: la residenze di campagna di Camillo Benso Conte di Cavour a Leri, in Provincia di Vercelli. Gestita dai monaci cistercensi fin da tempi remoti, la grangia e l’area intorno al borgo di Leri vennero acquistate da Michele Benso di Cavour, padre di Camillo, nel 1822.
La famiglia Cavour trasformò la proprietà di circa 900 ettari di terreno in una tenuta agricola all’avanguardia per quei tempi. Fu proprio Camillo Benso, tra i principali artefici dell’Unità d’Italia, a guidare la tenuta, sperimentando tecniche di coltivazione moderne. Durante la sua carriera politica, Leri, ribattezzata Leri Cavour, rimase sempre una sorta di buen retiro per lo statista. Un passato glorioso e importante che lascia spazio ora a una storia sconcertante: tutta la proprietà oggi si trova nel più totale degrado e abbandono, chiunque può accedere alla villa e perpetrare i vandalismi che già hanno ferito opere d’arte e strutture.
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