Vecchi e nuovi ogm sono sottoposti alle stesse regole, ma ora le cose potrebbero cambiare. Una petizione vuole evitare questo rischio.
Le coltivazioni ogm nel mondo stanno diminuendo. È la prima volta
Le coltivazioni ogm nel mondo sono in calo: un’inversione di tendenza che ha molte cause, facciamo il punto della situazione in Italia e nel resto del mondo.
Dopo essere cresciuta a dismisura, da quando nel 1996 l’ingegneria genetica è sbarcata in agricoltura, la superficie mondiale coltivata con ogm oggi sta perdendo terreno. Lo mostra l’ultimo rapporto dell’Isaaa, International service for the acquisition of agri-biotech applications, secondo cui i 181,5 milioni di ettari coltivati nel 2014 sono scesi a 179,7 nel 2015. Una riduzione dell’1 per cento, apparentemente piccola, ma significativa se si considera che dal 1996 al 2014 le coltivazioni biotech sono cresciute di 100 volte, senza interruzioni, in 28 paesi del mondo e coinvolgendo qualcosa come 18 milioni di contadini.
Il rapporto Isaaa individua tra le cause del declino la siccità in Africa e la diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli, ma sottolinea il ruolo svolto dai consumatori che, ostili agli ogm, hanno spinto molti Paesi, soprattutto europei, ad adottare legislazioni sfavorevoli alle colture geneticamente modificate.
Dal documento emerge che il calo registrato nei paesi industrializzati è del 3 per cento, e che invece nei paesi in via di sviluppo, le coltivazioni ogm hanno subito un incremento dell’1 per cento. L’Isaaa spiega che numerosi nuovi ogm sono pronti per la commercializzazione, ad esempio una varietà biotech di mais resistente alla siccità che potrebbe essere introdotta l’anno prossimo in Africa.
Ed è proprio in Africa, più precisamente in Nigeria, che un centinaio di realtà della società civile si stanno opponendo all’introduzione di cotone e mais ogm nei sistemi alimentari e agricoli nigeriani. La reazione è scaturita dalla richiesta fatta da Monsanto agriculture Nigeria Limited all’Agenzia nazionale di gestione per la biosicurezza per autorizzare il rilascio nell’ambiente e l’immissione sul mercato di cotone ogm e per la ricerca sul campo di due varietà di mais biotech in diverse aree del Paese.
Tra le obiezioni degli oppositori fatte pervenire ai responsabili della biosicurezza, ci sono i rischi degli ogm per la salute dell’uomo e dell’ambiente, anche a causa del pesticida glifosato utilizzato in abbinamento a questo tipo di colture, e il fallimento delle precedenti esperienze di colture ogm in Africa, di cui il cotone Bt è un caso emblematico. In Burkina Faso, infatti, la qualità del cotone ogm è scesa notevolmente, portando ad una graduale perdita del raccolto. Situazione che ha causato immani perdite agli agricoltori: i risarcimenti richiesti ammontano a circa 280 milioni di dollari.
Ogm in Italia
L’Italia fa parte di quella maggioranza di Paesi dell’Unione europea che, sulla base della direttiva Ue del 2015 che lo consente, ha scelto di vietare sul proprio territorio la semina di organismi geneticamente modificati. La decisione è stata presa per proteggere la sicurezza ambientale e per tutelare la salute della popolazione in attesa di studi più approfonditi sul tema, ma anche per valorizzare la ricca biodiversità alimentare italiana. Gli ogm possono però essere importati e utilizzati, con obbligo di menzione in etichetta. Non c’è obbligo in etichetta invece per latte, carne e uova ottenuti da animali nutriti con mangimi ogm. Gli alimenti biologici sono gli unici che, per legge, non possono contenere ingredienti ogm. La soglia di tolleranza per la presenza accidentale di ogm (solo quelli autorizzati) nei prodotti, oltre la quale tale presenza va indicata in etichetta, è stata fissata nello 0,9 per cento.
Ogm nel mondo
La classifica dei Paesi dove si coltivano più ogm vede ai primi posti Usa, Brasile, Argentina, India, Canada; su 28 nazioni nel mondo 20 sono Paesi in via di sviluppo. Le colture transgeniche più diffuse sono la soia, il mais, la canola e il cotone.
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