Confederation Cup, il perché delle proteste

L’avvio della Confederation Cup, l’evento calcistico che precede di un anno il Mondiale di calcio, è diventata l’occasione per il popolo brasiliano di farsi sentire.

“Manifestanti e polizia saranno ancora una volta oggi faccia a
faccia a San Paolo e per lo meno in altre tre capitali del paese,
Rio, Brasília e Belo Horizonte” titola in prima pagina il
quotidiano O Globo, riferendo di nuove proteste organizzate contro
l’aumento del costo del biglietto dei trasporti pubblici e i
milionari investimenti statali per stadi ed eventi sportivi. Prima
fra tutti la Confederation
Cup 2013
cominciata sabato in Brasile.

Servendosi di gas lacrimogeni e proiettili di
gomma
, la polizia in assetto antisommossa ha disperso
violentemente i dimostranti scesi in piazza principalmente a San
Paolo e Rio: disordini si sono registrati durante la partita
Italia-Messico, quando 3000 persone si sono radunate di fronte allo
stadio Maracaná – recentemente rinnovato con una spesa di
600 milioni di dollari – gridando slogan del tenore “La coppa non
ci importa, vogliamo salute e istruzione” o “Il Maracaná
è nostro”. Proteste analoghe a quelle di Rio si erano
registrate anche sabato a Brasilia, il giorno dell’avvio della
Confederation Cup, con la nazionale impegnata contro il Giappone.
“Il Brasile ha vinto 3-0, ma il Giappone è di gran lunga
più avanzato in tecnologia, salute e istruzione” ha
commentato un dimostrante.

“Non siamo qui per 20 centesimi di aumento del biglietto
del bus
, questa è solo la goccia che ha fatto
traboccare il vaso. La Coppa è per chi viene da fuori, per i
brasiliani non c’è nulla” ha detto una manifestante ai
giornalisti. I commentatori televisivi hanno sbrigativamente
liquidato la questione imputandola alle richieste di spendere soldi
per l’edilizia popolare, invece che per gli stadi. La protesta
è iniziata la scorsa settimana, innescata dall’aumento del
prezzo del biglietto dell’autobus a San Paolo, prima di prendere di
mira anche la spesa, 15 miliardi di dollari, per l’organizzazione
dei Mondiali del prossimo anno – una cifra enorme in un Paese in
cui persistono forti disuguaglianze sociali e i servizi sociali
sono carenti.

L’economia brasiliana attraversa un difficile
momento
con un rallentamento della crescita economica e un
aumento dell’inflazione che stanno facendo perdere
popolarità alla presidente Dilma Rousseff. Le proteste
degli ultimi giorni hanno innescato su Internet un ampio dibattito,
sfociato anche nella stesura di una sorta di manuale per
proteggersi dalla polizia. Indispensabile viene considerato
l’aceto, per attenuare gli effetti dei gas lacrimogeni e degli
spray al peperoncino usati dagli agenti, insieme a una telecamera
per documentare e a scarpe sportive per correre. E ci sono gruppi
che suggeriscono di rispondere ai poliziotti con il lancio di
fiori.

ll governo è preoccupato: “Manifestazioni
diffuse e crescenti, senza leadership, diverse motivazioni”.
Gilberto Carvalho, segretario generale della presidenza
brasiliana, ha detto che il governo e la presidente Dilma Rousseff
sono “preoccupati” per le manifestazioni di protesta che
attraversano tutto il Paese, ma ha ammonito a “non fare
speculazioni politiche e tirare conclusioni affrettate”. La
preoccupazione principale del governo – ha proseguito Carvalho –
è che le manifestazioni sono “diffuse e crescenti in tutto
il Brasile, “senza una leadership specifica e per diverse
motivazioni”.

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