Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Cosa vuol dire agricoltura biologica: l’esperienza di Alce Nero
Coltivando nel rispetto dei ritmi della natura e senza l’utilizzo di sostanze chimiche si ottengono prodotti buoni e genuini come la frutta e la verdura di Alce Nero. Ma quando un cibo è davvero biologico? Vi spieghiamo tutto quello che succede dal campo al supermercato.
Si parla tanto di cibo biologico e spesso, quando facciamo la spesa, le nostre scelte di acquisto ricadono proprio sui prodotti che vengono coltivati nel rispetto della natura. Sapremmo dare però una definizione di agricoltura biologica?
Alce Nero, coltivazione secondo natura
Quello che succede davvero in un terreno che rispetta il disciplinare di produzione biologica ce lo racconta Gianluca Locatelli, Category Manager per l’ortofrutta fresca di Alce Nero, azienda impegnata dal 1978 nel settore del biologico e che oggi conta più di 1.000 apicoltori, agricoltori e trasformatori in Italia e 14.000 nel mondo: “Produciamo frutta e verdura servendoci solo di risorse naturali per rafforzare le piante, proteggerle dai parassiti e migliorare la fertilità del terreno, dunque escludiamo l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica di sintesi come concimi, diserbanti, insetticidi, conservanti e ogm, così come previsto dallo specifico regolamento europeo”. Una delle tecniche naturali praticate sui terreni biologici è, ad esempio, quella del sovescio: si lascia crescere accanto alle coltivazioni di frutta e verdura una coltura erbacea che poi viene tagliata e lasciata sul terreno di modo che funzioni da fertilizzante.
Al confine del biologico
Come facciamo a essere sicuri però che una coltivazione sia davvero biologica se cresce accanto ad altri terreni dove, al contrario, non si praticano sistemi di agricoltura biologica? “Questa è la domanda che ci sentiamo rivolgere più spesso”, spiega Locatelli. La legge non impone di rispettare una distanza minima, è l’agricoltore stesso che si deve adoperare perché i suoi prodotti rispondano sempre ai parametri del biologico. Ci sono diverse soluzioni per ovviare a questo problema. Per esempio, ci si può accordare con il vicino per trattare le zone confinanti tra i terreni in modo biologico, o ancora si fa una selezione dall’esterno verso il centro della coltivazione, declassando i prodotti più vicini al confine tra i terreni, ed anche limitando i terreni della propria azienda con delle siepi che fungono da barriera e proteggono le coltivazioni biologiche. In ogni caso è fondamentale che ogni agricoltore faccia una valutazione dei rischi potenzialmente presenti sui confini della propria azienda, in modo da poter decidere in modo preventivo come intervenire”.
Controlli e analisi
A offrirci la garanzia che un prodotto sia realmente biologico intervengono poi i controlli: “Alce Nero effettua ispezioni in campo non solo sui prodotti, ma anche su foglie e suolo, così come analisi in laboratorio dalla coltivazione alla vendita. I nostri produttori sono aziende agricole socie o aziende che vengono accreditate in seguito alle visite di controllo dei tecnici che spesso sono anche un’occasione per stimolare interventi e migliorie, oltre che per fornire assistenza”. A questo si aggiungono poi i controlli pubblici e la certificazione degli organismi nazionali di controllo incaricati dal Ministero delle Politiche Agricole. Il sistema di identificazione e tracciabilità consente, inoltre, di risalire all’azienda produttrice di ogni singolo prodotto.
Buono, biologico, fresco
Solo in questo modo il prodotto di Alce Nero arriva sui banchi del supermercato con le caratteristiche che lo rendono “buono, biologico e fresco”. Zucchine, insalata, pomodori, mele, pere, kiwi, melanzane, banane, patate e molta altra frutta e verdura per una scelta completa, varia e sicura. Nella linea dei prodotti freschi Alce Nero trovate anche quelli caratterizzati dalla dicitura Top, con un packaging diverso: “Secondo la stagionalità, selezioniamo una quindicina di prodotti che si distinguono per spiccate caratteristiche organolettiche e sensoriali e diamo loro un nome che richiama questa peculiarità. Un esempio? L’avocado Cremoso, l’arancia Spicchia o l’uva Crocchia”. Quando acquistate un prodotto bio, non dimenticate infine che, dopo un opportuno lavaggio, potete mangiare anche la buccia (che contiene molte sostanze nutritive), senza paura di contaminazione di antiparassitari: oltre a ottenere un beneficio per l’organismo, non sprecherete cibo e non produrrete scarti!
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