In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
I primi 100 giorni di Donald Trump e il programma sull’energia
Abbiamo salvato dal sito elettorale di Donald Trump le sue dichiarazioni di programma sul tema dell’energia e dell’ambiente, prima che tutte le pagine interne fossero cancellate e sostituite con il messaggio “grazie per il supporto”.
Il 20 gennaio 2017 Donald Trump entra in carica come presidente degli Stati Uniti. Durante i mesi di campagna elettorale, Trump è stato criticato per non aver pubblicato programmi su una serie di questioni fondamentali che vanno dai cambiamenti climatici al finanziamento pubblico della ricerca, fino alla sicurezza informatica.
Tutte le dichiarazioni pubbliche di Trump su queste questioni e, se disponibili, i dettagli estrapolati dal suo sito elettorale, concorrono però a chiarire le idee che vorrà concretizzare una volta salito al potere.
Il sito ufficiale della campagna di Trump non ha fatto menzione di problemi ambientali, e la parte sui programmi era, a detta di molti, carente. Quindi le possibili linee guida devono essere rintracciate tra le sue dichiarazioni ai congressi, alle manifestazioni e sui social.
Donald Trump e l’ambiente
Donald Trump ha più volte descritto il cambiamento climatico antropico come una bufala e ha ripetutamente detto che sarebbe da “annullare” l’Accordo di Parigi.
È contrario alle normative ambientali, che intralciano il lavoro e sono economicamente dannose.
Innanzitutto, pare voglia tagliare drasticamente i finanziamenti per l’Agenzia Usa di protezione dell’ambiente e si dice che abbia già selezionato l’economista Myron Ebell, un celebre negazionista del cambiamento climatico, per metterlo a capo dell’Epa. La biografia di Myron Ebell lo fa sembrare un manichino messo lì apposta per negare ogni conclusione scientifica minimamente allarmante sulle più urgenti questioni ambientali. In America quando organizzano dibattiti in tv, amano avere chi è pro e chi è contro. Dato che oramai è impossibile trovare qualcuno che neghi il riscaldamento globale, tranne lui, invitano sempre lui a fare questa parte. Ci sarebbe anche un’altra candidata come capo dell’Agenzia per l’ambiente, Kathleen Hartnett White. È della Texas Public Policy Foundation (Tppf) e la si può sentir discutere dei benefici della CO2 in atmosfera. Sul serio: “Possiamo essere ottimisti, la CO2 in atmosfera ha effetti positivi. I satelliti ci mostrano che la Terra si sta rinverdendo”.
Trump rimarca ovviamente di essere agli antipodi rispetto a Hillary Clinton sull’uscita dal carbone, il fracking, i combustibili fossili, temi che suscitano applausi dagli ambientalisti e preoccupazioni tra i minatori.
È probabile che Trump cercherà di indebolire o uccidere il Clean Power Plan, pietra angolare degli sforzi di Obama per ridurre le emissioni di CO2 delle centrali elettriche del Paese, parte essenziale degli impegni per combattere il riscaldamento globale (i due terzi dell’aumento della CO2 in atmosfera negli ultimi vent’anni sono causati dai combustibili fossili).
La visione di Donald Trump sull’Accordo di Parigi è che danneggia gli Stati Uniti e quindi andrebbe rinegoziato. Uscirne sarebbe difficoltoso, dato che è un accordo vincolante e gli Usa lo hanno ratificato. Lo potrebbe disattendere unilateralmente.
Trump non ha nel mirino solo le regole ambientali in realtà. Ha manifestato l’intenzione di ritirare il Paese dagli accordi commerciali e dalle alleanze militari che non stanno fruttando vantaggi per gli Stati Uniti, e ha promesso di far cadere anche l’accordo stretto dall’amministrazione Obama con l’Iran sul nucleare.
Il Washington Post ha definito i suoi piani “pericolosi e insensati“. Riesce a far inorridire perfino gli esperti di George W. Bush. Christine Whitman, che sotto Bush jr. era a capo dell’Epa e ora dirige un centro per l’educazione pro energia nucleare, afferma, sui discorsi di Trump: “Parla di far tornare indietro le lancette dell’orologio, e penso sia molto pericoloso”.
Donald Trump e le energie rinnovabili
Il piano di Trump è estremamente focalizzato sull’indipendenza energetica dell’America, a tutti i costi, e appoggia totalmente la deregolamentazione a favore dei combustibili fossili.
Dichiara, qua e là, di dare ascolto alle preoccupazioni ambientali “razionali”, ma non a discapito della produzione in calo di petrolio, gas e fracking negli Stati Uniti. Al punto tale che vorrebbe designare come ministro dell’Energia Harold Hamm, miliardario americano del fracking. “Ma le speranze di averlo come ministro vanno svanendo – scrive Christopher Helman su Forbes – ha tanti nuovi pozzi da andare a scavare”.
Trump ha chiamato gli incentivi all’energia pulita “un disastro”, durante il dibattito presidenziale alla Hofstra University nel mese di settembre.
Durante la campagna elettorale ha ripetutamente citato uno studio dell’Institute of Energy Research (Ier), una sconosciuta organizzazione no-profit, secondo cui cancellare le norme ambientali per la produzione di combustibili fossili negli Usa genererebbe 700 miliardi di dollari all’anno. Lo studio era stato firmato da Joseph Mason, docente di diritto bancario alla Louisiana State University.
È stato fatto notare che lo Ier è affiliato all’American Energy Alliance, una lobby pro-combustibili fossili e anti carbon tax legato a Charles e David Koch. Molti economisti dubitano di questi risultati e addirittura, “Quella non è una ricerca accademica e non avrebbe mai visto la luce su un giornale scientifico” secondo quanto dichiarato da Thomas Kinnaman della Bucknell University alla Cnbc.
I primi 100 giorni dell’energia di Donald Trump
Nel sito elettorale è riportato integralmente il manifesto programmatico di Donald Trump sul tema dell’energia, con il titolo An America First Energy Plan. I suoi comizi, ad esempio il 5 maggio a Charleston, in Virginia, e il 25 maggio in Nord Dakota di fronte a minatori e dirigenti di società minerarie, sono zeppi sia di attacchi alla contendente Hillary Clinton, sia di strali contro i “burocrati dell’agenzia per l’ambiente”, sia di elenchi di promesse da mantenere.
Si parte con una constatazione.
La produzione di petrolio e gas in Usa è aumentata in modo significativo negli ultimi dieci anni. Le nostre importazioni di petrolio si sono ridotte della metà. Tutto questo è avvenuto nonostante le nuove, massicce barriere burocratiche e politiche. Il presidente Obama ha fatto tutto il possibile per interferire nel modo americano di fare energia. Ha reso la vita molto più difficile per il Nord Dakota, con costose regolamentazioni per rendere più difficile ottenere profitti. Se Hillary Clinton andrà al potere, le cose andranno molto peggio. Lei fermerà la produzione di energia in questo Paese.
Elenca poi le malefatte dell’Amministrazione Obama.
Il Dipartimento di Giustizia ha intentato una causa contro sette compagnie petrolifere del Nord Dakota per la morte di 28 uccelli, mentre l’Amministrazione accelera progetti eolici che uccidono più di 1 milione di uccelli ogni anno.
La forestale Usa (Us Fish and Wildlife Service) abusa della legge a favore delle specie in via di estinzione per limitare le esplorazioni petrolifere.
Per giunta, il presidente Obama propone ora una tassa di 10 dollari al barile di petrolio di produzione americana nel bel mezzo di una recessione. Allo stesso tempo, ha fatto raggiungere a questo Paese il più basso numero di piattaforme petrolifere dal 1999, con conseguenti migliaia di licenziamenti. L’incredibile potenziale di energia degli Stati Uniti rimane inutilizzato. Si tratta di una ferita del tutto auto inferta.
Trump prosegue nella lista delle “colpe” di Barack Obama.
Ha respinto la costruzione dell’oleodotto Keystone XL che avrebbe generato 42mila posti di lavoro.
Ha fatto di tutto per uccidere l’industria estrattiva del carbone.
Ha aggressivamente bloccato la produzione di petrolio e gas.
Azioni che hanno negato a milioni di americani di avere accesso alle ricchezze energetiche che hanno sotto i piedi.
“Per quanto il presidente Obama abbia fatto male – prosegue Donald Trump – Hillary Clinton farà peggio”.
Lei intensificherà la guerra contro l’energia degli Stati Uniti, e scatenerà l’ente di protezione ambientale a controllare ogni aspetto della nostra vita.
Lei ha dichiarato che “dobbiamo allontanarci dal carbone e da tutti gli altri combustibili fossili”, bloccando migliaia di miliardi di ricchezza americana.
Nel mese di marzo, Hillary Clinton ha detto: “Quando tutte le mie disposizioni saranno realizzate, non credo che ci saranno molti luoghi in America dove si continuerà a fare fracking”. Tenete a mente che lo shale gas potrebbe creare 2 milioni di posti di lavoro in 7 anni.
Il piano di autarchia energetica (sporca) di Donald Trump si basa su queste cifre. Secondo lui, “l’America ha una volta e mezza più petrolio rispetto alle risorse comprovate di tutti i Paesi dell’Opec. Ha più gas di Russia, Iran, Qatar e Arabia Saudita. Ha tre volte più carbone della Russia. Le riserve di petrolio e gas sui terreni federali vale 50 triliardi di dollari”.
E, in conclusione, ecco il suo piano d’azione dei primi cento giorni.
- “Andremo a rescindere tutte le azioni distruggi-lavoro di Obama compreso il Climate Action Plan e le regole sulle acque degli Stati Uniti.
- Salveremo il settore del carbone e altre industrie minacciate dagli estremismi di Hillary Clinton.
- Chiederò a Trans Canada di richiedere i permessi per l’oleodotto Keystone XL.
- Annulleremo tutte le moratorie per la produzione di petrolio in aree federali.
- Revocheremo le regole che impediscono le trivellazioni con le nuove tecniche. Queste tecniche creano milioni di posti di lavoro con un impatto ecologico mai così minimo.
- Cancelleremo l’adesione all’Accordo di Parigi e fermeremo tutti i pagamenti in dollari di tasse americane ai programmi Onu contro il riscaldamento globale”.
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