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Ebola, la vera faccia del virus
Perché i focolai di virus Ebola nascono da sempre nei paesi poveri dell’Africa Occidentale? Lo stato di nutrizione di un organismo vivente è direttamente responsabile della sua capacità di opporsi allo sviluppo di un virus. Fin dal 2001 un gruppo di scienziati della North Carolina University ha pubblicato su Faseb Journal i risultati di una ricerca che
Perché i focolai di virus Ebola nascono da sempre nei paesi poveri dell’Africa Occidentale? Lo stato di nutrizione di un organismo vivente è direttamente responsabile della sua capacità di opporsi allo sviluppo di un virus. Fin dal 2001 un gruppo di scienziati della North Carolina University ha pubblicato su Faseb Journal i risultati di una ricerca che ha evidenziato come le persone con deficit nutrizionali consentano la mutazione dei virus classici che si trasformano in pericolosi mutanti e possono diventare letali e diffondersi. Questo vale per tutti i virus, raffreddore, Aids ed Ebola compresi. Un deficit di selenio subclinico consente, ad esempio, al virus umano dell’influenza di trasformarsi in una forma più virulenta e di infettare più facilmente altre persone. Altre successive pubblicazioni scientifiche hanno evidenziato il valore di questo aspetto anche per la Vitamina C e come evidenziato in un articolo pubblicato sul Journal of Nutrition la carenza di vitamina C può non solo favorire le complicanze polmonari dell’influenza, ma avere anche una interferenza metabolica sull’organismo.
L’apporto di minerali e vitamine adeguati sembra quindi essere fondamentale per la difesa antivirale e sulla base delle pubblicazioni effettuate con Shankar nel 1999 sul ruolo dello zinco nella resistenza alle infezioni , il ricercatore dell’Università di Detroit Ananda Prasad ha pubblicato nel 2008 su Molecular Medicine una sintesi molto più evoluta sul ruolo difensivo dello zinco e di altri minerali nel trattamento e nella prevenzione anche delle infezioni virali. Semba e Tang, della Johns Hopkins University di Baltimora, avevano già pubblicato dati di questo tipo sul British Journal of Nutrition in relazione all’infezione da Hiv. La portata di questi dati si estende anche nel campo sociale ed etico: parlando di Ebola, in Africa Occidentale non si raggiungono neanche i livelli minimi di assunzione di selenio, zinco o vitamina C nella dieta e questi Paesi rischiano di diventare non solo serbatoi di virus che possono trasmettersi a chi si nutre correttamente, ma anche focolai di trasformazione di virus mutanti. Quello che succede è che il virus Ebola colpisce persone indifese, al loro interno muta parzialmente e va ad infettare altre persone malnutrite, fino a che non trova un organismo resistente e non può più proseguire la sua corsa.
Una persona ben nutrita e con un sistema immunitario efficiente può contrarre Ebola? Nel caso, cosa rischia? Può guarire facilmente? La risposta deve provenire dalla conoscenza medica. Ebola si comporta come tutti i virus, senza eccezioni e quindi potrà infettare persone con deficit immunitari o nutrizionali, e averne la meglio, oppure infettare persone con il sistema immunitario efficiente e averne la peggio. Significa che con tutta probabilità una persona sana potrà infettarsi, anche se con maggiore difficoltà di altri, ma con tutta probabilità supererà l’infezione. La mia non è una opinione, confutabile sempre, ma la trasposizione su Ebola di quello che avviene con tutti i virus del mondo. Con elevatissima probabilità questo sarà quello che potrebbe avvenire. Chi paventa il contrario, cioè l’invasione di Ebola e milioni di morti al suo passaggio sta usando invece un’opinione non confortata dai fatti. Sappiamo che i virus fanno quello. Per quale mai motivo Ebola dovrebbe fare il contrario? La cautela è d’obbligo, ma il mio pensiero si basa sul funzionamento dei virus e sulle esperienze precedenti (vedi SARS e Aviaria) mentre i catastrofisti giocano sulle emozioni senza avere dati a loro favore. La lettura degli eventi di questi ultimi giorni, per i quali i rarissimi casi di persone che hanno avuto Ebola in stati occidentali sono guariti senza cure ne è la testimonianza.
Al di là dei singoli casi di personale sanitario occidentale contagiato, c’è da aspettarsi che l’epidemia superi “in massa” lo Stretto di Gibilterra? No. Il virus Ebola dal 1976 ad oggi non ha mai attraversato lo Stretto di Gibilterra. Le epidemie si sono sempre autolimitate fermando il loro cammino dopo avere seminato malattia e morte in persone afflitte da condizioni sociali disastrose. Finora tutte le epidemie di Ebola scoppiate negli anni si sono arrestate quando il virus ha incontrato una popolazione meglio nutrita e un sistema immunitario più efficiente, esattamente come fanno tutti i virus, compreso quello dell’influenza. Oggi vedremo singoli casi o gruppetti sporadici di infezioni anche in qualche stato occidentale, che avranno una diffusione mediatica enorme, a fronte di un reale pericolo di diffusione molto scarso.
Ricordiamo che ci sono stati momenti in cui i telegiornali davano ogni giorno il bollettino di guerra delle anatre morte vicino al Danubio, allora considerate temibili portatrici di aviaria. Oggi quelle stesse anatre continuano a morire, ogni tanto, vicino al Danubio, senza che nessuno se ne preoccupi. Per Ebola succederà lo stesso. Ci saranno dei casi (come le anatre) che passeranno lo stretto di Gibilterra, senza provocare danni ma provocando invece le risposte di paura attese e probabilmente già programmate. Basta vedere cosa sta accadendo in Italia dove la gente sta riutilizzando delle inutili mascherine e dove la psicosi della “paura dell’Africano” è arrivata a livelli tipici del delirio paranoide. Purtroppo, proprio negli ultimi giorni, nonostante il fenomeno sia già in scomparsa, sono stati comunicati i casi di aviaria delle foche del mar Baltico, in prima pagina su molte edizioni di quotidiani.
Sappiamo tutti che il numero di contagiati nelle zone colpite è in crescita, ma cosa sappiamo dell’intensità della malattia? La gravità dell’infezione sta riducendosi visibilmente. Il tasso di mortalità provocato dal virus sta calando, come se nella sua diffusione Ebola incontrasse persone più reattive e in grado di difendersi. Sono i dati dell’Oms a parlare chiaro: il 3 luglio la mortalità da Ebola in tutta l’Africa Occidentale evidenziava un tasso del 61 per cento. Il 9 agosto il dato era sceso al 54 per cento, il 28 agosto al 50. In Sierra Leone il conteggio totale al 17 agosto vede una mortalità complessiva del 36,8 per cento (717 infettati e 264 morti dall’inizio dell’epidemia); il report al 9 ottobre riporta una mortalità complessiva media del 27,5 per cento (2.593 infettati e 713 morti dall’inizio dell’epidemia). Ciò significa che in due mesi ci sono stati 1.876 nuovi infettati che hanno portato a 449 morti. Quindi l’incidenza della mortalità degli ultimi due mesi è scesa al 24 per cento, e questo è avvenuto in totale assenza di terapie specifiche. La mortalità è dunque in netto calo, come è giusto aspettarsi dalla storia naturale di qualsiasi virus di questo tipo. Rileggendo i dati (sempre correlati ai casi confermati) dell’ultima parte di ottobre i valori restano in questo range di intensità.
Come si cura la malattia? I vaccini servono? Si cura come tutte le malattie virali. Betaglucani, vitamina C, zinco, manganese, rame sono forti elementi di supporto. I vaccini sono improvvisamente allo studio dappertutto. Prima di capire se servono potrebbero occorrere anni, ma le aziende vogliono immetterli sul mercato al più presto per sfruttare la paura.
Secondo lei ci sono interessi commerciali legati ad Ebola che stanno interferendo con la corretta informazione al pubblico sulla malattia e con il modo in cui si affronta l’emergenza? Negli ultimi anni, ogni malattia con una possibile utilizzazione di un farmaco è stata sempre supportata dalla comunicazione di aziende, di associazioni di malati, da forum di diverso tipo, da blog associativi e altro. Non trovo purtroppo nessun supporto per la Dengue o la Chikungunya (malattie presenti anche in Italia) che non hanno terapia possibile e che quindi difficilmente trovano sponsor…
È verosimile pensare che l’unica vera arma per contrastare la diffusione di Ebola sia combattere la povertà
Il direttore generale dell’Oms, la dottoressa Margaret Chan, ha pubblicato sul New England Journal of Medicine del 20 agosto scorso un articolo significativo sulle vere cause di questa epidemia. Dato che non si tratta di una persona qualsiasi, ma della massima autorità sanitaria mondiale nel campo della epidemiologia infettiva, vale la pena segnalare le sue parole in modo testuale, sapendo che aiuteranno molte persone a completare le loro riflessioni: “L’esperienza ci dice che le epidemie di Ebola possono essere controllate anche senza vaccini e cure specifiche. Nonostante ciò, a causa della tremenda concomitanza di povertà, sistemi sanitari inefficienti e paure, nessuno parla di una rapida conclusione dell’epidemia. Serviranno sforzi coordinati da parte della comunità internazionale ancora per molti mesi”. L’articolo della Chan inizia con una domanda: “Perché questa epidemia di Ebola è così vasta, così severa e così difficile da limitare?” La risposta che dà la dottoressa è in una sola parola: povertà.
Secondo lei, nei prossimi mesi cosa succederà? Come evolverà Ebola? Per qualche anno, essendo svanito l’effetto paura legato all’influenza, Ebola terrà banco, poi verrà surclassato da nuovi virus. Se serve una previsione metto la febbre di Warburg al primo posto, e al secondo la nuova influenza aviaria (H10N7) quella di cui stanno adesso morendo le foche…
Avremo comunque una fase di comunicazione intensa sui media, si alzerà la psicosi per cui il governo si sentirà obbligato a prendere decisioni tipo “controllo della febbre a chi arriva da dovunque” (affari d’oro per gli antifebbre) e immobilizzazione di molte nazioni.
Come con la SARS (e la falsariga è la stessa di allora) verranno chiuse le relazioni commerciali con l’Africa e con la Cina (oggi fortemente posizionata nel continente subsahariano) per almeno un paio di anni poi gradualmente il tutto riprenderà. Verranno comperati farmaci dai governi e proposti vaccini obbligatori per qualsiasi tipo di persona. Atteggiamento in grado di contrastare l’attuale calo nelle utilizzazioni spontanee. Ci sarà qualche morto occidentale vero (molto meno di quelli da week-end di traffico) e molti morti sospettati e non confermati ma divulgati su tutti gli organi di stampa prima della conferma. Nessuno si domanderà perché i medici e i sanitari, tra le persone più vaccinate al mondo, si ammaleranno di più delle persone normali e il mondo andrà avanti lo stesso… Ebola continuerà a comportarsi come tutti gli altri virus, cercando di trovare spazi di espansione e fermandosi dove gli organismi sono in grado di reagire.
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