Vestas, l’eolico ha il vento in poppa

Il 2016 è stato l’anno che ha segnato la competitività dell’eolico rispetto alle fonti fossili. Prossima tappa il rinnovo dei parchi eolici obsoleti per aumentare l’efficienza e ridurre l’impatto

Il 2016 è stato un anno particolarmente favorevole per lo sviluppo dell’eolico a livello globale, lo testimoniano i numerosi progetti messi in campo lungo tutto il globo. Non solo, anche i dati dei maggiori player di settore avvalorano i fatti. Tra questi Vestas, operatore eolico dal 1898 quando Hansen, il signor Vestas, aprì la prima officina e che negli anni ha costruito, pala dopo pala, la propria realtà.

Abbiamo intervistato Rainer Karan, direttore vendite per l’area est Mediterraneo, per capire quali sono oggi i fattori che caratterizzano il settore eolico a livello globale e italiano e gli elementi che hanno consentito a Vestas di segnare una crescita record nel 2016.

Rainer Karan, direttore vendite Vestas per l’area est Mediterraneo
Rainer Karan, direttore vendite Vestas per l’area est Mediterraneo


Cosa è cambiato nel settore dell’eolico?
L’eolico gioca un ruolo importante nel mix energetico globale. Nel 2016, grazie alle aste, il sistema di incentivazione per i nuovi impianti rinnovabili, abbiamo avuto la conferma che la competitività dell’eolico nei confronti delle fossili, come gas e petrolio, è ormai assodata.

Oggi si assiste a un cospicuo numero di installazioni eoliche in tutto il mondo, come gli Stati Uniti dove non era così scontato. Anche in America Latina e in mercati che storicamente sono sempre stati mercati petroliferi, come il medio oriente, l’energia dal vento cresce di anno in anno.

In Italia e Grecia, paesi dove l’eolico ha iniziato a vedere le prime installazioni ormai 15-20 anni fa, il 2016 è stato un anno di successo. In Italia la quarta asta ha confermato il progresso dell’industria di settore e la sua competitività (800 MW allocati tutti al massimo ribasso ovvero a un costo di 67 €/MWh). Un risultato reso possibile grazie al lavoro e ai traguardi raggiunti da tutti gli attori della filiera. Di fatto una tappa importante, visto da dove siamo partiti qualche anno fa, e che fa presagire buone prospettive anche per il futuro, raggiungendo gli obiettivi prefissati al 2020.

eolico inverno aerogeneratori
Parco eolico ©Jason Blackeye/Unsplash

Esistono ancora dei “mulini a vento” di Don Quijote contro i quali l’industria di settore deve ancora combattere?
Falsi miti a parte, che cerchiamo di combattere ogni giorno con dati e fatti, ogni paese ha i propri ostacoli e le proprie difficoltà da superare. In Italia l’ostacolo maggiore è di tipo autorizzativo, il processo per le autorizzazioni è ancora molto lungo. L’Italia ad esempio non ha ancora sfruttato al massimo le potenzialità del repowering. Il nostro Paese ha iniziato relativamente presto a installare parchi eolici, prima del 2000. Al tempo venivano installate molte turbine ma di ridotta potenza e dimensioni che hanno una vita media di circa 15 anni. Oggi queste machine non sono efficienti rispetto alla nuova generazione di turbine, per questo sarebbe opportuno sostituirle con macchine più efficienti, migliorando nettamente la produzione dei siti con una buona ventosità. Purtroppo però oggi mancano le regole per favorire questo cambio generazionale di turbine.

Quali sono state le tappe fondamentali che hanno permesso a Vestas di diventare uno dei leader nel settore eolico?
Vestas fin dall’inizio ha giocato un ruolo fondamentale nel settore perché da sempre ha puntato sulla specializzazione, si è focalizzata sulla tecnologia e ha creduto nello sviluppo tecnologico. Negli ultimi anni ci siamo concentrati anche sull’operation & maintenance, cercando di ottimizzare la produzione elettrica durante la vita di un aerogeneratore. C’è stata quindi una maturazione del settore sia sotto l’aspetto tecnologico sia sotto l’aspetto produttivo e questo ci ha consentito di diventare uno dei player principali dell’eolico.

Ci racconta la visione che vi ha guidato fino a oggi e vi condurrà nel prossimo futuro?
Il nostro obiettivo principale è ottimizzare il costo dell’energia eolica, questo ci permetterà di essere competitivi anche in futuro sia con i sistemi delle aste, che stanno cambiando il settore a livello globale, sia con i nostri servizi di operation & maintenance. Anche lo sviluppo tecnologico gioca un ruolo importante nella strategia di sviluppo di Vestas, l’innovazione tecnologica ci ha sempre guidato nel nostro percorso, un esempio è la nuova turbina eolica, presentata lo scorso anno, che nei fatti è la riprova della mission di Vestas di andare oltre lo sviluppo lineare della tecnologia eolica, ma di puntare nuovi prodotti.

Quali sono i progetti avete per l’Italia per prossimi anni?
A dicembre dello scorso anno è stata fatta la quarta asta per l’eolico e sono stati allocati tutti gli 800 MW che verranno realizzati tra il 2018 e il 2019. Noi abbiamo il 40% del mercato nazionale contiamo quindi di avere la possibilità di realizzare buona parte di questa potenza.

Un’ultima domanda, come valutate l’eolico in termini estetici? Come si inserisce rispetto al paesaggio?
Eolico ha un impatto visivo, non lo si può negare. Tuttavia siamo convinti che molto si può fare per mitigare il suo l’impatto quando si realizza un parco eolico. Ne è convinta Vestas ma anche Anev, l’associazione nazionale energia dal vento, tanto che come associazione abbiamo siglato un protocollo di intesa con Greenpeace, Legambiente e Wwf per la diffusione dell’eolico in Italia e la sua corretta integrazione nel paesaggio. Le cose si possano fare se si fanno bene. Le energie rinnovabili sono sostenibili, ma allo stesso modo anche le installazioni devono essere sostenibili e di questo ne siamo fortemente convinti.

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