Dopo l’era del carbone e l’era del petrolio, ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità. Grazie all’energia rinnovabile.
Niente accordo al G7 Energia. No dagli Stati Uniti di Donald Trump
Non c’è stata alcuna dichiarazione congiunta al termine del G7 Energia tenuto a Roma il 9 e 10 aprile. Dagli Stati Uniti stop sui cambiamenti climatici.
L’ombra dell’amministrazione di Donald Trump si allunga una volta ancora sulla lotta che il mondo intero sta cercando di portare avanti contro i cambiamenti climatici e in difesa dell’ambiente. Lunedì 10 aprile i ministri dell’Energia del G7, riuniti a Roma, non sono riusciti a trovare un’intesa per una dichiarazione comune al termine del summit: a bloccare il testo sono stati proprio gli Stati Uniti, secondo quanto riferito dal ministro dello Sviluppo economico italiano, Carlo Calenda (che presiedeva la riunione).
A marzo lo stop al Clean power plan
La politica di Donald Trump in materia di energia, d’altra parte, è stata già ampiamente svelata con la decisione intervenuta alla fine di marzo di cancellare il Clean power plan, ovvero l’insieme di norme voluto dal suo predecessore Barack Obama con l’obiettivo di limitare le emissioni di CO2 nel settore. “È ora di porre fine alla guerra al carbone”, ha dichiarato senza mezzi termini il miliardario americano subito dopo la firma del decreto.
Lo stesso Calenda, nel corso della conferenza stampa di fine evento, ha affermato che gli Stati Uniti stanno “rivalutando la propria posizione” in merito agli impegni che erano stati assunti in precedenza da Washington, durante la presidenza democratica, con la firma dell’Accordo di Parigi, al termine della Cop 21 tenuta in Francia nel 2015. Il ministro italiano ha tuttavia gettato acqua sul fuoco aggiungendo che il dialogo con la delegazione americana è stato “costruttivo”.
Greenpeace consegna un termometro gigante al G7
Al di là delle diplomazia, però, ciò che resta è la sensazione di un percorso decisamente in salita per il futuro. “Stiamo esaminando le questioni legate all’Accordo e contiamo di arrivare a prendere delle decisioni entro il prossimo G7 di fine maggio, se non prima”, ha dichiarato Sean Spicer, portavoce dell’esecutivo americano.
“Il ministro Calenda – ha commentato Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima e energia di Greenpeace Italia – ci ha confermato che c’è la volontà di rispettare gli impegni presi a Parigi e che l’Italia farà la sua parte, ma questo non basta. Se davvero vogliamo limitare l’aumento di temperatura entro i 2 gradi centigradi, o ancor meglio sotto la soglia degli 1,5 gradi, occorre fare molto di più. E l’Italia deve dare l’esempio, non limitandosi a fare i compiti a casa ma facendo pressione su chi non sembra prendere sul serio i cambiamenti climatici”.
Proprio in occasione dell’apertura del secondo e ultimo giorno di lavori al G7 energia, alcuni attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Roma consegnando ai ministri delle sette potenze mondiali un gigantesco termometro, simbolo della temperatura del Pianeta che continua a salire. Ricevuti dalla presidenza italiana del summit, i militanti ambientalisti hanno ribadito la necessità di “isolare le posizioni negazioniste e anti-scientifiche della nuova amministrazione di Donald Trump”.
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