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George Ivanovitch Gurdjieff, la quarta via
Risvegliare l’uomo dal suo sonno e renderlo attivo partecipe dell’esistenza: questo è l’obiettivo della quarta via di George Ivanovitch Gurdjieff
La storia di George Ivanovitch Gurdjieff
Nato nel Caucaso intorno al 1866 da un’antica famiglia greca emigrata dalle colonie dell’Asia Minore, compì studi di medicina e di teologia. Tuttavia, l’insoddisfazione che provava per i limiti della sua educazione lo condusse a cercare altrove e per proprio conto. Con un gruppo di “cercatori della verità” viaggiò per molti anni attraverso l’Africa, l’Asia e l’Estremo Oriente.
Nel 1922 fondò l’Istituto per lo Sviluppo Armonioso dell’Uomo al Castello del Prieuré di Fontaineblue, nei pressi di Parigi. Qui organizzò una vera e propria comunità indipendente con pascoli, coltivazioni, svariate attività lavorative e speciali classi di esercizi per la “trasformazione delle energie”, attraverso i famosi “movimenti” tratti da danze sacre.
Durante la Seconda Guerra Mondiale continuò a insegnare, anche se con gravi difficoltà. Nel 1948 decise di riprendere l’attività più estesamente, ma morì l’anno seguente.
La quarta via di George Ivanovitch Gurdjieff
Secondo Gurdjieff, l’educazione dell’uomo è incompleta: fisico, cuore e mente sono male educati e slegati tra loro. La vita trascorre in una sorta di sonno ipnotico che rende l’uomo inconsapevole perfino nel cosiddetto stato di veglia, non solo lasciando irrealizzate le proprie possibilità latenti, ma portando l’intera storia dell’umanità a tragici traguardi di meccanica distruttività.
Le “vie” tradizionali per lo sviluppo umano risultano a Gurdjeff troppo lunghe e inadatte alla vita dell’uomo occidentale, e quella che lui propone è una Quarta Via, rispetto a quelle già conosciute, che vengono classificate così:
- La prima, è la “Via del Fachiro”. Consiste nell’acquisizione della volontà e nella trasformazione delle energie sulla base di intensi sacrifici fisici.
- La seconda, è la “Via del Monaco”. E’ incentrata sulle sofferenze emozionali tipiche della vita di clausura.
- La terza, è la “Via dello Yogi”. Ha il suo centro di gravità nello sviluppo di una “supercoscienza” attraverso tecniche mentali.
- La Quarta Via, è un lavoro integrato sulla totalità dell’uomo. Un lavoro che permette al comune cittadino occidentale di “vivere nel mondo ma non essere del mondo”, di continuare la propria vita quotidiana servendosene per risvegliare la coscienza alla chiamata di istanze più profonde e reali.
Le funzioni da sviluppare sono quelle che costituiscono la spinta all’azione nell’uomo: la volontà, la capacità di agire di propria iniziativa e di non lasciarsi trasportare dalle condizioni esterne della vita; l’essere, inteso come quel “qualcosa” che può anche continuare a vivere dopo la morte del corpo fisico, a condizione che durante l’esistenza terrena si sia presi cura del “ricordo di se stessi”.
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