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Il mensile di informazione consumerista Test-Salvagente ha tracciato per la prima volta in Italia i residui di glifosato nel cibo italiano. E nell’acqua che beviamo. Ecco com’è andata.
L’erbicida più controverso del momento, il più utilizzato nei campi agricoli del mondo, quello che è stato rinvenuto in alte concentrazione in 14 marche di birra tedesche e nelle urine stesse dei cittadini, così come, dall’altra parte del mondo, nel latte materno delle donne statunitensi, sta contaminando anche i cibi italiani.
Il Test-Salvagente ha effettuato le prime analisi nel nostro Paese su 100 alimenti a base di cereali (e sull’acqua potabile), scoprendo che tracce di glifosato sono presenti nella pasta e in altri prodotti come fette biscottate e corn flakes. La rivista ne parla come di “una roulette russa che difficilmente può assicurare aziende e consumatori”. Perché i lotti di una stessa marca non sono tutti uguali: ce ne sono alcuni in cui l’erbicida è stato rilevato e altri in cui non è presente. Idem per l’acqua di rubinetto: prelievi effettuati a poca distanza tra loro possono contenerne o esserne privi.
L’analisi sull’acqua si è svolta controllando 26 campioni provenienti da diverse città italiane. In due casi, a Brusnengo, in provincia di Biella, e a Campo Galliano, in provincia di Modena, è stato trovato Ampa in concentrazioni superiori ai limiti di legge. L’Ampa è un derivato del glifosato che con l’erbicida condivide tossicità ed effetti a lungo termine sulla salute umana. Eppure, scrive il mensile “nessuna Regione italiana analizza la presenza di glifosato e del suo metabolita Ampa nelle acque potabili, nonostante le raccomandazioni comunitarie”.
I residui riscontrati nei prodotti a base di cereali sono sempre stati inferiori ai limiti di legge, ma testimoniano una contaminazione molto diffusa del glifosato nel cibo e poco evitabile dai consumatori di prodotti da agricoltura convenzionale. Per quanto riguarda i corn flakes, è stato rintracciato il glifosato nei Kellogg’s All brain plus bastoncini, con 0,140 mg/Kg di glifosato. Presente anche nelle fette integrali Gentilini (0,130 mg/Kg), nelle farine magiche Manitoba La Conte (0,023 mg/Kg) e nella farina d’America Manitoba Molino Spadoni (0,098 mg/Kg). Per quanto riguarda la pasta, tracce di glifosato sono state trovate negli spaghetti Colavita (0,019 mg/Kg), negli spaghetti del Verde (0,083 mg/Kg), nelle penne ziti rigate Divella (0,033 mg/Kg), negli spaghetti Divella (0,038 mg/Kg), nella Mafalda corta Garofalo (0,043 mg/Kg), negli spaghetti Italiamo Lidl (0,070 mg/Kg), nelle farfalle rigate La Molisana (0,160 mg/Kg) e negli spaghetti La Molisana (0,056 mg/Kg).
Uno stop all’utilizzo dell’erbicida, classificato probabile cancerogeno dallo Iarc e assolto invece dall’Efsa, poteva essere dato pochi giorni fa a livello europeo, ma così non è stato. Lo scorso 13 aprile, infatti, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di approvare l’autorizzazione all’uso del diserbante per altri 7 anni, al posto dei 15 inizialmente previsti, scontentando i consumatori e l’intera coalizione Stop Glifosato. “Le anticipazioni sulle intenzioni della Commissione Ue non vanno nella direzione degli interessi dei cittadini. Continueremo la nostra battaglia e chiediamo alle Regioni di togliere il glifosato dai disciplinari di produzione che ottengono finanziamenti Psr”, ha dichiarato Mariagrazia Mammuccini, portavoce della coalizione formata da 38 realtà italiane (tra cui LifeGate) impegnate per vietare l’uso della sostanza.
Ma cosa succederebbe se oltre ai prodotti a base di cereali, venissero analizzati tutti gli alimenti presenti sulle tavole degli italiani? Il vino ad esempio. A breve, su LifeGate, una video inchiesta esclusiva sul glifosato in vigna, a cura del fotografo Massimo Colombo.
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