
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Mentre i lavori sono ancora in fase preliminare, sono già stati rivisti al rialzo i costi dei due reattori nucleari Epr di Hinkley Point, nel Regno Unito.
I reattori Epr della francese Edf continuano ad accumulare ritardi e a vedere i costi salire alle stelle. Come già accaduto ad Olkiluoto, in Finlandia, e a Flamanville, sulle sponde della Manica, il cantiere inglese di Hinkley Point ha registrato all’inizio del mese di luglio il primo rincaro ufficiale. Benché i lavori in terra britannica siano ancora solamente alla fase preparatoria, il colosso transalpino ha già dovuto rivedere i conti: “Il costo del progetto – ha reso noto in un comunicato – è ormai stimato a 19,6 miliardi di sterline (22,3 miliardi di euro, ndr), in aumento di 1,5 miliardi (1,8 miliardi di euro) rispetto alle valutazioni precedenti”.
Poche ore più tard il presidente della divisione britannica di Edf, Vincent de Rivaz, ha confermato le cifre parlando di un rincaro dell’8 per cento rispetto al preventivo iniziale. E a pagare saranno in buona parte i cittadini francesi, dal momento che Edf – il cui 83,1 per cento del capitale è diproprietà dello stato – dovrà far fronte al 66,5 per cento della cifra; il resto verrà sborsato dal partner China General Nuclear Power Corporation, che partecipa al progetto con il 33,5 per cento del capitale.
Una situazione che, secondo quanto riferito dalla testata Le Point, inquieta fortemente il ministro dell’Economia di Parigi Bruno Le Maire, “il quale ha immediatamente ordinato all’amministratore delegato di Edf Jean-Bernard Lévy di preparare un piano d’azione per assicurare che i costi del cantiere rimangano sotto controllo”. Il governo ha chiesto inoltre di conoscere “le cause precise di questa revisione al rialzo”.
Quest’ultima, secondo l’azienda francese, si spiegherebbe in buona parte con le modifiche che sono state apportate ai progetti dei reattori su richiesta dall’autorità britannica per la sicurezza nucleare. Ma a far salire i conti sono stati anche i contratti con i fornitori, sottoscritti solo negli ultimi tempi dal momento che la decisione finale sull’investimento è stata votata solamente nel settembre del 2016, con un anno di ritardo rispetto al calendario iniziale.
The controversial project to build nuclear power plant at #hinkleypoint hit by 15 month delay and extra £1.5bn bill https://t.co/NWvS3ohF4e pic.twitter.com/d0bmKg4VF9
— AFP news agency (@AFP) 3 luglio 2017
Intanto, vacillano anche le previsioni per l’entrata in servizio dei due reattori: se inizialmente si era ipotizzato un avvio alla fine del 2025, ora si immaginano rispettivamente quindici e nove mesi di tempo in più. Una storia che si ripete: basti pensare che ad Olkiluoto il cantiere dell’Epr ha accumulato nove anni di ritardo. Con perdite finanziarie che superano ormai il prezzo di vendita dell’impianto.
It’s not safe, it’s not clean & it’s certainly not cheap. Another £1.5 BILLION added to Hinkley estimate. Scrap it. https://t.co/pRpsxFRSvh
— Green Party (@TheGreenParty) 3 luglio 2017
La stampa transalpina adombra senza mezzi termini la possibilità che il progetto di Hinkley Point possa mettere in ginocchio Edf, già fortemente indebitata (37,4 miliardi di euro) e colpita dal calo dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità, nonché dall’abbassamento dei consumi. Sempre Edf dovrebbe provvedere a pagare i costosi lavori di rinnovo del parco nucleare francese, che consta di 58 reattori. Per questo i sindacati dei lavoratori avevano chiesto di bloccare il cantiere inglese , temendo conseguenze finanziarie disastrose. Un appello che, però, è rimasto inascoltato.
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