Mentre i lavori sono ancora in fase preliminare, sono già stati rivisti al rialzo i costi dei due reattori nucleari Epr di Hinkley Point, nel Regno Unito.
Il Regno Unito costruisce la centrale nucleare più costosa della storia, nel 2016
Londra ha approvato la costruzione della centrale nucleare più costosa della storia, quella di Hinkley point. Perché in ballo ci sono investimenti miliardari con la Cina.
Sarà costruita nel sudovest dell’Inghilterra (Regno Unito) la nuova centrale a energia nucleare di Hinkley point che il governo britannico ha approvato accogliendo il controverso piano di Électricité de France (Edf) e del suo partner cinese, la China general nuclear power corporation (Cgnpc). Saranno costruiti due reattori nucleari che, una volta in funzione, dovrebbero garantire il 7 per cento del fabbisogno energetico del Regno Unito. Un lavoro di costruzione che durerà 10 anni se verranno rispettati i tempi e che costerà 18 miliardi di sterline, circa 24 miliardi di dollari.
Qualche mese fa, la decisione era stata rimandata dallo stesso primo ministro britannico, Theresa May, che aveva deciso di prendersi il tempo necessario per rivedere il progetto approvato dal suo predecessore, David Cameron. L’ex primo ministro lo aveva promosso come uno dei modi più efficaci per ridurre le emissioni di CO2. Le preoccupazioni maggiori riguardavano la portata del finanziamento e se il coinvolgimento di un colosso cinese in una centrale nucleare in territorio patrio fosse o meno un rischio per la sicurezza.
Hinkley point, costi e sicurezza fanno preoccupare
Il progetto della nuova centrale prevede che i 18 miliardi di sterline (circa 21 miliardi di euro) necessari vengano finanziati per due terzi dalla francese Edf e per un terzo dalla cinese Cgnpc che ne firmerà anche la tecnologia. Al di là dei costi di costruzione, il conto per le casse pubbliche dovrà considerare anche quelli per gli incentivi: Londra garantirà a Edf di vendere l’energia prodotta dalla centrale a 92,5 sterline (circa 108 euro) a megawattora per i prossimi 35 anni, più del doppio dei prezzi correnti di mercato. Cosa che non convince molti osservatori che avrebbero preferito destinare la stessa spesa alle rinnovabili e al loro sviluppo. Già un anno fa, Bloomberg new energy finance aveva calcolato che il Regno Unito avrebbe potuto generare energia elettrica sei volte quella del reattore nucleare di Hinkley point se solo avesse investito gli stessi soldi nell’eolico.
Il progetto nucleare è di importanza strategica per la Cina. La Cgnpc intende avere una quota di minoranza anche in un reattore nucleare simile a Sizewell, oltre a una partecipazione di maggioranza in un altro, a Bradwell, in cui sarà utilizzata ancora tecnologia cinese. In una dichiarazione resa ai media, la Cgnpc ha detto di essere in grado di “fornire la capacità nucleare necessaria a Hinkley point, Sizewell e Bradwell” e che intende svolgere “un ruolo importante nel soddisfare i futuri bisogni energetici del Regno Unito”. Una presenza sempre più strategica nel mercato dell’energia britannica che ha suscitato qualche perplessità, tanto che alcune persone, come Nick Timothy, braccio destro di May, leggono come una possibilità data in mano al colosso statale cinese di “interrompere la produzione di energia britannica in qualsiasi momento”, mettendo in ginocchio l’intero paese.
Ma il governo britannico è andato avanti sostenendo che nell’accordo sono state inserite “nuove significative misure di salvaguardia” per assicurarsi che la Cina o altri investitori stranieri non possano avere partecipazioni nelle centrali nucleari britanniche senza l’approvazione del governo.
I rapporti nucleari con Francia e Cina
L’approvazione del progetto dà ulteriore vigore ai rapporti del Regno Unito con Francia e Cina. Se il primo ministro britannico e il presidente francese François Hollande hanno accolto l’accordo come dimostrazione dell’eccellente cooperazione franco-britannica in campo industriale ed energetico, il via libera definitivo alla nuova centrale nucleare inglese racconta soprattutto dei ritrovati rapporti tra Pechino e Londra.
Qualche mese fa, la decisione di rivedere il progetto da parte del premier May aveva provocato ampie proteste sui media di stato cinesi e addirittura una lettera aperta dell’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, sulle pagine del quotidiano Financial Times in cui definiva il momento “cruciale” per i rapporti tra i due stati e concludeva con la speranza che “la Gran Bretagna continuasse a tenere le porte aperte alla Cina”. Di fatto, l’approvazione di Hinkley point conferma al presidente cinese Xi Jinping la volontà del governo britannico di rispettare gli interessi cinesi nel paese e mantiene il ruolo cardine della capitale londinese nella strategia di internazionalizzazione. In cambio Londra potrà contare sugli investimenti miliardari promessi.
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