Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
È tedesco il primo giro d’Italia in elettrico
Il progetto era ambizioso: attraversare l’Italia in largo e in lungo a bordo di un’auto elettrica. Ma come, dirà qualcuno? Si fa fatica a immaginare di usare un’auto elettrica per il casa-ufficio, figuriamoci farci il giro dello Stivale. Beh, diciamo che il primo giro d’Italia in elettrico dimostra che, seppur con qualche accortezza, la mobilità sostenibile comincia
Il progetto era ambizioso: attraversare l’Italia in largo e in lungo a bordo di un’auto elettrica. Ma come, dirà qualcuno? Si fa fatica a immaginare di usare un’auto elettrica per il casa-ufficio, figuriamoci farci il giro dello Stivale. Beh, diciamo che il primo giro d’Italia in elettrico dimostra che, seppur con qualche accortezza, la mobilità sostenibile comincia a prendere una parvenza di realtà. Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Modena, Piacenza, Milano, Torino, Bari, Matera le tappe… E da qui il viaggio è continuato per tutto il mese di novembre e di dicembre, passando per Genova, per poi puntare verso Est, in direzione di quella Bolzano che fra idrogeno ed elettrico rappresenta la parte d’Italia più vicina al sogno: la mobilità 2.0, sostenibile, connessa, virtuosa insomma.
Un viaggio a bordo di Classe B Electric Drive, l’elettrica secondo Mercedes: 200 km di autonomia abbastanza realistici, un abitacolo senza rinunce e le sembianze di una Classe B qualunque, “perché per noi un’elettrica deve avere l’aspetto di un’auto “normale”, come ribadiscono spesso in Mercedes.
Un viaggio che con l’etichetta social di #IoSonoElettrica e di #eTour ha portato un po’ di sana informazione sulla mobilità sostenibile in un Paese dove la voglia di elettrico ci sarebbe anche, ma dove di auto a batterie se ne vendono meno di mille l’anno e dove infrastrutture e Governo latitano. Ma ce ne fossero di iniziative come queste… Con #IoSonoElettrica, si è appena concluso un giro d’Italia più unico che raro perché fatto con un’auto elettrica. Un giro che ha attraversato 18 città, percorrendo oltre 17.000 km, “per dimostrare che la tecnologia è ormai matura e si può finalmente creare una vera cultura della mobilità elettrica”, dicono in Mercedes.
Ogni città toccata un’occasione buona per incontrare tanti italiani, appassionati, istituzioni e addetti ai lavori. Ultima tappa? La settimana scorsa a Milano, nella sede di LifeGate, per festeggiare la fine del tour, per parlare di sostenibilità, dell’importante eredità di Expo in Italia, del progetto Impatto Zero®, a cui il Tour ha aderito compensando così i 7.538 kg di CO2 generati e contribuendo alla tutela di oltre 15.000 mq del Parco del Ticino. Questo mini-convoglio di Classe B elettriche, a bordo del quale, a volte solo simbolicamente, a volte fisicamente, sono saliti molti portatori sani di sostenibilità, ha dimostrato che l’elettrico è un viaggio “possibile”, basta avere qualche “piccola”, virtuosa, accortezza… Come salvaguardare l’autonomia viaggiando a non più di 100 km/h, specie in autostrada, dove rimanere per strada senza nemmeno una colonnina a cui attaccarsi è un attimo; Enel ci sta lavorando e a breve dovremmo vedere sulla A1 tra Milano e Roma e sulla A4 tra Torino e Venezia colonnine di ricarica elettrica veloce ogni 60-70 km, speriamo…
Anche a questo è servito il tour. A far riflettere. A incontrare quei sindaci che alla mobilità elettrica dovrebbero spalancare le porte, non fosse altro per sopperire a un trasporto pubblico lontano anni luce dall’offrire una seria alternativa al trasporto individuale. E infatti a Torino il tour ci è andato apposta, in occasione del Congresso nazionale dell’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. “Bisogna fare sistema”, ha detto bene Roland Schell, presidente di Mercedes-Benz in Italia. Già, vallo a dire alle istituzioni, ai cosiddetti stakeholders, pronti sulla carta a costruire insieme una reale cultura della mobilità elettrica ma che poi non riescono nemmeno a mettersi d’accordo su un unico sistema di ricarica che eviti a chi compra un’auto elettrica l’onere di avere in tasca più tessere di ricarica che soldi. Eppure c’è chi vede più avanti degli altri. Dario Nardella, che nella sua Firenze vuole tagliare del 20 per cento le emissioni entro il 2020. Altri primi cittadini fanno il tifo per un’Italia “elettrizzante”; Piero Fassino, sindaco di Torino, Enzo Bianco, primo cittadino di Catania. A Milano Pier Pierfrancesco Maran, il giovane assessore all’ambiente, è alle prese con una città che di sostenibilità parla tanto (ma che fa ancora pochino).
Anche a questo è servito #IoSonoElettrica, a risvegliare gli animi sul tema mobilità, a far provare un’elettrica alla gente, in modo che possa superare quei timori (prezzo, autonomia, ricarica) che sempre meno a ragione frenano la diffusione di auto come la Classe B elettrica. Il tour è stato anche il momento delle dichiarazioni, qualcuna fin troppo coraggiosa: “Oggi più che mai la mobilità elettrica non è più una prospettiva futuribile, bensì una realtà concreta, pronta ad entrare nella vita quotidiana dei cittadini (Ludovico Fois, ACI). Un’ACI che durante il tour ha presentato il protocollo per la guida sicura ed ecologica, destinato da una parte a valutare l’efficienza di un’auto elettrica, dall’altra a fornire delle linee guida per un utilizzo più efficiente e consapevole dell’auto. Nasceranno anche nuovi corsi di guida “sicura ed ecologica”. L’esperienza #IoSonoElettrica si è appena conclusa: il piccolo (ma virtuoso) convoglio di Classe B elettriche ha colto nel segno. Chissà, magari la prossima volta passerà anche dalle scuole, sono lì gli automobilisti di domani, quella generazione Y a cui i costruttori di auto del mondo guardano preoccupati.
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