In Europa la transizione energetica è vicina, grazie a un mix di eolico e solare, ma infrastrutture e burocrazia rischiano di rallentarla
Il solare è strategico, lo sceglie anche la Marina militare americana
Un impianto solare nel deserto dell’Arizona darà energia a 14 basi navali americane. Il governo Usa vuole ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
Perfino la Marina militare americana ha deciso di investire sul solare perché è una fonte energetica sicura. E gli americani lo sanno, la sicurezza energetica è una priorità. Secondo il Belfer Center for Science and International Affairs at Harvard Kennedy School, dagli anni Settanta a oggi il 25-50% delle guerre sono per il controllo delle fonti energetiche: Iraq, Kuwait, Siria, Nigeria, Sud Sudan, Ucraina.
E così il governo degli Stati Uniti ha completato l’installazione di un enorme impianto a energia solare nel deserto dell’Arizona, contea di Maricopa per ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili. La nuova centrale, Mesquite Solar 3, ha una potenza di 150 megawatt e fornirà un terzo del fabbisogno necessario ad alimentare 14 basi navali americane presenti in California, tra cui i centri di San Diego e quelli dei Marines di Twentynine Palms e Camp Pendleton.
L’energia solare, un investimento sicuro
Con il nuovo impianto, la Marina americana acquisterà energia solare a un prezzo fisso per 25 anni direttamente dall’impianto fotovoltaico, di proprietà della Sempra Energy, risparmiando circa 90 milioni di dollari. Ma la centrale fotovoltaica permetterà anche di evitare l’emissione di 190mila tonnellate di gas serra ogni anno, equivalenti alle emissioni di 33mila automobili.
Un investimento con un ritorno certo dunque, sia in termini economici sia ambientali, e non soggetto alle fluttuazioni dei mercati come ha sottolineato Dennis McGinn, sottosegretario dell’ufficio per l’Energia e l’ambiente della Marina, parlando alla cerimonia di inaugurazione dell’impianto: “Per me, l’essenza dell’energia solare è che hai la sicurezza che il prezzo del carburante sarà lo stesso per i prossimi 25 anni o più. È un investimento prevedibile, assicura una certa stabilità ai nostri piani in termini di controllo finanziario e in termini energetici, ed è parte della diversificazione del nostro portfolio energetico”.
Il piano americano per sostenere il solare
Anche il dipartimento per l’Energia ha fortemente sostenuto la crescita del solare nel paese. Nel 2010 gli Stati Uniti non possedevano un solo impianto solare su larga scala. Ma, grazie ai 4,6 miliardi di dollari di prestiti immessi nel settore dal Dipartimento, si è arrivati all’installazione di cinque grandi impianti, in grado di generare 1,5 gigawatt di capacità elettrica. Uno dei primi è stato il Mesquite 1, una centrale solare da 170 megawatt, il “papà” di Mesquite 3. Ora che il programma federale si conclude, negli Stati Uniti ci sono 45 progetti su larga scala in più che aggiungono altri 8 gigawatt circa di capacità al Paese, in particolare nel sud-ovest ma anche in stati come il Minnesota o la Georgia.
Secondo Ernest Moniz, segretario del dipartimento per l’Energia, gli interventi del suo ufficio hanno creato un circolo virtuoso, fatto di distribuzione e innovazione che, combinate insieme, hanno stimolato l’abbatimento dei costi della tecnologia
Il boom del fotovoltaico in America
Il programma di interventi sul solare non ha riguardato solo gli impianti su larga scala ma anche operazioni di medie o micro dimensioni, come ad esempio quelli di New York che, con 8mila impianti attivi in tutta la città, ha quadruplicato la sua capacità solare rispetto al 2013.
E così, secondo la Solar Energy Industries Association, gli Stati Uniti si ritrovano con 31,6 gigawatt di capacità fotovoltaica solare installata: una quantità sufficiente a fornire abbastanza elettricità a 6,2 milioni di case, nonostante ancora solo l’1 per cento circa della capacità totale di energia elettrica del paese derivi dal fotovoltaico.
Ma la strada del solare negli Stati Uniti è ormai segnata, tanto più ora che alimenterà anche le attività della Marina, rafforzando un’idea sempre più diffusa in America: se il cambiamento climatico è una minaccia per la sicurezza nazionale, l’energia pulita è una parte della risposta.
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