Mancano 3.700 GW per centrare l’obiettivo di triplicare le rinnovabili, secondo Ember. Ma ora c’è chi teme un rallentamento della crescita solare dopo anni.
Il miliardario giapponese che vuole costruire 20 GW di fotovoltaico in India
È il fondatore della Softbank a voler investire nelle rinnovabili in India. Il Paese passerà dagli attuali 4 GW a 100 nei prossimo anni.
È iniziata la rivoluzione energetica, anche dall’altro capo del mondo, precisamente in India. Dopo il progetto che prevede di dotare gli edifici pubblici e le ferrovie indiane di 1 GW di fotovoltaico e di illuminazione a Led, grazie al supporto dell’organizzazione no profit The Climate Group, ora il governo guidato da Narendra Modi punta in alto: le prossime decadi vedranno la potenza fotovoltaica crescere, dagli attuali 4,1 GW a 100 GW.
Questo per garantire l’accesso all’elettricità in un Paese che ancora oggi soffre la mancanza di energia in molte aree rurali e in quelle cittadine più povere e per tagliare su emissioni e inquinamento. Per fare ciò un Paese come l’India ha però bisogno di investitori.
La risposta arriva dal Giappone, dove il miliardario Masayoshi Son, fondatore e amministratore delegato della Softbank multinazionale che opera nel mondo delle telecomunicazione, ha dichiarato poco tempo fa di voler investire circa 17 miliardi di euro per installare fino a 20 gigawatt di fotovoltaico. Come riporta Bloomberg, Son ha dichiarato che: “Il doppio di energia solare, alla metà dei costi. Per questo ha senso realizzare una rete di produzione di energia solare su larga scala”. L’India infatti ha il doppio dell’irraggiamento solare dell’arcipelago giapponese.
La sfida è quella di riuscire a trovare i circa 90 miliardi di euro necessari per pagare la riconversione energetica dell’India, dal carbone alle rinnovabili. “La questione è se gli investitori giapponesi sapranno mettersi a proprio agio con il mercato indiano”, ha spiegato Vandana Gombar di Bloomberg New Energy Finance a Nuova Delhi. “ Se gli investimenti di Son dovessero avere successo, sarebbero già un enorme contributo alla inversione di rotta indiana.
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