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Oceania, il nuovo film della Disney è un inno alla natura
Arriva al cinema Oceania, nuovo film d’animazione Disney, ambientato nelle meravigliose isole della Polinesia e con protagonista una giovanissima eroina con una grande missione
Un’avventura emozionante, un tuffo mozzafiato negli scenari naturali della Polinesia, un viaggio alla scoperta del mondo e della propria identità: è un concentrato di bellezza e di grandi spunti narrativi Oceania, Moana nell’originale inglese, il nuovo film targato Walt Disney Animation Studios al cinema dal 22 dicembre.
La natura prende vita
Ambientato nell’antica Polinesia 2mila anni fa il film ha per protagonista Vaiana, figlia sedicenne del capo villaggio di Motu Nui, una meravigliosa isola del Pacifico minacciata da un’oscura e terribile maledizione che colpisce i frutti e il pesce che da sempre l’alimentano. Le leggende e i miti popolari attribuiscono la colpa a Maui, semidio del vento e del mare che ha rubato il cuore a Te Fiti, madre di tutte le isole, per donare agli uomini il suo preziosissimo potere: quello di “creare la vita”.
Incoraggiata da nonna Tala, la “matta del villaggio” nonché depositaria delle tradizioni del suo popolo, Vaiana decide di intraprende una grande e coraggiosa missione: partire contro la volontà paterna (a nessuno infatti è permesso superare la barriera corallina) per affrontare l’oceano, trovare Maui e restituire il cuore a Te Fiti, ristabilendo così l’ordine delle cose e salvare il mondo.
Il viaggio sarà pieno di percoli, ma anche di scoperte affascinanti e Vaiana avrà sempre dalla sua l’aiuto dell’oceano che l’accompagnerà nell’impresa, prendendo letteralmente vita. Proprio il rapporto profondo della protagonista con il mare e la sua personificazione è uno degli aspetti più coinvolgenti del film. È l’oceano a scegliere Vaiana fin da piccola, riconoscendo in lei la capacità di ascoltare e rispettare la natura, trattandola come un essere vivente e un’amica da difendere.
Per queste ragioni la storia di Oceania si presta a una lettura ambientalista, in cui l’umanità viene punita per il suo atteggiamento prepotente e irrispettoso nei confronti della natura. Rubarle il “cuore” può essere inteso come una metafora dello sfruttamento predatorio delle sue risorse. Un atteggiamento che stravolge l’intero equilibrio del creato, mettendo le persone a confronto con la propria dipendenza dalla natura.
Antiche tradizioni in una storia moderna
L’idea per questo film arriva dalle storie degli antichi esploratori polinesiani. Per secoli l’oceano Pacifico è stato solcato dai più grandi marinai, alla scoperta delle numerose isole dell’Oceania, ma circa 3mila anni fa questi viaggi cessarono per circa un millennio. I motivi rimangono ancora avvolti dal mistero. Spinti dalla curiosità, i produttori e i registi del film Ron Clements e John Musker (La Sirenetta, Aladdin, La principessa e il ranocchio), hanno voluto studiare le tradizioni di questi popoli, trascorrendo molto tempo insieme alle comunità locali. “La navigazione è una componente importantissima nelle culture del Pacifico”, spiega Musker, “gli antichi polinesiani si orientavano in mare aperto e scoprivano nuove isole senza l’ausilio di strumentazioni moderne, grazie alla loro conoscenza della natura, delle stelle, delle onde e delle correnti”.
Tra le teorie che spiegano perché questi esperti navigatori smisero di esplorare i mari c’è anche la leggenda del semidio Maui, che conta numerose versioni, ognuna tramandata da secoli. Affascinati da questo i creatori di Oceania hanno voluto dare vita a una storia moderna, ma fedele alla cultura tradizionale polinesiana.
Il risultato è un grandioso inno alla natura e una storia attualissima con una protagonista dal grande carisma e un tema universale: la ricerca della propria identità. “L’idea di un’adolescente che sogna di diventare una navigatrice ci sembrava davvero interessantissima”, afferma Musker. “Il tema dell’esplorazione era perfetto per raccontare la storia di una giovane ragazza che trova la propria identità e prende controllo del proprio destino”.
Un tuffo nello schermo
Uno degli aspetti più riusciti del film è la resa visiva raggiunta dall’animazione in computer grafica. La bellezza dei paesaggi, della natura e l’espressività dei personaggi sono travolgenti e persino “scultorei”, come li definisce il regista Musker, che però specifica come l’intenzione non fosse quella di dare al film un aspetto fotorealistico: “Abbiamo sviluppato una versione leggermente caricaturale delle isole del Pacifico. Abbiamo reso i colori, che già sono molto ricchi, leggermente più intensi”.
Grande attenzione è stata data alla vegetazione, facendo comparire più di 60 specie di piante e avvalendosi della consulenza di esperti per inserire solo fiori e frutti realmente esistiti all’epoca in cui il film è ambientato. Protagonista assoluta del film però è l’acqua dell’oceano, realizzata con nuove tecnologie che hanno permesso di replicare i suoi tipici riflessi. Tanto incredibile da far venire davvero voglia di tuffarsi nello schermo.
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