Onorate l’agnello, senza mangiarlo

I rituali hanno la funzione di mantenere vivi messaggi che sono rappresentati da simboli. L’agnello simboleggia la mitezza e lo spirito gregario.

L’agnello è da sempre considerato un animale mite e dallo
spirito gregario, opposto al suo grande nemico il lupo, considerato
invece animale solitario, aggressivo e dallo spirito libero. Si
racconta che quando un agnello si trova di fronte a un lupo, e non
può fuggire, abbassa la testa in segno di sottomissione, per
suscitare in lui pietà e, forse, non essere mangiato.

Le buone qualità dell’agnello lo hanno reso icona, simbolo
sacrificale, protagonista di eventi biblici. Nella Pasqua
tradizionale ebraica l’agnello ricorda la salvezza dei primogeniti,
risparmiati dall’ultima piaga inflitta a chi li teneva schiavi in
Egitto, nella Pasqua cristiana è il simbolo della passione
di Cristo e del suo sacrificio.
Pur mantenendo saldo il suo valore spirituale come icona di
liberazione, oggi non è più necessario arrivare alla
Pasqua mantenendo la tradizione del sacrificio di un animale.

Risparmiare la vita di un agnello è segno di
sensibilità e attenzione per un essere vivente che non
può difendersi, e non può gridare al mondo la sua
disapprovazione. Per esempio in un mattatoio, l’agnello si trova di
fronte non al lupo, ma a mezzi moderni che causano la sua morte.
Abbassare la testa, come nel caso del lupo, non gli garantisce vita
e, se anche dovesse comprendere l’alta finalità di pace e
liberazione che gli viene attribuita, la sua testa si abbasserebbe
comunque per chiedere vita e non morte.

Se potesse parlare, ci suggerirebbe di seguire lo stesso esempio
della colomba: la usiamo come icona pasquale senza arrivare a
ucciderla per commemorare un giorno importante. E’ legge di natura
nutrirsi e mangiare bene, il gusto alimentare induce a piatti
prelibati, sono gioie della vita a cui non si rinuncia, ma fa parte
della sensibilità ed emancipazione dell’anima della specie
umana salvaguardare il valore storico religioso dell’agnello come
simbolo spirituale e salvarlo dall’usanza di mangiarlo come cibo
pasquale.

Essere vegetariani è scelta personale e non è
necessario, ancora, rinunciare all’abitudine di mangiare carne,
legata a una legge di natura e al gusto alimentare contemporaneo.
Ma i riti sacrificali sono un’altra cosa, sono violenti, si
accaniscono periodicamente, in modo eccessivamente consumistico, su
categorie animali, come l’agnello e il capretto a Pasqua, il
cappone a Natale, lo zampone, il cotechino e il capitone a
Capodanno. La colomba, per sua fortuna ne esce illesa, si mantiene
simbolo attraverso un dolce. Un’idea da prendere in considerazione
anche per gli altri!

L’evoluzione delle usanze, e con esse le icone o simboli relativi a
ricorrenze che sono importanti da ricordare, non hanno più
bisogno di culminare nell’uccisione di altri esseri viventi per
onorare un rito sacrificale il cui messaggio simbolico è
ormai chiaro.

Gabriella Monzi

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