Le proteste delle mamme per l’allattamento al seno anche in pubblico
(Photo by Tim Clayton/Corbis via Getty Images)
Mentre in rete c’è chi si chiede se i brelfie, cioè i selfie delle neomamme che si fotografano mentre allattano, siano da considerarsi una moda o un comportamento esibizionista, c’è chi li ha adottati come arma per sensibilizzare le persone sull’allattamento al seno, una pratica naturale da sempre ostacolata soprattutto quando ci si trova in
(Photo by Tim Clayton/Corbis via Getty Images)
Mentre in rete c’è chi si chiede se i brelfie, cioè i selfie delle neomamme che si fotografano mentre allattano, siano da considerarsi una moda o un comportamento esibizionista, c’è chi li ha adottati come arma per sensibilizzare le persone sull’allattamento al seno, una pratica naturale da sempre ostacolata soprattutto quando ci si trova in pubblico. È quello che è successo ad esempio in Argentina dove un gruppo di madri ha inscenato un “mamaton”, ovvero un allattamento collettivo in pubblico davanti alla sede dell’assemblea legislativa (il parlamento), dopo che, a inizio agosto, una segretaria del Partido acción ciudadana (Pac) è stata licenziata per aver chiesto giorni extra di maternità da dedicare proprio all’allattamento.
Le Nazioni unite si schierano
Non è il primo caso in Argentina: pochi giorni prima due poliziotti avevano impedito a una donna di allattare il proprio figlio di nove mesi in un parco pubblico. La notizia, dopo aver fatto il giro del Paese, ha spinto diverse donne a scendere in strada per allattare i propri figli en plein air. A sua volta la protesta, diventata virale sui social con l’hashtag #Piquetetazo, ha spinto il governo a schierarsi dalla parte delle madri e a realizzare, per mezzo del Ministero della Salute, una campagna di sostegno e promozione dell’allattamento al seno. Le attività del governo sono coincise con la Settimana mondiale dell’allattamento materno, una campagna che dall’1 al 7 agosto ha coinvolto 170 Paesi di tutto il mondo e durante la quale si sono moltiplicate manifestazioni di allattamento in pubblico, come in Colombia e in Costa Rica. Persino alcune giornaliste argentine hanno allattato i propri figli in diretta tv durante il tg nazionale.
Di recente è arrivato anche il parere delle Nazioni unite che si sono espresse a favore dell’allattamento durante un incontro organizzato a Ginevra a cui erano presenti l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). L’Unicef ne ha approfittato per ricordare come ancora oggi 77 milioni di bambini, circa il 50 per cento dei nuovi nati, non vengano alimentati al seno privandoli così di sostanze nutritive e anticorpi essenziali, incrementando per contro il rischio di contrarre malattie. Eppure in molte parti del mondo è vietato allattare in pubblico: non succede solo in Paesi considerati “arretrati” oppure in quei Paesi dove il culto religioso non lo permette. Ne è un esempio l’avanzatissima Danimarca, dove sta ai ristoratori decidere se permettere alle proprie clienti di allattare o meno, per tutelare gli altri clienti che potrebbero sentirsi disturbati. L’Inghilterra ha autorizzato l’allattamento in pubblico con un’apposita legge solo nel 2010. Negli Stati Uniti 45 stati su 50, tra cui California, Florida, Georgia, Illinois, New York, hanno varato una legge. Ciò nonostante non tutti si rallegrano nel vedere una donna farlo in pubblico: recentemente in Florida una madre ha abbandonato un cinema dopo essere stata invitata a coprirsi durante l’allattamento.
Come funziona in Italia
E veniamo all’Italia. A maggio è circolata la notizia di una mamma cacciata a male parole da un locale di Arma di Taggia, in provincia di Imperia, perché stava allattando il figlio. Anche in quell’occasione, come in Argentina, un gruppo di neomamme si sono radunate il giorno seguente per un sit-in davanti al locale al grido di “allattare è un diritto, non certo esibizionismo”. In Italia una legge specifica ancora non c’è e forse si pensa che non ce ne sia bisogno anche se la cronaca dimostra come l’argomento sia ancora tabù. Eppure l’Oms raccomanda l’allattamento al seno almeno per i primi sei mesi di vita, da integrare in seguito con la somministrazione di altri cibi fino ai due anni. L’Italia è lontana da questa prescrizione: a tre mesi dal parto, infatti, la percentuale di donne che allatta esclusivamente al seno è del 49,3 per cento e a sei mesi scende drasticamente al 6,5 per cento. Considerando questi dati, una campagna di comunicazione potrebbe essere utile per invertire la tendenza. Intanto Oms e Unicef incoraggiano le città a dotare i propri spazi pubblici di ambienti che mettano in condizione le madri di allattare ovunque esse si trovino.
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