Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Questo è l’anno del termostato Nest. È ora di riscaldare le case con Google
È tondo, intelligente e bello. È il termostato progettato da un team di lavoro distaccatosi da Apple che quattro anni fa lo ha messo sul mercato in America, ottenendo un successo clamoroso e cambiando per sempre le carte in tavola. Un oggetto triste diventa bello, utile e giocoso. Il termostato Nest è connesso a
È tondo, intelligente e bello. È il termostato progettato da un team di lavoro distaccatosi da Apple che quattro anni fa lo ha messo sul mercato in America, ottenendo un successo clamoroso e cambiando per sempre le carte in tavola. Un oggetto triste diventa bello, utile e giocoso.
Il termostato Nest è connesso a internet ed è auto-apprendente, ovvero legge le previsioni del tempo e capisce giorno dopo giorno i nostri movimenti in casa, così via via impara da solo, con una raffinatissima regolazione automatica, a ritmare in modo giusto accensione, spegnimento e temperatura della caldaia. Se si hanno aria condizionata e ventilatori da soffitto, pure. Fa tutto da sé, dopo l’impostazione iniziale. Non ha pulsantini né codici di programmazione astrusi, ma solo una soave ghiera metallica tonda.
Lo hanno ideato Tony Fadell and Matt Rogers che, via da Apple, hanno creato la loro startup nel 2010. Nel 2012 avevano 130 impiegati. Oltre che online il Nest si trovava negli Apple Store (fino a quest’anno, quand’è stato rimpiazzato dall’Ecobee che si comanda con Siri). Nel gennaio 2014 Google li acquista per 3,2 miliardi di dollari. Oggi l’azienda Nest Labs ha 1.200 impiegati, un centro di ingegneria a Seattle, ha lanciato dieci nuovi prodotti e l’11 dicembre 2015 ha aperto il suo primo megastore a Palo Alto, in California.
Il Nest è una rotellina in vetro e metallo che è anche uno splendido oggetto di design, che non fa vergognare di averlo alla parete o, se lo si preferisce, sul piccolo stand disegnato ad hoc per lui, un optional (alquanto costosetto ma stilosissimo) con cui lo si appoggia su un mobile.
A cinque anni di distanza dall’uscita in America, due in Inghilterra e giunto alla sua terza generazione, forse finalmente sta per giungere il momento per lo sbarco del Nest anche in Italia. E nella nostra casa.
Cosa dice la legge per gli incentivi al Nest
La Legge di Stabilità 2016 specifica che “le detrazioni fiscali si applicano anche alle spese sostenute per l’acquisto, l’installazione e la messa in opera di dispositivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti di riscaldamento o produzione di acqua calda o di climatizzazione delle unità abitative, volti ad aumentare la consapevolezza dei consumi energetici da parte degli utenti e a garantire un funzionamento efficiente degli impianti.” Quindi, nonostante l’uso non proprio pertinente del termine “multimediale”, si tratta di dispositivi smart per il controllo del riscaldamento – per cui vi dovrebbero rientrare non solo il Nest ma anche altri apparecchi come il Multiroom di Honeywell, Netatmo e soprattutto Tado, il più simile, già in italiano. Il Nest è però decisamente il più celebre.
Non sono ancora definite le modalità di fruizione dell’incentivo né quali saranno i modelli che verranno ritenuti idonei a ricevere il bonus, ma si sa che la detrazione è la stessa prevista per gli interventi di efficientamento energetico degli immobili, fissata al 65 per cento in dieci anni. Ciò significa che a fronte – ad esempio – di una spesa di 250 euro per l’acquisto di un termostato connesso di ultima generazione, ci ritornano 15 euro all’anno per 10 anni in minori tasse da pagare.
Dunque, oltre al fatto che, passati dieci anni, lo Stato avrà pagato il 65 per cento del costo del termostato, si devono aggiungere tutti i benefici economici, energetico-ambientali, in comfort e qualità della vita legati alla maggiore efficienza che si ottiene nei consumi domestici.
Come si collegherà il Nest e come funziona
Il Nest si collega alla caldaia mediante – come dicono i tecnici – un “contatto pulito“. La confezione d’acquisto contiene il display tondo che si collega all’HeatLink (quello bianco quadrato mostrato nella foto in alto), una sorta di trasformatore che prende l’elettricità dalla nostra rete elettrica e la dà al Nest, portata a 24 V. Dall’HeatLink partono poi i due cavi verso la caldaia. Ovviamente, non c’è bisogno né di sostituirla né di adattarla, la caldaia.
Al momento della prima accensione il Nest chiederà di eseguire la prima configurazione. Si fa tutto ruotando la bellissima ghiera metallica, e basta. Le lingue disponibili purtroppo finora sono solo inglese, francese e spagnolo, ma presto ci sarà anche l’italiano, si spera. Bisogna dirgli la stanza in cui si trova il termostato, il tipo di riscaldamento (a gas, elettrico, a caloriferi, a pavimento) e le credenziali wi-fi di casa. È attraverso internet che il termostato riceverà le previsioni meteo per regolare attivamente il riscaldamento, gli aggiornamenti software, tutto quel che gli diremo di fare dall’applicazione per smartphone, tablet e computer.
Da quel momento, il Nest comincerà ad imparare, a memorizzare da solo la nostra presenza in casa, le nostre abitudini giornaliere e settimanali, calibrando via via con maggiore precisione accensione, spegnimento e regolazioni finissime dell’impianto di riscaldamento. Naturalmente, potremo sempre alzare e abbassare a piacimento la temperatura. L’app ci darà tutti i dettagli sull’impiego della caldaia in casa così da farci venir voglia di ridurre ulteriormente i consumi.
Il colore di sfondo del display di Nest è arancione-rosso quando sta andando il riscaldamento, blu se vi si connette anche l’aria condizionata, altrimenti è nero con la scritta bianca.
La terza generazione ha una risoluzione di 480 x 480 pixel. Quando col suo sensore di presenza rileva attività nella stanza, il Nest può mostrare ora informazioni utili, tipo un orologio, digitale o analogico. Girando la ghiera, reimpostiamo la temperatura desiderata o la aggiustiamo. Ecco tutto ciò che ci è richiesto di fare.
I primi tentativi di installazione anche in Italia
Il Nest è arrivato sul mercato statunitense nel 2011, ma la versione compatibile per le reti elettriche europee è arrivata solo nell’aprile del 2014. Prima, oltre a diverse tensioni e prese di corrente, c’erano sigle diverse sui nomi dei contatti (W1 e RH al posto di C e NC) e la necessità di frapporre relé e trasformatori. Da allora, pur essendo possibile acquistare online un Nest, non si era sicurissimi del suo giusto funzionamento. Difatti i negozi online avvisano: “potrebbe non essere compatibile con tutti gli standard italiani”. Dovendolo acquistare, finché non esce la versione italiana, si deve optare per la versione “Uk” con adattatore a tre spine e sostituire il cavo britannico con una presa elettrica italiana con ingresso Usb come quella che si usa per caricare i telefonini. Però, non è solo questione di fili e corrente ma del fatto che, installandolo, bisogna comunicare al Nest il proprio codice postale in modo da fargli accedere alle previsioni del tempo della zona. Altrimenti, potrebbe leggere le previsioni del tempo degli Stati Uniti o del Regno Unito, sballate.
Secondo un produttore di un altro termostato intelligente, Tado (questo sì, già disponibile in Italia), “si risparmia fino al 31 per cento sui costi di riscaldamento. Per un appartamento di 150 metri quadri, il risparmio è pari a 1.000 euro all’anno”.
Dal 2011 ad oggi, nel mondo, i termostati Nest hanno fatto risparmiare ai loro utenti quattro miliardi di kWh, in totale. Insomma, vantaggi: unisce un grande risparmio economico, ecologico, energetico al puro edonismo del design e della domotica. Trasforma un oggetto triste in uno piacevole. È auto apprendente, fa tutto da solo, migliora giorno dopo giorno ma ci lascia il comando, così se vogliamo concederci lo sfizio di accendere dall’auto, poco prima di entrare in casa, il riscaldamento, con un tap si fa. Svantaggi: quanto ancora bisogna attendere per averlo in italiano?
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