Si celebra in tutto il mondo il rispetto per gli animali, diffondendo informazioni su uno stile di vita non basato sul loro sfruttamento.
Roberto Marchesini. Gli animali non vanno sfruttati ma coinvolti
Filosofo ed etologo di fama mondiale, Marchesini anticipa i mutamenti che avverranno nella nostra società, a partire dall’alimentazione e dal rapporto con le altre specie animali.
Quando uomo e animale si incontrano qualcosa si accende e ha luogo un dialogo e un’interazione che valica le barriere dell’apparente incomunicabilità tra specie differenti. Eppure la società in cui viviamo, caratterizzata dalla crescente urbanizzazione e dall’abbandono del mondo rurale e naturale, ha spezzato questo legame allontanando l’uomo dagli animali. Questo allontanamento ha lasciato un vuoto dentro di noi, abbiamo perso la capacità di conoscere la caleidoscopica diversità delle specie animali domestiche con cui l’uomo convive da sempre e abbiamo rinunciato al valore relazionale che ogni specie può offrire.
Attraverso i suoi studi prova a colmare questo vuoto Roberto Marchesini, considerato uno dei massimi esponenti mondiali della zooantropologia, disciplina che studia le relazioni che si instaurano tra uomo e animali da una prospettiva non antropocentrica. Marchesini, fondatore e direttore della Scuola di interazione uomo animale (Siua), nata con l’obiettivo di diffondere e applicare il metodo zooantropologico al fine di valorizzare il ruolo dell’animale nella relazione e nella società umana, è anche autore di numerosi saggi. L’ultimo libro, Etologia filosofica edito da Mimesis Edizioni, approfondisce ulteriormente il rapporto tra la nostra specie e le altre, arrivando a riconoscere una soggettività animale.
La visione utilitaristica degli animali sembra essere alla base di numerose diseguaglianze che si riflettono poi sulla società. Crede che ci sia una relazione tra la violenza esercitata sugli animali e quella inflitta alle altre persone?
Sono convinto che ci sia una relazione profonda, credo che una delle cause sia da ricercare nel processo di desensibilizzazione che si subisce fin da bambini. Sono diventato vegetariano negli anni Ottanta, studiando veterinaria ho frequentato allevamenti e macelli e ho visto cose che mi hanno fatto passare la voglia di mangiare la carne.
Un numero crescente di persone ha deciso di adottare una dieta vegetariana o vegana, sia per motivi etici ma anche ambientali. Cosa ne pensa del dibattito acceso tra vegani e onnivori?
Quando ci si oppone a tradizioni e abitudini radicate si ottiene uno scontro, è normale, ciononostante un cambiamento è necessario e inevitabile. Per questo la comunicazione assume un ruolo decisivo, è importante comprendere le reazioni degli interlocutori e sapersi esprimere nel modo appropriato.
Quale pensa che sia la strada da seguire per approfondire il rapporto con le altre specie animali?
Il mondo sta andando in una direzione relazionale. L’antropocentrismo è in declino, è ormai evidente che rappresenta una limitazione delle potenzialità umane. Siamo sempre più chiusi in noi stessi, il rapporto con le altre persone e gli animali è in crisi, diventa pertanto sempre più importante riscoprire il valore delle relazioni.
Come risponde a chi ritiene che, cessando di sfruttarli, alcuni animali domestici si estinguerebbero e chi lavora nel settore della zootecnia rimarrebbe senza lavoro?
Quando è stata scoperta l’elettricità nessuno ha pensato di vietarla perché altrimenti i fabbricanti di candele sarebbero rimasti senza lavoro. Credo che quella del lavoro sia una scusa, il lavoro è mutevole, non è fisso ed è in grado di adattarsi ai cambiamenti della società. Sicuramente ci saranno meno animali, perché non saranno più prodotti con questo ritmo forsennato, ma non si estingueranno. È soprattutto necessario passare dall’”utilizzo” degli animali al loro “coinvolgimento”. Le attività che coinvolgono gli animali senza sfruttarli possono essere tantissime, dalla pet teraphy alle attività ludiche e sportive.
Ritiene che l’alimentazione vegana possa contribuire a salvaguardare il pianeta?
L’alimentazione onnivora è ormai insostenibile. Non è possibile prevedere un futuro per un pianeta abitato da dieci miliardi di persone che si alimentano alla maniera occidentale, un cambiamento è necessario. La scelta vegana non è alimentare ma una scelta di vita e non rappresenta un ritorno alle origini, considerato che ai primordi l’uomo si cibava di quello che trovava in base alle necessità, bensì la strada verso il futuro. Ritengo che stiamo per entrare in una terza fase, una società post-neolitica che non può più permettersi di sfruttare in maniera intensiva la terra e gli animali. Nella prima fase l’uomo era un raccoglitore nomade, dopodiché si è dedicato all’allevamento e all’agricoltura, la prossima fase sarà invece basata sulla tecnologia, dovrà però essere una biotecnologia a basso impatto ambientale che sappia integrarsi con l’ambiente. Credo che non ci sia più spazio per allevamenti e agricoltura, produrremo cibo a partire dalle proteine. I cambiamenti saranno esponenziali e si susseguiranno in un crescendo continuo. Questa fase sarà tutta da scoprire ma alcuni elementi sono chiari fin da ora: basta disboscare, desertificare, distruggere le risorse idriche, costringere intere popolazioni ad abbandonare i propri territori e prevaricare le altre specie.
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