Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
Olio extravergine d’oliva per difendere la nostra cultura. La terza tappa di Campi da sapere
Toccare con mano i tronchi, le foglie e le olive che vengono trasformati in olio extravergine con sapienza e nel rispetto della natura. Un gesto semplice al centro della terza tappa di Campi da sapere, l’iniziativa di Alce Nero, azienda con oltre 30 anni di esperienza nel biologico, che porta il pubblico direttamente dove vengono prodotti i
Toccare con mano i tronchi, le foglie e le olive che vengono trasformati in olio extravergine con sapienza e nel rispetto della natura. Un gesto semplice al centro della terza tappa di Campi da sapere, l’iniziativa di Alce Nero, azienda con oltre 30 anni di esperienza nel biologico, che porta il pubblico direttamente dove vengono prodotti i suoi alimenti. Dopo il primo appuntamento sul miele e il secondo sulla frutta, il terzo si è tenuto il 13 ottobre a Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, nella Masseria Casina Fazzadio, solo una delle realtà – tra 189 agricoltori biologici divisi in 14 cooperative e 3 regioni d’Italia – che portano l’olio extravergine d’oliva biologico di Alce Nero sulle nostre tavole.
La terza tappa di Campi da sapere: l’olio extravergine d’oliva
Ed è proprio in Puglia che la vocazione all’olivicoltura è un patrimonio inestimabile che Alce Nero è impegnata a conservare. Nella sola provincia di Bari sono 125 gli agricoltori della cooperativa Mediterre.Bio che producono, nel pieno rispetto dei principi del biologico, l’olio extravergine Dop Terra di Bari Bitonto di Alce Nero, controllato e lavorato da Finoliva. “La sfida è non soltanto quella di fare un olio biologico: ma difendere la nostra cultura e la nostra storicità nella sua produzione,” spiega Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero.
Oltre al valore storico-culturale di un’olivicoltura che tutela i suoi produttori e la loro profonda conoscenza, la scelta biologica ha anche un impatto fondamentale sull’ambiente. Come spiega Cavazzoni, “erbe alte sotto gli ulivi non si vedono dappertutto in Puglia”, riferendosi all’uso di diserbanti quali anche il glifosato nei campi. Una coltura che garantisce un prodotto naturale e di qualità senza snaturare il terreno è indispensabile perché, precisa Cavazzoni, “l’agricoltura non appartiene ai produttori, appartiene a tutti. È ambiente”.
“Coltivare biologico è un modo per cambiare stile di vita,” secondo Benedetto Fracchiolla, presidente di Mediterre.Bio, che descrive la cooperativa come “un’alleanza tra produttori, trasformatori e fruitori che si impegnano a rispettare la natura”. Fracchiolla dichiara di essere orgoglioso di poter offrire al consumatore un olio pulito e genuino che contribuisce alla remunerazione dignitosa dei suoi produttori.
Abbiamo un obiettivo preciso: produrre olii biologici veri, sani e giusti, per Fracchiolla di https://t.co/YaK4NRokk8 #campidasapere pic.twitter.com/tN85SacuCM
— LifeGate (@lifegate) October 13, 2016
Perché l’olio extravergine d’oliva fa così bene
I benefici per la salute dell’olio extravergine sono stati uno dei temi cardine della terza tappa di Campi da sapere, grazie anche all’intervento del medico epidemiologo Franco Berrino, i cui studi hanno analizzato il rapporto tra l’alimentazione e l’incidenza del cancro. Berrino ha precisato che gli stati d’infiammazione cronica favoriscono lo sviluppo di malattie croniche: date le proprietà antinfiammatorie dell’olio extravergine d’oliva questo alimento è un alleato fondamentale per la salute.
Però, “non sappiamo ancora quasi nulla sull’olio extravergine,” perché “non abbiamo ancora la carta d’identità genetica degli ulivi,” secondo Antonio Moschetta, professore di Medicina interna all’Università degli studi di Bari. “Gli investimenti dovrebbero portarci a salvaguardare i nostri alberi”, mettendo in relazione la scienza e i coltivatori per scoprire, grazie a ricerche sempre più approfondite, quali sono le caratteristiche dei loro prodotti. Anche e soprattutto perché “il consumatore ha il diritto di sapere cosa c’è nell’olio”.
In questo senso il professore è impegnato in indagini per scoprire quali geni vengono attivati dall’assunzione dell’olio extravergine e come la stessa genetica di un ulivo produce un olio diverso in base a dove viene coltivato. Queste analisi, precisa Moschetta, vengono condotte anche grazie a cooperative come Mediterrre.Bio che conferiscono il loro prodotto a costo zero per approfondirne la conoscenza.
Queste le piccole ma grandi protagoniste della terza tappa di #campidasapere di @alcenerobiologico. Bastano tre, quattro cucchiai al giorno per aiutare a prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità, l’ipertensione e a tenere pulite le arterie. Ben trecento sono i composti benefici contenuti nell’olio. A photo posted by LifeGate (@lifegate) on
L’olio dei nostri nonni
L’olio extravergine è un alimento semplice, alla base della nostra dieta, dietro al quale si cela una spinta importante per valorizzare le nostre campagne. Alla base della sua produzione ci sono migliaia di anni di storia e dunque un ritorno alle origini perché, “quale gastronomia è migliore di quella ‘povera’ pugliese?”, domanda Berrino, esortandoci a ricordare come mangiavano i nostri nonni per guidare le nostre scelte alimentari. Al contempo c’è anche bisogno d’innovazione per trasformare l’agricoltura moderna in modo che possa tutelare il nostro patrimonio naturalistico e storico-culturale. Perché conoscere sempre di più i campi e i loro frutti vuol dire sapere sempre di più su noi stessi.
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