Vandana Shiva: “Sfruttiamo la creatività della Terra contro la chimica e gli ogm che distruggono la vita”

La nostra intervista all’attivista indiana Vandana Shiva, da cinquant’anni impegnata nella difesa della libertà dei semi e nella tutela della biodiversità.

  • Vandana Shiva è una scienziata e attivista indiana che ha iniziato la sua battaglia ecologica negli anni ’70 contro la deforestazione in India.
  • Da sempre lotta per la libertà dei semi e i diritti dei piccoli agricoltori contro le multinazionali, i pesticidi e gli ogm.
  • Contraria alla finanziarizzazione della Natura e ai crediti di biodiversità, invoca soluzioni a partire dalle “leggi” della Terra.

Abbiamo intervistato l’attivista indiana Vandana Shiva in occasione della presentazione in Italia del documentario sulla sua vita. Le sfide dell’agricoltura e dei sistemi alimentari, i pesticidi e gli ogm, il ruolo delle donne e dei giovani, la carne coltivata e le speranze per il futuro: ecco il pensiero su questi temi della scienziata, presidente di Navdanya International, che da oltre cinquant’anni lotta per la tutela della biodiversità. L’ultima battaglia che la vede impegnata è quella che riguarda il contrasto alla finanziarizzazione della Natura e ai crediti di biodiversità che assegnano un valore ai beni e alle risorse naturali creando un mercato finanziario su di essi.

ambientalista indiana vandana shiva in brasile
Vandana Shiva durante un evento in Brasile contro il land grabbing. Foto di Alexandro Auler/LatinContent/Getty Images)

Dottoressa Vandana Shiva, quali sono i principali problemi degli attuali sistemi alimentari? Cosa è cambiato dai tempi in cui ha iniziato la sua battaglia?
Le mie lotte ecologiche sono iniziate contro la deforestazione, all’inizio degli anni ’70. A quel tempo la questione alimentare non era una preoccupazione. Oggi sono esplosi, invece, diversi problemi legati ai sistemi alimentari industriali: l’impatto ecologico, l’impatto sociale sugli agricoltori, l’impatto sanitario, l’impatto climatico. 

Il 93 per cento della biodiversità è stata portata all’estinzione con le monocolture e le sostanze chimiche che hanno un solo obiettivo: distruggere la vita. Gli erbicidi uccidono le piante, gli insetticidi uccidono gli insetti. Il cibo indigeno è stato sostituito dal cibo spazzatura con il 75 per cento delle malattie croniche che sono legate all’alimentazione. Inoltre, negli anni ‘70 non c’erano discussioni sul cambiamento climatico, che sono iniziate con il vertice di Rio de Janeiro nel ‘92.  

Cosa pensa delle ultime decisioni prese dall’Unione europea in tema di ogm, pesticidi, glifosato? L’Europa deve e può essere ancora un modello per il resto del mondo?
Ricordo che quando negoziavamo la convenzione sulla diversità biologica, era l’Europa a schierarsi con i paesi del Sud e a favore della biodiversità, l’Europa difendeva il protocollo sulla biosicurezza, l’Europa ha difeso i diritti sovrani dei popoli del Terzo mondo: ora l’Europa è cambiata. È cambiata perché aziende come la Monsanto, che prima influenzavano la politica americana, ora influenzano la politica europea.

Ogm e pesticidi in realtà sono la stessa questione. Una manciata di aziende spingono l’uso di pesticidi in agricoltura. Gli ogm sono stati creati per resistere ai pesticidi, e ora che hanno fallito, stanno creando una nuova generazione di ogm. E l’Unione europea vuole deregolamentarli.

deregolamentazione nuovi ogm
Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla deregolamentazione nuovi ogm © iStock

Ma questi ogm che chiamano ‘nuovi’, non sono altro che la vecchia avidità di possedere il seme brevettandolo. Tutto si riduce a fingere che la complessità del genoma sia come un set Lego con cui puoi giocare modificandolo a piacere. Non si modifica un genoma, non è un taglia e incolla perché ogni modifica apportata, ogni modifica del gene, porta a 1500 cambiamenti imprevedibili in altre parti del genoma e non esiste alcuna valutazione su questo.

Lasceremo mano libera a coloro che hanno portato i pesticidi, a coloro che hanno portato gli ogm e questo è assolutamente sbagliato, è sbagliato che i criminali siano lasciati liberi e che i cittadini non vengano protetti dal governo: significa che i governi stanno rinunciando al loro ruolo di regolamentazione. Quando i governi abdicano al loro compito di proteggere l’ambiente, la salute dei cittadini e i loro diritti, hanno rinunciato alla loro ragione di esistenza. Ormai sono diventati un’estensione del cartello dei veleni.

Come sta evolvendo l’agricoltura in India?
L’India è plurale, ci sono molte indie, siamo un paese molto diversificato. Siamo la terra da cui l’agricoltura biologica si è diffusa nel mondo. Tutt’ora abbiamo molta crescita del biologico e dell’agricoltura naturale. Dall’altra parte, l’India ha due caratteristiche che la rendono il mercato dell’avidità. La prima è che vanta il maggior numero di agricoltori al mondo. Un agricoltore su quattro nel mondo è un agricoltore indiano. E questo non è un caso, perché abbiamo lottato per restare agricoltori. Abbiamo resistito alla scomparsa delle nostre aziende agricole.

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Recentemente l’India ha aperto alle importazioni di grano © iStock

La seconda è che cresce anche l’agricoltura industriale. Ho combattuto contro la globalizzazione e l’Organizzazione mondiale del commercio e abbiamo sconfitto i tentativi della Cargill di scaricarci addosso il grano. Abbiamo detto che siamo sovrani e la sovranità alimentare è libertà. Proprio oggi, invece, leggo la notizia che dopo anni e anni, torniamo a importare il grano perché abbiamo smantellato il sistema. 

Bisogna prendersi cura della Terra, perché senza suolo e biodiversità non c’è cibo. In secondo luogo, bisogna prendersi cura degli agricoltori, altrimenti non si ha la sovranità alimentare. E in terzo luogo, ovviamente, occorre tutelare il diritto democratico delle persone ad avere accesso a cibo buono e sano. Queste sono le qualità di un buon sistema alimentare. Questi aspetti sono stati trascurati ed è per questo che ora importiamo il grano. Proprio noi, per i quali il pane negli anni ’80 era simbolo di libertà. Il pane sarà, dunque, il banco di prova del futuro.

Ha sempre puntato sul potere delle donne, qual è il loro valore aggiunto nel cambiare i sistemi alimentari? È un ruolo che oggi è più riconosciuto rispetto a un tempo?
Se guardi le pubblicità sull’agricoltura, anche in India, ci sono sempre uomini.  Quando la Monsanto ha prodotto il cotone ogm, tutte le pubblicità erano di uomini americani con grandi trattori, grandi cappelli e grandi case dietro di loro. Non si tiene conto del fatto che la maggior parte degli agricoltori del mondo sono donne, che producono cibo in piccole fattorie e minuscoli orti. 

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Vandana Shiva con le donne indiane © Navdanya International

L’80 per cento di quello che mangiamo non è quello che viene scambiato nelle navi portacontainer: se guardi ai container, stai guardando le materie prime, se guardi alle economie circolari locali, stai guardando il cibo. Le donne hanno continuato a dimostrare la loro familiarità con la Terra, sanno come sfruttare al meglio la biodiversità per la salute e la nutrizione. Prima erano totalmente invisibili, ora il loro riconoscimento sta crescendo. Ed è mio compito rendere sempre più visibile il lavoro delle donne. 

Anche le nuove generazione sono importanti per il cambiamento…
Sono molto felice che i giovani siano profondamente coinvolti nella ridefinizione del nostro posto sulla Terra come parte della rete della vita, come protettori della biodiversità. Natura, donne e giovani sono stati colonizzati e invece dobbiamo avere la natura, le donne e i giovani come leader per un nuovo mondo.

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Vandana Shiva con un gruppo di giovani per il progetto “Biodiversity is life” © Navdanya International

Il nostro progetto educativo “Biodiversità è vita” vuole sensibilizzare i giovani sulle implicazioni ecologiche della produzione alimentare e di promuovere pratiche agricole sostenibili. Attraverso visite nelle fattorie biologiche e attività pratiche, diventano ‘custodi di biodiversità’ e sono coinvolti attivamente nella difesa e nella valorizzazione della diversità agricola.

Una delle ultime battaglie che la vede impegnata è quella contro la finanziarizzazione della natura e i biodiversity credit: perché le definisce false soluzioni?
Sapete, la biodiversità è vita, la biodiversità è la relazione tra i sistemi viventi, tra la foresta e il fiume, tra la pianta e i funghi micorrizici nel suolo. Quando prendi i sistemi viventi e li riduci prima a denaro, poi a finanza e poi inizi a scommettere con la finanza, hai lo stesso tipo di situazione che hai avuto nel 2008 con il crollo di Wall Street a causa dei mutui subprime sulle case.

Ci sono tre cose che non vanno nella finanziarizzazione della natura e nei crediti alla biodiversità. Il primo è che è un’ontologia ingannevole, il denaro e la vita non sono la stessa cosa. In secondo luogo trattare il denaro e la finanza come i flussi viventi significa in realtà distruggere la vita. E il terzo motivo per cui è così sbagliato è che è un modo per gli sfruttatori e gli avidi di appropriarsi del sistema della vita.

Come diceva un bellissimo detto dei nativi americani, solo quando avrai ucciso l’ultimo pesce e distrutto l’ultima foresta ti renderai conto che non puoi mangiare i soldi: stiamo arrivando a una fase in cui stiamo riducendo tutto al denaro che non può nutrire nulla. Dopo aver distrutto una parte della Terra, ci si impossessa della terra di qualcun altro per ripristinare la biodiversità, ma una ricca foresta pluviale non è la stessa cosa di una piantagione di eucalipti. È solo una equiparazione in denaro.

In molti vedono la carne coltivata come alternativa alle proteine tradizionali per risolvere il problema degli allevamenti intensivi e della sicurezza alimentare. Cosa pensa di questa opportunità?
Non permetterei che le diete venissero ridotte al solo elemento proteico, perché le proteine sono uno dei moltissimi altri elementi nutritivi presenti in qualsiasi alimento. E non vorrei che le proteine ​​vere venissero equiparate alle proteine ​​prodotte in laboratorio. Il cibo ultra-processato e di laboratorio è cibo finto, non è cibo. Viola la definizione di cibo; il cibo dovrebbe nutrire la Terra, mentre questo depreda la terra; il cibo dovrebbe nutrire il nostro corpo, mentre questo vìola le leggi del nostro corpo. Non è un’opportunità, perché l’opportunità deve essere per l’ultima persona della Terra, per il bambino povero; questo è opportunismo, un modo per le multinazionali di fare soldi.

Ciò di cui abbiamo bisogno è rivendicare il cibo come diritto di tutti gli esseri viventi perché ogni essere deve mangiare. Dimentichiamo che anche noi facciamo parte del ciclo alimentare quando torniamo alla Terra diventando cibo per i microbi del suolo. Invece ci pensiamo fuori dal sistema alimentare con la licenza di produrre sostanze chimiche che distruggono il suolo e alimenti processati che ci provocano disordini metabolici.

Vandana Shiva, quali sono i suoi sentimenti oggi dopo tutti questi anni di attivismo? Come vede il futuro?
Beh, sai, i problemi con cui ho iniziato a lavorare sono ancora problemi, tranne per il fatto che dopo 50 anni impari molto di più, vai molto più in profondità, vedi più connessioni e ogni piccolo apprendimento è una ragione in più per cui dobbiamo proteggere la Terra e la biodiversità, per stare dalla parte degli agricoltori, per proteggere la salute dei nostri figli. E quindi sì, 50 anni dopo sono più impegnata. 

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Vandana Shiva lotta per la libertà dei semi, contro i brevetti delle multinazionali © Navdanya International

Ho sempre saputo che la Natura è viva ma ora, scopro di più su quanto è vivo il seme, quanto è vivo il suolo, quanto è vivo il vero cibo, quanto possono essere vive le nostre economie se lavoriamo insieme secondo le leggi della Terra. E la mia speranza viene dal riconoscere che siamo parte della Terra. 

Il nostro lavoro è un servizio alla Terra secondo le leggi ecologiche e non c’è limite a ciò che può essere fatto. Il potenziale è enorme, dobbiamo liberarci dalle infrastrutture che la macchina dell’avidità ha creato per il suo profitto e relazionarci con la creatività della Terra, degli esseri umani, delle comunità, delle donne, degli indigeni, dei bambini piccoli. Il futuro ci aspetta con gioia, speranza, abbondanza e noi possiamo farne parte.

 

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