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Alberi monumentali e secolari d’Italia: i più belli da vedere
Dalle querce millenarie al più antico platano d’Italia. Sono gli alberi monumentali d’Italia. Andarli a trovare è un’occasione per fare una gita fuori porta nel rispetto della natura e dell’ambiente che questi anziani giganti ispirano.
Hanno addirittura secoli, se non millenni, gli alberi monumentali in Italia che, secondo le stime del Corpo Forestale, sono circa 22.000. Tra questi, oltre 2.000 sono definiti di “grande interesse” e ben 150 di “eccezionale valore storico o monumentale”, equamente distribuiti tra nord, centro e sud Italia. Alcuni hanno un’importanza particolare per essere eccezionalmente vecchi, per esser stati al centro di episodi storici o per essere legati a episodi della vita di uomini illustri. Monumenti della natura, insomma, che si collocano accanto a quelli creati dall’uomo e costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, da conoscere, tutelare e omaggiare. Ora, grazie alla legge 10/2013, saranno anche più protetti e non appena vi saranno i decreti attuativi partirà anche un nuovo censimento a cura di Comuni e Regioni, che aggiornerà quello del 1982.
Ecco le indicazioni stradali per andare a trovare questi vecchi, silenziosi, favolosi testimoni della storia dell’ambiente e della nazione, per un viaggio da fare nel più riverente rispetto della natura. Proprio come se si andasse a visitare un vecchio saggio: piano piano, silenziosamente ed ecologicamente, colmi d’ammirazione.
Alberi monumentali in Lombardia
Le querce gemelle
Parco di Monza
Monza è un nome legato agli amanti dell’automobilismo, ma grazie al suo parco secolare lo è anche agli amanti della natura e della storia. La caratteristica che ha reso famosi nel mondo questi 40 ettari di verde è la grande varietà di alberi ultrasecolari. Due in modo particolare, visto che si tratta delle querce gemelle, una farnia e una scarlatta. Con oltre 26 metri di altezza e 600 centimetri di diametro, le due regine del parco di Villa Reale sono state portate dall’America agli inizi dell’Ottocento dal Vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais che curò il parco per volontà dello stesso Napoleone Bonaparte. Specie neofita originaria dell’America settentrionale, la quercia venne introdotta in Europa a scopo ornamentale e selvicolturale a cavallo fra XVII e XVIII secolo.
Giacché siete a Monza, date un’occhiata anche agli splendidi viali punteggiati da esemplari di bagolaro (Celtis australis L.), chiamato anche spaccasassi, romiglia o lodogno, grande albero spontaneo anch’egli nella lista degli alberi di valore storico.
Alberi monumentali in Veneto
Platano dei 100 Bersaglieri
Pazzon Platano in San Martino Platano, Caprino Veronese
Questo contorto, straordinario platano (Platanus orientalis) a San Martino Platano, Caprino Veronese (in provincia di Verona) è un monumento nazionale. Ha una circonferenza di circa 15 metri ma è difficile misurarla date le forme ritorte. È stato piantato nel 1400 circa, quindi ha più di 610 anni. È chiamato così perché nel 1937, durante una manovra dell’esercito italiano, si nascosero nelle sue fronde 100 soldati.
Alberi monumentali in Piemonte
Gli imbronciati
Campiglione Fenile
C’è un piccolo paese in provincia di Torino, alle porte di Cavour, il cui territorio ricomprende una serie sorprendente di alberi monumentali. Primi fra tutti due platani bicentenari della specie ibrida Platanus x acerifolia, ribattezzati Gli Imbronciati. Ci sono poi – tutti plurisecolari – pini neri, una farnia, il più grande liriodendro della regione che svetta nel giardino del Castello, e il bellissimo noce del Caucaso di fronte alla chiesa parrocchiale, che d’estate copre con le sue vetuste fronde la strada che porta verso Cavour e Saluzzo.
Alberi monumentali in Toscana
Quercia delle streghe / Quercia di Pinocchio
Parco di Villa Carrara, San Martino in Colle
Esiste una strada che unisce i colli e da Pescia conduce a Capannori, in provincia di Lucca. Lungo questa strada, in località San Martino in Colle al confine con Gragnano, vive una delle più spettacolari querce d’Europa, un’enorme roverella (Quercus pubenscens, anche se secondo altri si tratterebbe di Quercus robur o peduncolata). Dalla strada si scollina fino alla croce di ferro di San Martino, scendendo per alcune curve fino alla strada sterrata che conduce a questo magnifico albero, uno dei più fotografati d’Europa nonostante ci sia intorno solo un recinto, senza alcun cartello né altra protezione. Il possente albero è vissuto così da 600 anni. I suoi rami si estendono per 40 metri e cadono pesanti verso il basso. La leggenda narra di riti sabbatici che si officiavano intorno a quest’albero. Si dice anche che i rami della pianta siano curvi verso il suolo proprio perché vi danzavano sopra le streghe. Dalla fine del secolo in poi è stata ribattezzata Quercia di Pinocchio, essendo secondo molti proprio questo l’albero citato nel suo libro da Carlo Collodi (che in effetti passava qui le sue vacanze, da bambino). È a quest’albero che impiccano il burattino, ed è sempre sotto la sua chioma che Pinocchio incontra il gatto e la volpe, una volta uscito dalla casa della Fata Turchina, che l’autore dice essere non molto distante dalla pianta. Il Comune di Capannori, grazie alla collaborazione del Wwf, ha ottenuto dalla Regione Toscana il suo inserimento nell’elenco dei beni paesaggistici.
L’ulivo dei Trenta Zoccoli
Pian del Quercione, Massarosa
Si tratta di uno degli ulivi più celebri d’Italia, e si trova a Massarosa in località Pian del Quercione (in provincia di Lucca). Ha una circonferenza di 10,6 metri, anche se il fusto è completamente scavato all’interno, a ferro di cavallo. Ma l’apparato radicale è uno solo, che dà linfa in un solo abbraccio a tutte le sue porzioni. La sua età è valutata da 800 a 1.500 anni. Il primo a parlare di lui fu lo scrittore George Christoph Martini nel suo Viaggio in Toscana (1725-1745), ove racconta nei particolari il suo incontro con questo ulivo, su cui stavano lavorando una quindicina di raccoglitori d’olive contemporaneamente. I quali, salendo sull’albero, lasciavano al suo cospetto appunto i loro trenta zoccoli.
Alberi monumentali in Lazio
La quercia millenaria del Cancellone
Frascati, Villa Falconieri
“La villa Falconieri che riluce all’ombra della quercia millenaria… Chi vié a Frascati trova bona l’aria, ma assai più bono il vino che produce”. Così chiude la sua lirica “Frascati mia” il poeta dialettale Renzo Martinoli, nativo dei Castelli Romani, e fedele innamorato dei suoi colli, dei suoi vigneti, dei paesini arroccati sulle alture. Tra le bellezze e le glorie della graziosa cittadina, rinomata nel mondo soprattutto per il suo vino, c’è il suo più significativo monumento naturale: la grandiosa quercia che abbraccia uno dei cancelli di Villa Falconieri, distesa con il suo parco a monte della città. Non c’è frascatano che non conosca la Quercia del Cancellone, così chiamata per la sua caratteristica unica: un suo grosso ramo attraversava il vano del grande cancello, si espandeva al di là di questo, e lo abbraciava. Il monumento umano e quello della natura si fondevano e costituivano un tutt’uno, con il secondo che avvolgeva e inglobava il primo. Purtroppo l’enorme ramo fu tagliato, ma la quercia è ancora lì, col suo fusto massiccio, breve, e fortemente inclinato.
Alberi monumentali in Umbria
L’ulivo di Villastrada
Villastrada
Il gigantesco albero di ulivo (Olea europaea) nell’area di Villastrada, Castiglione del Lago (provincia di Perugia) ha un tronco della circonferenza di 12 metri. Secondo le diverse stime, potrebbe esser stato piantato intorno al V secolo a.C, il che gli conferirebbe la veneranda età di 2500 anni.
Alberi monumentali in Calabria
Platano di Curinga
Eremo di Sant’Elia in Curinga
Questo albero magnifico (Platanus orientalis) si trova in provincia di Catanzaro, Monte Carmelo, accanto all’Eremo di Sant’Elia in Curinga. È il più grande platano vivente in Italia: la circonferenza del suo tronco è di 20 metri.
I giganti di Fallistro
Fallistro
Dall’alto della Sila, svettano da secoli come guardiani delle terre calabre, remote ed antiche. Sono i giganti di Fallistro, conosciuti anche come i “giganti della Sila”: almeno 50 esemplari di pino nero calabro (Pinus nigra calabrica), veri e propri alberi monumentali testimoni di tempi andati, di imperi, di guerre e conquiste.
Alberi monumentali in Sicilia
Il Castagno dei Cento Cavalli
Parco dell’Etna
Lu Castagnu di li Centu Cavaddi è un albero plurimillenario, ubicato nel Parco dell’Etna in territorio del comune di Sant’Alfio (CT) nel cui stemma civico è raffigurato. Si chiama così perché, di dice, le sue chiome sono talmente vaste che fu usato da Giovanna D’Aragona per dare riparo ai suoi cento cavalieri durante un temporale. Diversi autori di botanica hanno ipotizzato età dai due ai quattromila anni e, stando alla tesi del botanico torinese Bruno Peyronel, potrebbe essere l’albero più antico d’Europa ed il più grande d’Italia. È stato oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica – se non il primo del genere – in Sicilia (21 agosto 1745, atto del “Tribunale dell’Ordine del Real Patrimonio di Sicilia”). Legato a storie e leggende, è stato descritto da visitatori nei secoli, studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate, nel 2008 riconosciuto dall’Unesco come “messaggero di Pace”.
Alberi monumentali in Sardegna
Ulivi millenari in Sardegna: S’Ozzastru
Santo Baltolu di Carana
Il patriarca di tutti gli ulivi: S’Ozzastru, l’olivastro millenario di Santo Baltolu di Carana, a Luras (oggi provincia di Olbia-Tempio, prima era di Sassari). Si trova nell’antica regione della Gallura, sulle rive del lago Liscia, nel comune di Luras. A una dozzina di chilometri dal centro di Luras, accanto alla chiesa di San Bartolomeo, cresce l’anziano olivastro, in uno dei parchi del nostro Paese che più merita una visita (anche se con ingresso a pagamento, una cifra del tutto simbolica). Al suo cospetto si ha subito la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di realmente straordinario: alla base l’albero ha una circonferenza di 20 metri, l’altezza è circa 14 metri e la sua imponente chioma fa ombra a diversi metri quadri. L’aspetto più incredibile però riguarda l’età della pianta: secondo alcuni studi l’età di S’Ozzastru sarebbe compresa tra i 3000 e i 4000 anni (l’èra degli Egizi), cosa che lo renderebbe uno degli alberi più antichi di tutta Europa.
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