
Cosa c’è dietro alla nascita di tre cuccioli di metalupi, una specie di lupo del Nordamerica estinta oltre diecimila anni fa?
Ci sono animali il cui nome non indica ciò che veramente sono, ma ricorda specie completamente differenti. Ecco perché i tassonomisti hanno scelto questi nomi.
Anfibi con nomi di mammiferi, uccelli con nomi di insetti, mammiferi marini con nomi di mammiferi terrestri. Trovare un nome per ognuna delle 1,7 milioni di specie catalogate (anche se si calcola che ce ne siano più o meno 8,7 milioni) può essere dura alla lunga, ma non è questo il motivo. Non si tratta di mancanza di fantasia da parte dei tassonomisti, a volte, semplicemente, è che la somiglianza con animali più famosi (sia che si tratti dell’aspetto estetico, dell’alimentazione o del comportamento) rende più immediata la comprensione.
Pensiamo, ad esempio, allo scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis). L’accostamento con il grande mammifero è giustificato dal corno sfoggiato dall’insetto, sembra davvero un rinoceronte, ed è un nome molto più efficace di uno creato ad hoc come potrebbe essere “scarabeo dal grande corno”. Si tratta quindi di una classificazione fatta per comodità, possiamo trovarne tantissimi esempi nella zoologia. Eccone alcuni.
I colibrì sono gli uccelli più piccoli del mondo e il colbrì ape (Mellisuga helenae) è il più piccolo in assoluto. Non è quindi difficile capire perché questo minuscolo volatile, in grado di appollaiarsi sopra la gomma di una matita e goloso del nettare dei fiori, sia stato associato ad un’ape. Purtroppo, proprio come la vere api, inquinamento e perdita dell’habitat ne stanno mettendo a rischio la sopravvivenza.
Osservando un grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa) non viene spontaneo associarlo ad una talpa. Perché quindi questo bizzarro insetto è stato battezzato così? È presto detto, questi animali sono dotati di robuste zampe anteriori che li rendono eccellenti scavatori, proprio come le talpe. Così come il suo quasi omonimo il grillotalpa è l’incubo dei contadini, questo animale infatti scava gallerie sotto il terreno rovinando i giardini e danneggiando l’apparato radicale di molte piante.
Se sei un animale e nasci con il corpo ricoperto di macchie rassegnati, non puoi che essere accostato al leopardo. È il caso della rana leopardo (Rana pipiens Schreber), specie di anfibio tipica dell’America Settentrionale, la cui pelle è costellata da un arabesco di macchie scure e irregolari, proprio come il celebre felino. Questa rana ha il triste primato di essere la specie più utilizzata nei laboratori e nelle scuole per la dissezione.
Con i cammelli il ragno dei cammelli (Galeodes arabs) condivide l’habitat, il deserto, la resistenza al clima estremo e poco altro. Il loro nome deriva da miti e racconti privi di fondamento secondo i quali questi animali si nutrirebbero dello stomaco dei cammelli. Per dirla tutta questo animale non è neppure un ragno, fa parte degli aracnidi, ma in realtà è un solifugo.
Non è grosso come un vero elefante, ma l’elefante marino (Mirounga) è comunque un colosso che può arrivare a pesare quattro tonnellate. Il nome non deriva però dalla sua stazza, ma dalla protuberanza sul muso simile ad una proboscide. Questa curiosa appendice serve a modulare dei veri e propri ruggiti per incutere timore negli altri maschi durante la stagione riproduttiva.
Questo piccolo insetto prende il nome da una delle creature più grandi del pianeta. Anche in questo caso il nome è azzeccato, basta dare uno sguardo alla strana forma del collo di questa specie di punteruolo per pensare immediatamente ad una giraffa. Il particolare corpo di questo insetto aiuta i maschi nella lotta e le femmine nella costruzione del nido.
Il suo vero nome è ghiottone (Gulo gulo) e non è né un orso né una puzzola. È il più grande mustelide del mondo, appartiene cioè alla famiglia di mammiferi di cui fanno parte anche la lontra, il tasso, la puzzola e l’ermellino. Il ghiottone deve l’accostamento all’orso per via del suo aspetto fisico e della sua combattività, mentre l’appellativo di “puzzola”, affibbiatogli dai nativi americani, si spiega con le puzzolenti secrezioni che dissemina per marcare il territorio o per ottenere l’attenzione di potenziali compagne.
Il topo delle cavallette (Onychomys torridus) deve il suo nome alla sua preda preferita, la cavalletta appunto. Questo piccolo topolino vive nel deserto dell’Arizona e si ciba prevalentemente di insetti, cavallette appunto, ma anche millepiedi e scorpioni, incurante delle loro punture. Uno studio pubblicato su Science ha dimostrato che questo animaletto ha sviluppato una straordinaria resistenza al veleno degli scorpioni.
Così come gli animali maculati vengono associati al leopardo quelli tigrati vengono chiamati tigre. È il caso dello squalo tigre (Galeocerdo cuvier), grande squalo caratterizzato dalle scure striature verticali che caratterizzano gli esemplari più giovani e che si attenuano con il passare degli anni. Oltre la livrea questo pesce condivide con il felino la straordinaria capacità predatoria e la fama di “mangiauomini”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Cosa c’è dietro alla nascita di tre cuccioli di metalupi, una specie di lupo del Nordamerica estinta oltre diecimila anni fa?
Inaugurato il Biodiversity Lab®, il progetto di E.ON Italia e di Rete Clima che punta a salvaguardare la biodiversità e gli ecosistemi locali.
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Il Crea ha scoperto in Calabria una specie mai trovata prima, importantissima per la biodiversità. E l’ha dedicata al giovane ricercatore friulano.
Una storia di scarsa conoscenza delle leggi nazionali, totale impunità per i reati di bracconaggio e l’evidente aumento del turismo venatorio internazionale.
Le specie aliene rappresentano una minaccia per la biodiversità globale. Alcune però sono a loro volta in pericolo di estinzione nelle aree da cui provengono. Un paradosso conservazionistico. È giusto proteggerle?
L’innovativa idea di utilizzare le api come deterrente naturale sta migliorando il rapporto tra gli agricoltori e gli elefanti, riducendo anche i conflitti.
Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera