Il rinnovo dell’adesione al progetto Bee my Future di LifeGate rafforza l’impegno del Gruppo Germinal nei confronti della tutela delle api, in linea con la filosofia dell’azienda improntata alla sostenibilità.
10 fatti sulla moria delle api. Indizi, cause, spiegazioni e azioni
Sono i pesticidi neonicotinoidi, gli insetticidi, i veleni usati in agricoltura la causa più devastante di uno dei problemi più gravi di sempre che interessa l’agricoltura, la biodiversità, noi e il nostro futuro: la moria delle api.
Il declino delle popolazioni degli impollinatori e la moria delle api è in atto, ma possiamo fare molto per salvarle.
1 La sindrome dello spopolamento degli alveari
La sindrome dello spopolamento degli alveari, colony collapse disorder (Ccd) in inglese, è un fenomeno che colpisce le api operaie e altre specie di insetti impollinatori che vivono negli Stati Uniti e in Europa. Questa triste definizione è stata coniata in seguito a un calo anomalo del numero di alveari e della produzione di miele che si è verificato nel 2006, anche se le organizzazioni attive nella conservazione insieme ad altre agenzie internazionali che si occupano di cibo e alimentazione, dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), hanno cominciato a notare e studiare questo fenomeno fin dai primi anni Novanta.
2 Quali sono le cause della moria delle api
Le difficoltà e perdite che il settore vive in tutto il mondo sono causate da vari fattori concomitanti: le malattie delle api, l’indebolimento del loro sistema immunitario, il cambio climatico, le modificazioni d’uso del suolo e l’aumento delle monocolture che determinano mancanza di risorse mellifere per le api (i fiori!), nonché l’uso di prodotti fitosanitari tecniche agricole non sostenibili. Con il rischio che l’Apis mellifera divenga una specie in via di estinzione, insieme con tutti gli insetti impollinatori.
3 I principali indiziati sono i neonicotinoidi
Dopo la straordinaria moria iniziata dieci anni fa, Stati Uniti e Commissione europea hanno iniziato a raccogliere dati nei loro territori e condurre ricerche per capire la portata del fenomeno e individuare le ragioni. Tra gli indiziati c’erano i pesticidi, le parassitosi, la perdita di habitat dovuta alla cementificazione, alle attività industriali umane, al fatto che rasiamo a zero i prati, che l’agricoltura coltiva sempre e solo le monocolture e non lascia spazio a piante e fiori selvatici, nutrimento delle api e loro bottino. Le cause individuate sono plurime, ma col passare degli anni l’attenzione si è concentrata su una famiglia in particolare di insetticidi, i neonicotinoidi.
4 Cosa sono e cosa fanno i neonicotinoidi
I neonicotinoidi sono pesticidi e insetticidi introdotti su larga scala proprio in coincidenza con l’inizio della moria delle api. Sono usati in agricoltura per la concia delle sementi di mais e di altre colture. Agiscono sul sistema nervoso di insetti infestanti, ma purtroppo, a quanto pare, vanno ben oltre. Un effetto che sembra riguardare anche gli insetti impollinatori, fondamentali per la sicurezza alimentare nel mondo e per la biodiversità visto che l’impollinazione garantisce la riproduzione di più dell’80 per cento delle specie vegetali. Di recente si è scoperto che gli effetti negativi dei neonicotinoidi si ripercuoterebbero anche su alcune specie di volatili, secondo uno studio condotto dai ricercatori olandesi della Radboud Universiteit di Nimega, e che (università di Trento) i neonicotinoidi riducono olfatto, memoria e senso dell’orientamento delle api. Si tratterebbe dunque di una sorta di innesco deflagrante e letale di una serie di altri problemi di cui già da anni le api erano vittime.
5 Cosa stanno facendo Stati Uniti e Unione europea
L’Unione europea ha deciso di agire in modo preventivo per salvaguardare gli insetti impollinatori. Dopo aver commissionato all’Efsa un parere sugli effetti dei neonicotinoidi, la Commissione europea ha scelto di vietarli dal primo dicembre 2013, per due anni, adottando il principio di precauzione, cioè reagendo “rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente”. In questo modo ha evitato di attendere che i dati a disposizione diventassero sufficienti a stabilire in modo chiaro il colpevole.
Subito dopo, nel 2014, anche l’amministrazione Obama ha deciso di creare una task force che coinvolge diversi dipartimenti degli Stati Uniti per “capire, prevenire e salvare” le api americane dal declino. Oggi sarebbero 2,5 milioni, nel 1947 erano 6 milioni. Il budget messo a disposizione per il 2015 è stato di circa 50 milioni di dollari (un’inezia rispetto al contributo economico che le api danno all’economia americana).
6 Il principio di precauzione e i neonicotinoidi
C’è bisogno di tempo per avere la conferma da parte della scienza, ma quando più indizi portano nella stessa direzione, è bene agire per evitare danni che nel lungo periodo potrebbero rivelarsi irreparabili. Vietare i neonicotinoidi oggi, può contribuire a fermare tutto questo e a spingere lo sviluppo del settore agricolo verso direzioni più sostenibili.
7 Quanto vale il lavoro delle api
Secondo il Parlamento europeo, “Le api ci danno un servizio inestimabile, di valore ambientale e di valore strategico per la società, sono parte di un modello di produzione sostenibile nel contesto rurale, un pregevole esempio di occupazione verde per la conservazione della biodiversità e dell’equilibrio ecologico. La produzione agricola necessita in modo vitale dell’impollinazione”. Le api (il cui lavoro è valutato 153 miliardi di euro all’anno globalmente, 22 miliardi solo in ambito europeo) rivestono un ruolo fondamentale nell’impollinazione. Il calcolo è stato fatto ipotizzando il controvalore in manodopera umana. Nella contea di Maoxian, nella provincia cinese di Sichuan, i coltivatori di frutta eseguono loro stessi questo lavoro, impollinando a mano le piante che hanno perso i propri impollinatori naturali negli anni ’80 per l’avvelenamento dell’ambiente.
8 Quanto sono davvero a rischio a le api qui da noi
Il 9,2 per cento delle 1.965 specie di api che ronzano in Europa sta per sparire, mentre un altro 5,2 per cento potrebbe essere minacciato nel prossimo futuro. I dati sono presenti in due ricerche condotte per conto della Lista rossa delle api stilata dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) e del progetto europeo Status and trends of European pollinators (Step). Non bastasse, la ricerca dell’Iucn precisa che questi numeri sono parziali perché per il 56,7 per cento di tutte le specie presenti in Europa non si hanno dati sufficienti per esprimere un giudizio sul loro stato di salute.
9 Cosa dice Agrofarma sulla moria delle api
L’associazione dei produttori di pesticidi Agrofarma, che fa parte di Federchimica, a seguito delle prime pubblicazioni delle ricerche scientifiche (per esempio, quelle su Science di due recenti studi nei quali si ipotizza un legame tra effetti avversi sulle api e l’utilizzo di alcuni insetticidi sistemici), ha risposto che “il livello di esposizione delle api era oltre le normali condizioni d’uso e la simulazione della nutrizione non rispecchia il comportamento reale”, e che quindi “l’esito degli studi pubblicati potrebbe non corrispondere alla realtà”.
10 Cosa si può fare per salvarle
Si possono fare molte cose. In realtà, oltre alle mosse dei governi europei, si stanno attivando una serie di campagne da parte di enti di ricerca, organizzazioni ambientaliste, di produttori alimentari e di volontari. Sono state organizzate iniziative come Bee my Future per stimolare l’apicoltura urbana e sono stati pubblicati decine di articoli su come ognuno di noi possa nel suo piccolo contribuire a dare sollievo a questa specie minacciata. Creando piccole oasi di biodiversità, per esempio, poi prediligendo l’agricoltura biologica e i prodotti così coltivati senza pesticidi, perfino evitando di rasare i prati a zero e di spargere insetticidi nel nostro giardino, coltivando fiori nutrienti e graditi alle api anche in balcone.
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