A Rapallo un confronto sul legame tra sostenibilità delle città e difesa del mare, nell’ambito dei Life Talks “Territori sostenibili: un’impresa comune”.
10 libri fondamentali sull’ambiente
I 10 migliori libri sull’ambiente per cambiare prospettiva sul mondo che ci circonda e sul ruolo dell’essere umano nell’ecosistema.
A cura di Diego Tavazzi, senior editor, Edizioni Ambiente
Ascolta “08. Earth day, la Giornata della Terra compie 50 anni” su Spreaker.
Da Darwin a Lovelock, passando per Thoreau e Naomi Oreskes, vi portiamo in un viaggio che vi farà rivalutare ciò che pensate di sapere sul ruolo dell’uomo nell’ecosistema. 10 libri, selezionati insieme a Edizioni Ambiente, che oggi sono più attuali che mai.
Quali sono i 10 migliori libri sull’ambiente
- L’origine delle specie
- Walden Vita nel bosco
- Primavera silenziosa
- I limiti dello sviluppo
- Qualcosa di nuovo sotto il sole
- Gaia
- Biodiversità
- Oltre la crescita
- Il mondo senza di noi
- Mercanti di dubbi
1. Charles Darwin, L’origine delle specie
Nel 1543 Niccolò Copernico pubblica De revolutionibus orbium coelestium. Da centro dell’universo, la Terra diventa un pianeta come gli altri in orbita intorno al sole. Nel 1859, Charles Darwin, dopo un “lungo ragionamento” iniziato durante la spedizione sul Beagle, il brigantino su cui aveva viaggiato per cinque anni intorno al mondo, pubblica L’origine delle specie. Il naturalista inglese assesta un altro colpo, dopo quello sferrato da Copernico, alle pretese antropocentriche: quella umana è una specie come le altre, come le altre oggetto di evoluzione, soggetta alla selezione naturale e capace di trasmettere per via ereditaria i caratteri acquisiti. Anche se Darwin non conosceva la genetica (i piselli di Mendel erano ancora da venire), L’origine delle specie resta uno dei libri più importanti mai pubblicati che, oltre a infiammare i fondamentalisti religiosi di ogni confessione, ci ricorda che l’uomo è una delle “innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, che si sono evolute e continuano a evolversi” (nella traduzione di Luciana Frantini per Bollati Boringhieri).
2. Henry David Thoreau, Walden. Vita nel bosco
Due anni, due mesi e due giorni: tanto dura l’esilio volontario di Thoreau in un capanno di tre metri per cinque che lui stesso ha costruito sulle rive del lago Walden, in Massachusetts. Da lì osserva la società da cui ha voluto allontanarsi, e ne evidenzia l’avidità, l’ipocrisia e l’asservimento ai dettami del capitalismo. In Walden, un libro del 1854, c’è un po’ di tutto. Ci sono elencate le spese che Thoreau ha dovuto sostenere per vivere in solitudine (gli sono bastati pochi dollari per essere libero), c’è l’elogio dei classici della letteratura greca e latina, ci sono i rumori, tanti, se si fa silenzio, ci sono meditazioni sul valore della solitudine e del vegetarianesimo. Soprattutto, però, c’è la forza con cui invita a praticare la disobbedienza civile e a recuperare un rapporto profondo con la natura selvaggia, da cui per Thoreau dipende “la sopravvivenza del mondo”. Per i cinefili: Walden è sul comodino di Christopher McCandless, il protagonista di Into the Wild.
3. Rachel Carson, Primavera silenziosa
L’immagine della primavera silenziosa, svuotata dal canto degli uccelli e dal ronzare degli insetti, è di quelle che rimangono nella memoria. Rachel Carlson l’ha usata nel suo libro del 1962 in cui denuncia, per la prima volta, gli effetti dell’uso indiscriminato e massiccio del DDT e degli altri pesticidi sulla salute degli ecosistemi e degli esseri umani che li abitano. Da allora, la biologa americana continua a essere oggetto di attacchi violentissimi da parte delle lobby dell’agroindustria e delle destre misogine, che l’hanno accusata (anche) di aver causato decine di milioni di morti in Africa e nei paesi in via di sviluppo. Le sue tesi, purtroppo, sono state però confermate da migliaia di studi scientifici sull’evoluzione della resistenza al DDT e sui danni alla salute umana. Un allarme, quello della Carson, che è ancora attuale e deve essere ascoltato, soprattutto alla luce dei dati allarmanti che si accumulano sul declino delle popolazioni degli insetti in tutto il mondo. Ah, se vi capitasse di discutere con qualche fondamentalista, la Carson non ha mai chiesto che il DDT venisse messo al bando. Mentre ne denunciava la pericolosità, chiedeva solo che ne venisse fatto un “uso saggio”.
4. Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers, William W. Behrens III, I limiti dello sviluppo
Nel 1972, un gruppo di studiosi venne incaricato dal Club di Roma di elaborare degli scenari sui trend globali in cinque settori: dinamiche della popolazione, industrializzazione, inquinamento, consumi delle risorse e produzione alimentare. Servendosi dei primi modelli matematici elaborati per studiare il comportamento dei sistemi non lineari, generarono 12 scenari, in otto dei quali si arrivava al collasso, o per l’esaurimento delle risorse o per l’eccesso di inquinanti. Nonostante sia stato criticato ferocemente, lo studio sui limiti della crescita (come recita il titolo originale) si è fin qui dimostrato corretto, anche perché parte da un dato ineludibile: la crescita infinita non è fisicamente possibile su un pianeta finito. Per fortuna, gli autori dello studio indicano anche un percorso praticabile per arrivare alla stabilità ecologica ed economica, in una situazione in cui le necessità di ognuno possono essere soddisfatte.
5. John R. McNeill, Qualcosa di nuovo sotto il sole
L’Ecclesiaste, con il dovuto rispetto, si sbagliava quando diceva che non c’è niente di nuovo sotto il sole. O meglio, ha avuto ragione per molto tempo, almeno fino a quando le trasformazioni iniziate con la Rivoluzione industriale e acceleratesi nel XX secolo non hanno modificato il nostro pianeta sottoponendolo a un “esperimento incontrollato di dimensioni gigantesche”. McNeill ricostruisce con grande lucidità le connessioni e le influenze reciproche tra la demografia, i processi di urbanizzazione, l’innovazione tecnologica, le strutture economiche, le ideologie e le varie componenti della biosfera nel XX secolo, per sostenere che più ancora che le due guerre mondiali, la caduta del comunismo o la rivoluzione di internet, l’elemento che davvero ha caratterizzato il XX secolo è stato l’impatto delle attività antropiche sull’ambiente. Al netto di qualche (inevitabile) semplificazione, Qualcosa di nuovo sotto il sole è un passaggio obbligato per chiunque si interessa alla storia dell’ambiente e delle sue trasformazioni.
6. Lovelock, Gaia
Nel Rinascimento, il termine “polymath” indicava quegli individui eccezionali in grado di lasciare il segno in svariati campi del sapere. James Lovelock è una delle ultime incarnazioni di questa categoria: ha dato contributi importanti alla crionica, ha inventato delle strumentazioni che si sono rivelate fondamentali per la scoperta del ruolo dei Cfc nella distruzione dell’ozono stratosferico e ha partecipato ad alcune missioni della Nasa che puntavano ad analizzare l’atmosfera di Marte. Grazie (anche) alle conoscenze acquisite durante queste missioni, Lovelock elaborò la teoria di Gaia, secondo cui la Terra sarebbe un unico superorganismo in cui le componenti viventi interagiscono con quelle non viventi per trasformare l’ambiente in senso favorevole alla vita. Nonostante la teoria di Gaia abbia avuto dei precursori, come il russo Vladimir Ivanovich Vernadsky, allo scienziato inglese va riconosciuto il merito di averla portata all’attenzione della comunità scientifica, e di averla fatta diventare una delle costituenti fondamentali delle moderne Earth system science.
7. Edward O. Wilson, Biodiversità
Teorico della sociobiologia (che tanti dibattiti ha suscitato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso), autore di libri formidabili sulle società delle formiche, sull’altruismo e sulla “fusione” tra scienze dure e arte e letteratura, sostenitore dell’idea per cui per salvare il pianeta sarebbe necessario trasformarne metà in riserva naturale, Edward Wilson è anche, secondo la ricostruzione più accreditata, l’inventore del termine “biodiversità”. Se anche non fosse così, di sicuro l’entomologo statunitense è uno degli scienziati che più ha contribuito a diffondere il termine e a spiegarne la rilevanza e le implicazioni. In Biodiversità, libro tradotto in Italia nel 1999 da Sansoni, Wilson accompagna i lettori attraverso la lussureggiante e stupefacente diversità della vita sulla Terra, a partire dai batteri e dai virus per arrivare ai grandi superorganismi come le colonie degli insetti sociali e le foreste pluviali. Il libro ha mantenuto intatta la capacità di suscitare meraviglia, non fosse altro per la grandezza del valore stimato delle specie viventi sulla Terra, che arriva a superare i 110 milioni.
8. Herman Daly, Oltre la crescita
Herman Daly è l’economista che ha teorizzato l’economia dello stato stazionario. Le premesse da cui parte, mutuate in larga misura dalle tesi sull’entropia dell’economista e matematico rumeno Nicholas Georgescu-Roegen, sono incontrovertibili: l’economia è un sottoinsieme dell’ecosistema terrestre, le risorse degli ecosistemi sono finite e non possono aumentare, e tutte le attività economiche generano scarti e inquinamento. Il libero mercato non è in grado di gestire questi processi, e serve un intervento regolatore degli stati. Il libro di Daly ha dato inizio a un dibattito molto fecondo che, soprattutto oltre Oceano, si è poi intrecciato con una serie di proposte che comprendono la post-crescita, la decrescita, l’economia ecologica, fino alle proposte più recenti sulla Green e la Circular economy.
9. Alan Weisman, Il mondo senza di noi
La premessa è semplice, ancorché del tutto improbabile. Immaginate che domani tutti gli esseri umani scompaiano dalla Terra. Dopo gli inevitabili incidenti, alle erbe infestanti basterebbero pochi giorni per colonizzare spazi prima irraggiungibili, mentre gli animali inizierebbero gradualmente a occupare le zone un tempo abitate dagli uomini. Con il passare degli anni, l’azione della pioggia e degli agenti atmosferici sgretolerebbero edifici e infrastrutture, fino a quando, dopo qualche secolo, le città non si saranno trasformate in foreste. Nel contempo, anche la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera avrà continuato a scendere. Weisman ha viaggiato in aree come la zona demilitarizzata fra le due Coree o la città di Pripyat, vicino a Chernobyl, dove gli esseri umani non mettono piede da decenni, o la foresta vergine di Białowieża, uno degli ultimi ambienti ancora intatti del pianeta, per scrivere un libro che, attraverso lo specchio di un mondo svuotato, evidenzia gli impatti delle attività umane sull’ambiente e i rischi dello sovrasfruttamento delle risorse.
10. Naomi Oreskes, Eric Conway, Mercanti di dubbi
Prima di Mercanti di dubbi, altri libri, come Doubt is their product di David Michaels, avevano documentato l’influenza delle lobby sulle politiche ambientali e sul sistema dei media. Il libro di Naomi Oreskes ed Erik Conway spicca però per la vastità delle fonti consultate, più di un milione di documenti solo per il capitolo sul tabacco, e per la precisione con cui ricostruisce la nascita e l’evoluzione delle tecniche di disinformazione sulle tematiche ambientali. Tabacco, piogge acide, distruzione dell’ozono stratosferico, effetti dei pesticidi e riscaldamento globale: per ognuno di questi temi i due autori elencano i mercanti di dubbi, scienziati, giornalisti e politici che hanno piegato la realtà dei fatti all’ideologia, alla ricerca dell’affermazione personale o del profitto. Ma se anche singoli o gruppi di interesse hanno manipolato e distorto, la scienza resta un’impresa collettiva, cumulativa e autocorrettiva, capace ancora di dare risposte e indicare soluzioni, oggi preziose come non mai.
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