Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
10 modi per ridurre lo smog in città. E di quanto
Dipingere di bianco le case, andare più lentamente, entrare al lavoro più tardi, fare a turno il dj con i colleghi in auto. Sono alcuni dei modi per ridurre lo smog in città.
1. L’Area C e le Ztl
Secondo uno studio internazionale Deloitte Consultants, 26 delle 34 maggiori città nell’Europa dei 15 “mostrano supporto significativamente favorevole ad alcune forme di pedaggio”. Idem nel 47% delle città di 11 paesi dell’America Latina, con un altro 40% “disposte a prendere in considerazione la misura”. Ma le zone a traffico limitato in centro città servono a ridurre lo smog?
L’Area C, che è in vigore da gennaio 2012 all’interno della cerchia dei Bastioni di Milano (prima si chiamava Ecopass) ha diminuito drasticamente l’inquinamento. Secondo i rilievi effettuati dagli esperti, sulla base dei dati elaborati dal Comune di Milano, gli autoveicoli in entrata nell’area C sono calati del 34% rispetto allo stesso periodo del 2011, il black carbon – componente del Pm10 e Pm2,5 veicolare – è diminuito del 28% rispetto all’esterno dell’Area C. Di contro i mezzi pubblici hanno aumentato la velocità media del 5% in tutte le fasce orarie, con un picco del 6,6% tra le 8 e le 10 del mattino (Centro Volta di Como – Edison – Camera di Commercio di Como).
2. Le auto ibride
Le auto ibride sono una soluzione tecnologicamente affidabile e immediata alla necessità di ridurre lo smog in città. Per l’architettura della trazione, con l’accelerazione elettricamente assistita, la frenata rigenerativa e lo start&stop, è proprio in città che il delta di risparmio di carburante e di emissioni è maggiore.
Leggi anche: Cos’è un’auto ibrida e come funziona
Secondo la Ricardo-Aea, una società di consulenza britannica, l’Europa potrebbe raggiungere l’obiettivo di 70 grammi per km di emissioni di CO2 entro il 2025, a patto che le nuove auto vendute si dividessero equamente tra ibride e convenzionali. E i cittadini si ripagherebbero i costi extra per l’acquisto di un veicolo ibrido, si legge nello studio, in meno di tre anni grazie al risparmio sul carburante.
3. Il lavoro agile
Per la prima volta in Italia c’è la regia di un’amministrazione pubblica per realizzare un esperimento nell’ambito dei Piani Territoriali degli Orari – previsti per legge e che molti Comuni si stanno impegnando ad elaborare. Il Comune di Milano ha promosso il 6 febbraio 2014 la Giornata del lavoro agile, nella convinzione che modificare gli orari in cui si va al lavoro, i turni, gli scaglioni, razionalizzando i tempi di spostamento casa-ufficio e la rigidità degli orari possa abbattere lo stress e consentire di dedicarsi più serenamente a se stessi e alla famiglia, con un positivo ritorno sulla qualità del lavoro e la competitività delle imprese. E sulla salubrità dell’aria di città, che godrà di meno traffico, meno emissioni di CO2 e polveri sottili, Pm10 e Pm2,5. Alla prima edizione hanno aderito 80 aziende tra cui Abb, Telecom e Deutsche Bank, oltre a università e sindacati.
Secondo la George Mason University ogni singola persona che non usa l’auto ne toglie 3 dalle strade congestionate nell’ora di punta. Essendo il traffico mattutino composto da più fattori, spazi stradali, semafori, pedoni, ciclisti, auto e mezzi pubblici, ogni veicolo ha un effetto di rallentamento che coinvolge 3 utenti della strada, quindi l’efficacia nel ridurre il numero di automobilisti nelle ore di punta è di 1 a 3.
4. Il lavoro online
Qualche anno fa era improponibile, ma oggi la diffusione della banda larga, degli schermi a largo formato e dei sistemi di telepresenza rendono sempre più praticabile la modalità di lavoro per via telematica, certo solo per alcuni tipi di lavoro. Ma a livello continentale, in Europa, potremmo risparmiare emissioni di 50 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno se cominciassimo a usare di più il telefono, Internet e le videoconferenze: la stima è stata fatta da Commissione Europea, Wwf ed Etno, l’associazione di categoria delle aziende di telecomunicazioni.
Secondo Gpi, se il 10% della forza lavoro degli Stati Uniti lavorasse tramite telelavoro un giorno la settimana, si eviterebbero 40.000.000 di chilometri, 13.000 tonnellate in meno di gas inquinanti risparmiando oltre 4,5 milioni di litri di carburante settimanalmente.
5. Il car sharing
Il car sharing è sicuramente un servizio importante per il suo ruolo di cambiare l’atteggiamento delle persone dal concetto del possesso a quello dell’accesso. In molte città italiane i servizi si stanno moltiplicando. Ma serve davvero a ridurre traffico e inquinamento?
Secondo uno studio del University of California Transportation Center il car sharing è efficace su due fronti. Prima dell’introduzione del servizio nell’area modello studiata nel 2011 c’erano 0,43 automobili per nucleo familiare, dopo 0,24. L’altro è che le automobili scelte dalle aziende fornitrici sono in genere le più ecoefficienti, evolute ed ecologiche: per esempio, le auto del consorzio Zipcar hanno una media di 33 mpg, contro la media nazionale Usa di 23 mpg.
6. Il car pooling
È la condivisione di un’automobile da parte di più persone che devono fare lo stesso percorso, tipicamente il tragitto casa-lavoro. Si aumenta così l’efficienza del trasporto e si riduce il numero di veicoli circolanti, a parità di persone che si spostano. Anche qui il web viene in soccorso di una pratica di buon senso con diversi servizi online, app e siti dedicati. “Pensate a come rendere il car pooling divertente – consiglia CarbonRally – fate il dj a rotazione, portate a turno il thermos del caffè. Fate leggere ai passeggeri un articolo di giornale quotidiano. Cambiate routine e itinerari. Non parlate delle squadre di calcio”. Alcune aziende hanno creato programmi di rientro garantito a casa.
Secondo un sondaggio Abc solo l’8% di chi va al lavoro in auto fa abitualmente car-pooling, ma il 22% si dice molto interessato a farlo se avesse strumenti che facilitano gli accordi.
7. Il bike sharing
In Italia i sistemi di condivisione a pagamento di biciclette pubbliche al fine di ridurre l’inquinamento e i problemi di viabilità causati dal traffico cittadino sono stati introdotti, dopo qualche isolato esempio pionieristico, a partire dal 2004.
Secondo l’Institute for Transportation and Development Policy i 22.000 utenti del bike sharing di Washington hanno ridotto il numero di miglia fatti in auto di 4,4 milioni all’anno e molti studi dimostrano che 20 minuti di bicicletta al giorno hanno un impatto significativo sulla salute mentale e fisica.
8. Ridurre la velocità
Il piano di emergenza antismog adottato dalle autorità catalane prevede come primo punto la riduzione della velocità massima consentita nelle strade di Barcellona. Sembra un paradosso ma è una legge nota agli urbanisti: ridurre la velocità non rallenta il traffico, ma al contrario lo fluidifica, regolarizzandolo.
A queste considerazioni si aggiunge ovviamente la riduzione dei giri/motore: diminuire la velocità da 50 km/h a 30 km/h comporterebbe una riduzione del 30% degli ossidi di azoto, del 20% il monossido di carbonio e del 10% gli idrocarburi, oltre a una riduzione dell’inquinamento acustico.
9. Fare il tagliando
Nella più recente edizione della Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni dei ministeri dello Sviluppo, dell’Ambiente e dei Trasporti, vengono ricordate le regole dell’ecodrive, cioè della guida individuale che ognuno di noi può adottare: accelerare con gradualità, inserire già a bassi regimi la marcia superiore, mantenere una velocità moderata e il più possibile uniforme, guidare in modo attento e morbido evitando frenate brusche, rallentare gradualmente rilasciando l’acceleratore con la marcia innestata, spegnere il motore quando si può, ma solo a veicolo fermo, controllare la pressione degli pneumatici, togliere i portapacchi, limitare l’uso del climatizzatore.
L’auto ben tagliandata può consumare il 5% in meno (sempre secondo la Guida dei ministeri dello Sviluppo, dell’Ambiente e dei trasporti).
10. La pittura fotocatalitica
È un brevetto italiano già sperimentato in diverse città e ora esportato anche in Cina: sono vernici che si possono applicare ad esempio nelle gallerie (come in via Rombon a Milano) o anche sulle facciate delle case. Tipicamente sono bianche, perché il loro principio attivo è proprio un pigmento bianco, il biossido di titanio, che fissato con tecniche brevettate agisce da fotocatalizzatore sotto l’azione dei raggi ultravioletti. I principali fattori di inquinamento (biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, benzene, ammoniaca, formaldeide, particolato atmosferico PM10) derivanti dagli scarichi delle auto, dalle emissioni delle fabbriche, dal riscaldamento domestico si depositano in superficie trasformandosi in sali inerti e innocui, facilmente lavabili.
Il Cnr in una relazione ha stabilito che un metro quadro di superficie trattata con vernice fotocatalitica è in grado di decomporre in un’ora il 90% dell’inquinamento presente in 80 metri cubi di aria.
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