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Quando si scrive di guerra e di conflitti armati, una delle cose meno citate e affrontate è il ruolo dei bambini. Non perché non faccia notizia o non sia una cosa importante, ma perché chi scrive – non solo chi legge – non vuole farsi coinvolgere emotivamente in una storia straziante e difficile da trattare e
Quando si scrive di guerra e di conflitti armati, una delle cose meno citate e affrontate è il ruolo dei bambini. Non perché non faccia notizia o non sia una cosa importante, ma perché chi scrive – non solo chi legge – non vuole farsi coinvolgere emotivamente in una storia straziante e difficile da trattare e raccontare in modo lucido, oggettivo.
La notizia, data dagli ispettori delle Nazioni Unite (Onu) attraverso un rapporto, è che “mancano all’appello” almeno 10mila bambini siriani. Questo non vuol dire solo che non vanno a scuola, che non possono scoprire, imparare e studiare. Significa che sono rimasti vittime dirette della guerra civile che da quasi tre anni sta devastando la Siria.
Cosa dice il rapporto sul regime
Il rapporto, presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu dalla rappresentante speciale per i bambini e i conflitti armati Leila Zerrougui, affronta diversi aspetti. Il primo riguarda proprio il numero di morti causati da entrambi le parti in conflitto, forze armate del regime di Bashar al-Assad e ribelli che sostengono l’opposizione. Pur non indagando sulle responsabilità, le prove non possono che sollevare una discussione su come perseguire le persone che si sono macchiate di uno dei crimini di guerra più gravi.
Il secondo aspetto riguarda l’uso fatto dei bambini dalle forze governative: usati e detenuti per spingere i parenti “ribelli” ad arrendersi o confessare. Il rapporto si sofferma anche sulle violenze subite dai bambini durante la detenzione. Il governo siriano, ovviamente, ha negato tutto attraverso le parole del viceministro degli Esteri Fayssal Mekdad: “Nego categoricamente che bambini siano stati detenuti. Sono solo voci”.
Cosa dice sui ribelli
Anche l’opposizione è coinvolta. L’ultima accusa, infatti, riguarda la Free Syrian Army che avrebbe reclutato bambini tra le proprie fila per attività militari. Sembra che l’arruolamento di minori non sia stato pensato in modo sistematico, ma i responsabili non avrebbero nemmeno attivato procedure per verificare l’età dei ragazzi. Anche in questo caso, un portavoce del Consiglio militare supremo dei ribelli che si fa chiamare Omar Abu Leila ha dichiarato che non crede al rapporto “perché il numero di combattenti per la Free Syrian Army è molto alto, quindi non c’è nessuna necessità di usare bambini”.
La guerra civile in Siria, cominciata nel marzo del 2011, ha già causato più di 120mila morti e non sembra volgere alla conclusione nonostante a Ginevra, in Svizzera, siano in corso negoziati di pace tra governo e opposizione con la mediazione di alti funzionari dell’Onu.
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