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Il report “Un Po di plastica” è la prima ricerca a concentrarsi sulle microplastiche nel Po, che ogni ora riversa in mare la quantità di rifiuti prodotta in un anno da un italiano.
Il Po riversa in mare 11 tonnellate di microplastiche al giorno, che significa 465 chilogrammi all’ora: l’equivalente di quanti rifiuti vengono prodotti da un cittadino italiano in un anno. A rivelarlo è la ricerca “Un Po di plastica”, condotta da Aica (Associazione internazionale per la comunicazione ambientale) in collaborazione con Erica soc. coop. e lo European research institute (Eri) di Torino, che insieme hanno campionato il fiume più lungo d’Italia alla ricerca di frammenti di plastica.
Lo studio, pubblicato sul sito dell’associazione, analizza sei campionamenti effettuati lungo il fiume e prelevati in sette giorni durante l’evento sportivo e di sensibilizzazione ambientale Keep clean and run, la corsa contro i rifiuti abbandonati (littering) ideata e percorsa dal divulgatore ambientale Roberto Cavallo.
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Secondo le analisi di laboratorio – le prime a concentrarsi sulla presenza di microplastiche nel Po – ogni secondo il principale corso italiano, lungo 652 chilometri, riversa in mare 11.107 frammenti di plastica di dimensione media intorno ai 5 millimetri (la dimensione delle microplastiche), del peso medio di 11 milligrammi ciascuno. È quanto emerge analizzando il campionamento più vicino alla foce, effettuato a Felonica, in provincia di Mantova. Se invece si considera la media dei sei campionamenti, si può affermare che il Po trasporta ogni giorno 13,76 tonnellate di microplastiche, cioè 5.021 tonnellate l’anno.
“Con questa edizione della ‘corsa contro i rifiuti’ abbiamo abbinato la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei ragazzi e delle persone con la ricerca scientifica” racconta Roberto Cavallo, ideatore ed eco-atleta della Keep clean and run. “C’è un gran bisogno di cercare di capire quale sia davvero l’entità del problema e provare a risalire alle cause così da mettere in campo strumenti di prevenzione efficace. Quel che è certo che ogni oggetto non buttato a terra, ogni pezzo di plastica raccolto e messo nella raccolta differenziata, sono rifiuti in meno portati verso il mare. Se i dati letti nei loro numeri ci paiono allarmanti ci dicono anche che ogni piccolo gesto può dare un contributo fondamentale alla soluzione del problema”.
“Abbiamo ripercorso a ritroso l’inquinamento da plastica del principale corso d’acqua italiano, che dà vita a un’intera area del paese” spiega Franco Borgogno, ricercatore di Eri e capo del team scientifico che ha condotto la ricerca nel Po. “La nostra analisi può rappresentare il primo passo di una serie di elaborazioni da realizzare per conoscere con esattezza il grado di inquinamento dei corsi d’acqua. È un’indicazione, un primo spunto, non ancora un’analisi completa. Questi studi sono fondamentali per capire meglio quali sono le fonti di inquinamento e l’incidenza su aree geografiche specifiche”.
Se finora, infatti, le ricerche si sono concentrate per lo più sulle microplastiche nei mari, la novità è stata quella di concentrarsi sull’inquinamento di microplastiche nei fiumi. Partendo dal dato del Wwf secondo cui ogni anno nel Mediterraneo si concentrano 570 mila tonnellate di microplastiche, significa che il Po contribuisce per meno dell’1 per cento. Una buona notizia? In realtà Borgogno avverte: “Non prendiamolo come dato assoluto. I nostri numeri sono precisi, ma indicativi e la letteratura scientifica sul tema è ancora da costruire”.
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