Grazie all’associazione Friends of bonobos, un gruppo di 14 esemplari è stato reintrodotto nella foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo.
Un gruppo di 14 bonobo è stato reintrodotto nella foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo.
Il santuario Lola ya bonobo porta avanti da molti anni il programma di reintroduzione della specie: questo è il secondo caso di successo.
A marzo 14 bonobo (Pan paniscus) sono tornati nel proprio ambiente naturale: questa è la seconda volta che un gruppo di esemplari viene reintrodotto in natura. La nuova casa di questi animali è la riserva Ekolo ya bonobo, nascosta nella foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo.
Il santuario dedicato ai bonobo
Dopo decenni di lavoro al Lola ya bonobo, santuario di Kinshasa dedicato proprio al recupero di questi primati, l’associazione Friends of bonobos ha potuto finalmente rimettere in libertà i 14 esemplari, vittime del traffico di animali selvatici. In questo centro, il cui nome significa “paradiso dei bonobo” nella lingua locale, si svolgono da moltissimi anni dei programmi educativi per far comprendere alle persone quanto la specie sia importante, sia per la foresta che per la società.
Era dal 2009 che non avvenivano reintroduzioni. Nel 2018 i 14 bonobo erano stati trasferiti in una zona di quarantena vicino al luogo del rilascio, ma si è dovuto aspettare fino a marzo scorso per completare la reintroduzione, a causa di un’epidemia di ebola e di vari problemi tecnici dovuti alla pandemia di Covid-19.
Una reintroduzione di successo
“La casa di Maya è la foresta”: queste le parole di Fanny Minesi, dirigente dell’organizzazione no-profit e figlia della fondatrice del santuario Claudine André. Maya è la matriarca del gruppo, fu recuperata più di 25 anni fa ed è stata fra i primi bonobo salvati da Claudine. Insieme a Maya sono stati reintrodotti anche i suoi tre piccoli, nati all’interno del santuario.
I bonobo rilasciati si stanno adattando bene, come riportato dall’organizzazione: attualmente all’interno della riserva ci sono 30 esemplari; tra loro anche i primi reintrodotti e i nuovi nati, a dimostrazione del successo del programma. Le nuove nascite sono sempre da festeggiare. Gli individui in natura dovrebbero essere circa 15mila; tuttavia, le stime sono incerte poiché è stato esaminato solamente un terzo del loro areale, la fitta foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo in Africa centrale.
La selezione per essere reintrodotti
Le minacce principali per i bonobo sono la caccia e il traffico illegale. Così come per altri primati, gli adulti vengono uccisi sia per la loro carne che per alcune parti del corpo. I piccoli invece vengono spesso venduti come animali domestici. I cuccioli rimasti orfani vengono portati al centro e accuditi da madri surrogate umane – qualche anno fa è stata documentata l’adozione degli orfani da parte di altre madri bonobo –.
I programmi di reintroduzione funzionano grazie al lavoro dei volontari, dei veterinari e dei ricercatori che permettono a questi animali di ritornare nel loro habitat naturale. Alcuni di loro, però, passeranno tutta la loro vita all’interno del santuario perché non tutti completeranno il processo di reintroduzione. La selezione è fondamentale per il successo delle operazioni: vengono scelti soggetti di almeno otto anni, che non siano troppo attaccati agli umani e che riescano ad andare d’accordo con il gruppo prescelto. I piccoli seguiranno le loro madri, così da non risultare un handicap per l’intero gruppo.
It’s Monday! What’s your morning routine? 🌞
At Lola ya Bonobo Sanctuary, the baby bonobos start their day with a bottle of milk and a bath. Bath time is important to reduce the risk of illness for bonobos and their caregivers. 🍼🛁#bonobos#conservation#Congopic.twitter.com/knbpDFJn8j
— Friends of Bonobos/Lola Ya Bonobo (@Lola_ya_Bonobo) April 25, 2022
Una speranza futura
Questo si è dimostrato, quindi, un altro progetto di reintroduzione di successo. Tuttavia, quello che si spera è che un giorno, finalmente, questi progetti non saranno più necessari, perché il bracconaggio e le altre minacce termineranno di esistere. Speriamo che a terminare non siano prima le specie.
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