Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
1.428 delfini sono stati uccisi durante una Grindadráp alle isole Faroe
Si pensa che sia la Grindadráp più sanguinosa di sempre. Persino gli abitanti locali hanno condannato i numeri della caccia.
Nella notte di domenica 12 settembre, un branco di 1.428 delfini lagenorinco dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens) è stato ucciso alle isole Faroe, in quella che si crede essere la Grindadráp, la mattanza di cetacei, più sanguinosa di sempre. A lanciare l’allarme è l’organizzazione Sea Shepherd che ha denunciato come gli animali siano stati prima accerchiati dalle barche e poi spinti a riva, dove sono stati brutalmente uccisi. Solamente nel 2021, sono già 2.043 i globicefali che hanno perso la vita in questo modo.
1.428 delfini sono morti alle isole Faroe
La strage è avvenuta sulla spiaggia Skálabotnur, sull’isola faroese di Eysturoy. Sea Shepherd, impegnata dal 1980 per fermare questa tradizione barbarica, ritiene che potrebbe trattarsi della più grande mattanza di delfini e globicefali nella storia delle isole. Il numero di animali uccisi sarebbe persino superiore a quelli morti durante un’intera stagione di caccia nella baia di Taiji, in Giappone, dove i delfini vengono catturati violentemente per essere poi venduti agli acquari di tutto il mondo.
“Considerando il periodo in cui viviamo, con una pandemia mondiale che ha fermato l’intero Pianeta, è sconvolgente vedere la natura attaccata in questo modo”, ha affermato il capitano Alex Cornelissen, amministratore delegato di Sea Shepherd global. “Se abbiamo imparato una cosa in questa pandemia è che dobbiamo vivere in armonia con la natura, invece di distruggerla”.
La violenza di questa caccia ha sconvolto anche i locali
La violenza della caccia di domenica non ha sollevato solo l’indignazione internazionale. Persino molti abitanti locali, che vedono la Grindadráp come una “normale” tradizione, sono rimasti sconvolti da quello che hanno visto e hanno segnalato numerose violazioni delle leggi che la regolamentano. Uno di loro si è addirittura rivolto alla prima ministra danese Mette Frederiksen chiedendole di indagare.
Secondo quanto riportato da Sea Shepherd, sarebbe partito tutto da un grindforeman, uno dei responsabili delle cacce dei distretti, che avrebbe dato l’ok per procedere senza essere stato autorizzato. “È a causa sua che 1.428 delfini sono stati spinti per più di 40 chilometri: ha preso la decisione di macellarli anche se non c’erano ‘abbastanza’ persone o barche per gestirli tutti e ha permesso che avvenisse un massacro completamente caotico”, ha denunciato Sea Shepherd sui suoi canali social. “Abbiamo visto delfini dilaniati dalle eliche delle imbarcazioni. Abbiamo visto delfini faticare e lottare mentre i balenieri fendevano i loro corpi. Semplicemente non ci sono parole per descrivere l’orrore di questa notte”.
Perché esiste ancora la Grindadráp
Gli abitanti delle isole Faroe hanno cacciato in queste acque per secoli. La prima Grindadráp infatti risale al 1548 e ai tempi garantiva la sopravvivenza della popolazione locale, che si cibava della carne degli animali cacciati. Per questo motivo, ha per loro un forte valore culturale e simbolico.
Oggi però la situazione è ben diversa da quella del 1500 e lo scopo stesso della Grindadráp non esiste più. Nel caso della caccia di domenica, in molti hanno sollevato preoccupazioni circa il numero di animali uccisi. Generalmente, la loro carne viene distribuita tra i partecipanti e le comunità delle isole, ma data la quantità di globicefali uccisi, si teme che sia troppa e che possa essere in parte rigettata in mare.
Inoltre, oltre alla crudeltà a cui vengono condannati gli animali, numerosi esperti hanno anche sottolineato come sia pericoloso per la salute umana nutrirsi dei loro corpi, dato che al loro interno sono state trovate grosse quantità di metalli pesanti e mercurio.
Riflettere sulle tradizioni
Guardare le foto e i video della Grindadráp lascia sempre senza parole. La cosa che colpisce di più è la violenza con la quale gli esseri umani prima accerchiano e poi si accaniscono sugli animali che giacciono inermi e stremati al suolo.
Alle isole Faroe hanno perso la vita in un anno circa duemila globicefali. Nello stesso periodo, in tutto il mondo, sono stati macellati sessanta miliardi di animali, quasi dieci volte la popolazione umana sulla Terra. E da questo calcolo sono esclusi i pesci, dato che i loro numeri sono così grandi che ne misuriamo le vite in chili. La crudeltà alla quale vengono sottoposti i delfini, poi, non è diversa da quella denunciata ogni giorno all’interno degli allevamenti intensivi di altri animali, come maiali, mucche e polli. Ciò che cambia è che in qualche modo si è costretti ad assistere alla Grindadráp, perché avviene alla luce del sole. Mentre quello che succede nei capannoni è tenuto ben lontano dai nostri occhi.
Per questo l’indignazione e la voglia di agire per fermare la tradizione faroese dovrebbe spingerci a rivalutare il nostro rapporto con gli animali e il concetto stesso di tradizione.
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