Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Abbiamo superato i 2 gradi di aumento della temperatura media globale, su base giornaliera
Il 17 e il 18 novembre sono state due giornate straordinarie per il clima: superata per la prima volta la soglia (anche psicologica) di 2 gradi di aumento della temperatura media globale su base giornaliera.
- Per la prima volta, anche se su base giornaliera, è stata superata la soglia dei 2°C di aumento della temperatura media globale.
- A trainare il record sono El Niño e una primavera con temperature fuori controllo nell’emisfero australe.
“C’è una probabilità del 98 per cento che almeno uno dei prossimi cinque anni, e il quinquennio nel suo insieme, sarà il più caldo mai registrato da quando le temperature vengono misurate con regolarità. Ciò non significa che supereremo in modo permanente gli 1,5 gradi perché è possibile che, se saremo in grado di abbattere le emissioni climalteranti, si possa tornare sotto tale soglia. Tuttavia, tali sforamenti avverranno con una frequenza crescente, secondo quanto sottolineato dal segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, il finlandese Petteri Taalas: ‘La combinazione di El Niño e dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo – ha affermato – spingeranno le temperature globali in un territorio inesplorato. Ciò avrà ripercussioni di vasta portata per la salute, la sicurezza alimentare, la gestione dell’acqua e l’ambiente. Dobbiamo essere preparati”.
Queste parole, anche se sembrano lontane anni luce, risalgono a poco, pochissimo tempo fa. Sono tratte da un articolo scritto da Maurizio Bongioanni il 19 maggio 2023. Esatto, quest’anno. Sembrano parole ormai distanti e frutto di una previsione passata perché in questi giorni, in particolare il 17 e il 18 novembre, per la prima volta nella storia dell’umanità, abbiamo superato non gli 1,5 bensì i 2 gradi Celsius di aumento della temperatura media globale rispetto al periodo climatico pre-industriale, cioè quello compreso tra il 1850 e il 1900. Per la precisione, secondo i dati riportati da Copernicus climate change service, l’istituto che monitora il clima per conto dell’Unione europea, il 17 novembre la temperatura su base giornaliera è stata di 2,07 gradi superiore rispetto alla media pre-industriale, mentre il 18 novembre di 2,06 gradi.
Per chi se lo chiedesse: lo scarto più alto di aumento rispetto alla media pre-industriale (in questo caso su base giornaliera) non significa e non coincide con il giorno con la temperatura media più alta.
Di record in record
Non abbiamo fatto in tempo a digerire la notizia che anche ottobre 2023 è stato il mese di ottobre più caldo di sempre con una temperatura media più alta di 1,7 gradi rispetto alla media pre-industriale, non abbiamo fatto in tempo a capire la portata della notizia che indica come praticamente certo il fatto che il 2023 sarà l’anno più caldo della storia, battendo di gran lunga il record segnato in precedenza dal 2016, che ora siamo già in rotta di collisione verso la soglia dei 2 gradi centigradi. E questo è davvero inquietante, non tanto per il fatto in sé, ma per la rapidità con cui tutto ciò si sta verificando. Stiamo letteralmente bruciando le tappe verso il “baratro climatico”, per usare le parole del segretario generale António Guterres, a un ritmo davvero sorprendente e devastante.
Il fatto non è direttamente collegato, ma proprio venerdì 17 novembre ha fatto il giro del mondo (nel senso letterale dell’espressione) la notizia che una persona, Ana Clara Benevides, 23 anni, è morta per arresto cardiaco dopo essere svenuta in mezzo a una folla di circa 60mila persone mentre si trovava al concerto della cantante statunitense Taylor Swift. Un fatto che fa notizia se si considera che proprio in quelle ore a Rio de Janeiro, in Brasile, si è toccata una temperatura massima di 43,8 gradi, con l’indice di calore percepito che ha sfiorato i 60 gradi (59,7°C, per la precisione). Su Instagram è circolato anche un video in cui si nota che Swift, proprio quella sera, fosse in evidente difficoltà respiratorie per il caldo mentre si esibiva, mentre la stessa cantante ha deciso di annullare (o forse posticipare) la seconda data del 18 novembre proprio per rispetto nei confronti della morte di Benevides. Una morte per mano del clima.
La madre di tutte le battaglie
A meno di dieci giorni dalla Cop28 di Dubai, la conferenza sul clima che si tiene dal 30 novembre al 12 dicembre, c’è poco altro da dire. I grafici che vedete qui sopra sono impressionanti. La curva rosso intenso, quella relativa al 2023, stacca in modo assurdo il record precedente – l’altra curva di un rosso meno intenso che si vede sotto, non è la media, ma è il record precedente che è stato polverizzato dall’anno che stiamo vivendo – e questo dovrebbe far capire non solo l’urgenza, ma anche la necessità di agire in fretta e furia per metterci in sicurezza come specie e cercare di riportare il clima del pianeta in una condizione di vivibilità, per noi e per le altre specie con cui condividiamo questa meraviglia.
Questa, del resto, è la madre di tutte le battaglie per i diritti. Perché non c’è tregua, non c’è cessate il fuoco, non c’è pace, non c’è parità di genere, non c’è uguaglianza, non c’è rispetto, non c’è cultura su un pianeta morto.
Eppure, in queste settimane, altri temi hanno messo in ombra – per l’ennesima volta – questa sfida che non può più essere rinviata. Lo hanno capito persino Cina e Stati Uniti dopo l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden. Le due superpotenze, nonostante gli scontri diplomatici per il controllo o l’indipendenza di Taiwan e per una serie di altre questioni di natura economica e commerciale, hanno trovato proprio nel clima un punto di incontro irrinunciabile facendo proprie le richieste delle varie agenzie che hanno ribadito in più occasioni che bisogna triplicare il ritmo con cui creiamo nuovi impianti da fonti rinnovabili, da qui al 2030.
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