Il 15 gennaio 2021 i decessi a causa del coronavirus hanno superato i 2 milioni in tutto il mondo. Una cifra “che spezza il cuore” secondo le Nazioni Unite.
“Il mondo ha raggiunto una soglia che spezza il cuore”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Dietro al numero sconvolgente ci sono nomi e volti: un sorriso ormai un ricordo, una sedia per sempre vuota a tavola, una stanza in cui rimbomba il silenzio di una persona amata”.
Il 15 gennaio 2021 il mondo ha superato le 2 milioni di vittime a causa della pandemia di Covid-19, con i casi totali che si avvicinano ai cento milioni (91.816.091). La soglia del milione di decessi era stata raggiunta lo scorso settembre, nove mesi dopo il primo caso identificato a Wuhan in Cina. Questo significa che per raddoppiare la cifra ci è voluto soltanto poco più di tre mesi.
Our world has reached a heart-wrenching milestone: #COVID19 has now claimed two million lives.
Sadly, the impact of the pandemic has been made worse by the absence of global coordination.
In the memory of those two million souls, the world must act with far greater solidarity. pic.twitter.com/wFGZpiLmIj
Una persona muore ogni otto secondi a causa del coronavirus
Secondo l’agenzia Reuters, infatti, nelle prime settimane del 2021 si sta registrando una media di quasi 12mila morti al giorno in tutto il mondo. Una persona muore ogni otto secondi a causa del coronavirus.
Molti paesi sono tornati in lockdown e hanno rafforzato le misure di contenimento dopo che i numeri sono stati raggiunti nuovi picchi, alcuni ancor più alti rispetto alla prima ondata della pandemia. È ad esempio il caso del Regno Unito, alla prese con nuove varianti, che registra morti giornaliere superiori al migliaio e una curva di contagi esponenziale. Così come per gli Stati Uniti che, secondo la John Hopkins University, rimangono il paese più colpito al mondo, seguito da Brasile, India, Messico e Regno Unito. E l’Europa che invece registra il 32 per cento delle morti legate al coronavirus di tutto il mondo. La Cina, invece, si ritrova a registrare la prima morte da coronavirus dallo scorso maggio e a imporre nuovi lockdown per milioni di persone.
Quello che non ci aspettavamo è che così tante morti si sarebbero verificate nei paesi più ricchi del mondo. E il fatto che i paesi più ricchi del mondo stiano gestendo male la situazione è scioccante
Bharat Pankhania, esperto di malattie infettive alla University of Exeter
I vaccini nel mondo
Con l’avvio delle campagne vaccinali nei vari paesi, iniziate con la somministrazione delle prime dosi al personale sanitario e alle fasce di popolazione più a rischio, si spera e si attende di vedere i risultati. Al momento il paese che ha somministrato il più alto numero di dosi è Israele (con circa 25 dosi somministrate ogni 100 persone), seguito dagli Emirati Arabi (15 dosi ogni 100 persone) e il Regno Unito (5 dosi ogni 100 persone). I paesi che hanno ricevuto invece più dosi sono Cina e Stati Uniti (oltre 10 milioni ciascuno). Israele, però, è l’esempio del rischio di una somministrazione dei vaccini non equa, che purtroppo si teme si verificherà in molti paesi nei confronti delle fasce più deboli della popolazione. In Israele, infatti, i vaccini vengono somministrati nei territori occupati illegalmente, ma solo ai coloni. Il popolo palestinese resta invece escluso.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.