Il 27 novembre aprono le candidature per la seconda edizione di Women in Action, il programma di LifeGate Way dedicato all’imprenditoria femminile.
Il domani migliore dell’Africa è legato alla salute e all’educazione dei suoi figli
La Fondazione Ambrosoli compie vent’anni. Dal 1998 aiuta a portare cure, formazione e vita a Kalongo, un paese remoto nel Nord Uganda, per salvare e costruire il futuro dei più vulnerabili.
Da sempre crediamo che il domani migliore dell’Africa sia indissolubilmente legato alla salute e all’educazione dei suoi figli. Per questo, oggi più che mai, il nostro sguardo è puntato sulle donne e sui più piccoli, il futuro del loro Paese. Nel corso degli anni abbiamo via via intensificato la nostra attenzione e nostri sforzi verso di loro, le fasce più vulnerabili e indifese.
L’ospedale di Kalongo, nel distretto di Agago in Uganda, opera in un’area dove il 35 per cento della popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno in condizioni di povertà assoluta e i minori sono la categoria più vulnerabile e maggiormente colpita dalla povertà, dove 63 per cento ha meno di diciotto anni. La guerra ha lasciato dietro di sé schiere di bambini orfani, devastando intere famiglie. Solo nell’area di Kalongo 14 minori su 100 sono orfani. Anche i dati di mortalità infantile sono drammatici: 55 bambini su mille muoiono prima dei cinque anni (in Italia 4) e 38 su mille prima di un anno (in Italia 3).
Leggi anche: Qui a Kalongo ci sono solo bambini
È un panorama d’infanzia negata sin dai primi giorni di vita, di difficoltà ad accedere a cibo sufficiente per un corretto sviluppo, all’acqua pulita e ai servizi igienici. Difficoltà a fruire di un’istruzione adeguata e di servizi sanitari essenziali. In questo quadro drammatico l’ospedale rappresenta veramente un’ancora di salvezza con un impatto decisivo su tutta l’area.
Negli ultimi tre anni, il 31 per cento dei pazienti assistiti è rappresentato da bambini di età inferiore ai 5 anni – pari a 44.592 bambini – solo nell’ultimo anno 3.686 i bambini nati all’ospedale di Kalongo di cui 230 prematuri.
Per questo siamo fortemente impegnati a offrire ai nostri piccoli pazienti e alle loro mamme le cure migliori in un ambiente accogliente e adatto ai loro specifici bisogni, e soprattutto vogliamo salvare più vite. Questo significa poter contare su personale specializzato, competente e motivato. È dunque prioritario investire sul personale sanitario locale, sostenendo borse di studio e offrendo formazione continua, anche grazie alla presenza di professionisti italiani che con generosità trasferiscono le loro competenze in loco.
Leggi anche: Le donne ostetriche di Kalongo che con un semplice pap test danno tempo, e vita, a chi non ce l’ha
Per questo abbiamo intensificato i nostri sforzi a 360 gradi sia nella ricerca di fondi sia di figure professionali capaci di trasferire competenze e know-how in loco. Il nostro impegno per il domani migliore di Kalongo continua. Un’eredità di vita, di forza e di gioia, che custodiamo da vent’anni.
La storia di Giuseppe Ambrosoli e Kalongo
Nato a Ronago, in provincia di Como, nel 1923, padre Giuseppe Ambrosoli lascia la famiglia e una brillante carriera di medico per dedicarsi agli ultimi. Arriva presso il piccolo dispensario di Kalongo, nel nord dell’Uganda, nel 1956. Vi rimane fino al giorno della sua morte, nel 1987, proprio al culmine della disastrosa guerra civile ugandese. Padre Giuseppe, che è ricordato in Uganda come “il medico della carità”, durante i suoi trent’anni di opera missionaria ha trasformato un piccolo dispensario in un ospedale moderno e attrezzato e ha fondato la St. Mary’s Midwifery School, oggi la migliore scuola di ostetricia dell’Uganda.
Dopo la morte di padre Giuseppe Ambrosoli l’ospedale miracolosamente sopravvissuto riparte affrontando nuovi anni di guerra, malattie, povertà continuando nel suo impegno incessante di supporto e cure mediche verso una popolazione molto provata e che vede in esso l’unico punto fermo per guardare a un futuro di speranza.
Il 20 febbraio 1998 per volontà della famiglia Ambrosoli e dei Missionari Comboniani nasce ufficialmente la Fondazione Dr. Ambrosoli Memorial Hospital.
La solidarietà che unisce Italia e Uganda
Iniziano anni di intenso lavoro e impegno quotidiano sotto la spinta di familiari, amici e colleghi per riannodare quel filo di solidarietà tra l’Italia e l’Uganda e la generosità di tanti si rimette in moto con destinazione Kalongo. Vengono inviati i primi container ricchi di ciò che serve per far funzionare al meglio l’ospedale. E prima di tutto medici, elettricisti, falegnami, sono pronti a partire come volontari e a rimboccarsi le maniche per rimettere in moto quella macchina di amore e solidarietà che la drammatica morte di padre Giuseppe aveva interrotto.
In queste poche righe si racchiude la storia e l’intenso impegno della fondazione che, ancora oggi dopo vent’anni, porta avanti il proprio lavoro coniugando lo spirito di cura, solidarietà e fede che ispirava padre Ambrosoli con una gestione efficiente e ispirata a un efficace modello imprenditoriale e manageriale. Un sostegno non soltanto economico per garantire l’attività corrente e per ampliare e ristrutturare i reparti, ma anche un supporto manageriale, e un investimento nella formazione del personale locale, indispensabile perché le due strutture possano continuare ad esistere autonomamente negli anni futuri.
Leggi anche: Un ospedale e sei pozzi d’acqua per ridare il futuro a chi lo ha smarrito
In questi vent’anni la fondazione ha erogato 2,5 milioni di euro di donazioni a supporto dell’ospedale per cura e formazione, di cui quasi 700mila euro destinati agli indispensabili interventi strutturali e all’acquisto di macchinari per incrementare le prestazioni sanitarie. Negli ultimi otto anni grazie a borse di studio si sono diplomati 40 professionisti tra ostetriche e lauree specialistiche in medicina e management. In dieci anni sono stati mandati a Kalongo 50 professionisti tra medici, specializzandi e personale tecnico sia a titolo volontario che retribuito per rafforzare e consolidare le professionalità locali.
Grazie a tutto questo, la fondazione ha permesso all’ospedale di raggiungere importanti obiettivi sul piano della cura: 1 milione di pazienti curati, di cui oltre 300mila bambini al di sotto dei cinque anni; 60mila parti assistiti; 35mila interventi chirurgici. Dopo anni di direzione italiana l’ospedale è oggi ugandese e la Fondazione guarda al futuro: l’impegno deve proseguire perché il bisogno è sempre più urgente.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nel 2023 sono state uccise 85mila donne nel mondo: nel 60 per cento dei casi, il colpevole era il partner o un membro della famiglia.
Il tumore alla cervice uterina è una delle principali cause di morte tra le donne in Africa. Dove il primo ospedale è lontano giorni di cammino, la prevenzione diventa essenziale. Il racconto del progetto Mario Sideri a Kalongo, in Nord Uganda.
Un gruppo di studenti universitari ha raggiunto la città di Kaifeng l’8 novembre dopo cinque ore di viaggio in sella a biciclette in sharing
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Più di cento calciatrici hanno inviato una lettera alla Fifa per chiedere di interrompere la sponsorizzazione con la Saudi Aramco
Da questo autunno 7.000 nuovi studenti di San Diego sosterranno corsi che includono una quota di tematiche riservate al clima.
Dopo la non convalida dei trattenimenti dei 12 migranti di Egitto e Bangladesh, l’elenco dei Paesi sicuri viene definito per legge.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.