Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Nel 2015 le emissioni di CO2 in Italia sono aumentate
I dati resi noti dall’Ispra parlano di un aumento del 2 per cento rispetto all’anno precedente. Metà di queste provengono dai settori della produzione di energia e dei trasporti.
Se fino al 2014 le emissioni di CO2eq dell’Italia sono diminuite del 19,8 per cento rispetto all’anno di riferimento (1990) e del 4,6 per cento rispetto all’anno precedente, il 2015 ha invece segnato un leggero aumento: un 2 per cento. Sia chiaro, si tratta comunque di un leggero rialzo, che fa restare il nostro paese ben al di sotto, di circa il 17.7 per cento, del valore assegnato in ambito comunitario (13 per cento).
Lo rende noto l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), con il suo annuale “Inventario delle emissioni dei gas ad effetto serra”, diffondendo la serie storica 1990-2014 delle emissioni atmosferiche nazionali e i primi dati preliminari del 2015. “Tra il 1990 e il 2014, le emissioni di tutti i gas serra sono passate da 522 a 419 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, variazione ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2”, scrive l’Ispra in una nota stampa.
In calo anche le altre emissioni di gas climalteranti, a partire dal metano (CH4 -20,7 per cento) e di protossido d’azoto (N2O -32,2 per cento). In aumento invece le emissioni dei gas fluorurati, utilizzati nelle apparecchiature di refrigerazione e condizionamento, con un peso complessivo sul totale pari al 2,9 per cento.
Emissioni di CO2. I maggiori contributi da trasporti e produzione di energia
Secondo l’Inventario sono il settore dei trasporti e della produzione di energia a contribuire alla metà delle emissioni. Questo è dovuto all’aumento delle “percorrenze complessive (veicoli x km) per le merci del 34 per cento e per il trasporto passeggeri del 17 per cento”. Anche se si sottolinea che si è registrata una riduzione delle percorrenze di merci su strada nel complesso. Mentre “le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del
28,1 per cento”, grazie anche all’impiego delle energie rinnovabili.
Interessante invece notare come la riduzione relativa al settore residenziale sia diminuita per l’effetto di due concause: la crescita nell’utilizzo del metano e il prolungarsi di inverni relativamente miti. Da sottolineare infine la profonda riduzione da parte dell’industria chimica (-72.1 per cento) e da parte del settore dell’agricoltura, con una riduzione del 16.2 per cento tra il 1990 e il 2014. “La riduzione principale – scrive l’Ispra – si è ottenuta nelle emissioni dovute alla fermentazione enterica (-12,6 per cento) e alle deiezioni animali (-23,4 per cento) poiché sono diminuiti i capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e, grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati, anche alle emissioni dai suoli agricoli (-16,3 per cento)”.
Immagine di copertina di Carsten Koall / Getty Images
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Pubblicate nella notte le nuove bozze di lavoro alla Cop29 di Baku, compresa quella sulla finanza climatica. Strada ancora in salita.
Quando l’Italia firmò l’accordo per una riduzione delle emissioni di CO2 del 6,5 per cento entro il 2012 rispetto ai livelli del 1990, ci furono opposizioni fortissime soprattutto da parte dei settori più conservatori del nostro comparto industriale. Oggi siamo a meno 20 per cento: era un obiettivo possibile e lo abbiamo anche superato. Questo lo dobbiamo
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
La nuova edizione del Climate change performance index constata pochi passi avanti, da troppi paesi, per abbandonare le fossili. Italia 43esima.
Uno studio della rete di esperti MedECC e dell’Unione per il Mediterraneo mostra quanto il bacino sia vulnerabile di fronte al riscaldamento globale.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
Per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro impatti servono fondi. Alla Cop29 i Paesi sono molto distanti su quanto e chi debba pagare.
Il governo del Regno Unito ha scelto la Cop29 di Baku per annunciare il suo prossimo piano di riduzione delle emissioni di gas serra.