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Il 2020 è stato tra i 3 anni più caldi di sempre. Il nuovo rapporto Copernicus
La fotografia del clima che cambia in Europa e nel mondo nel nuovo rapporto 2020 del servizio di monitoraggio Copernicus.
Il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi da quando le temperature vengono monitorate con regolarità. E gli ultimi sei sono stati i sei più caldi di sempre. Le concentrazioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare e sono ai massimi storici da almeno il 2003. Negli ultimi cinque anni la temperatura media globale è risultata di 1,2 gradi centigradi superiore al periodo che va dal 1850 al 1900. La fotografia contenuta nel nuovo rapporto del servizio europeo sui cambiamenti climatici Copernicus, intitolato European State of the Climate 2020, è semplicemente inquietante.
In Europa durante l’inverno 2020 la temperatura è stata di 3,4 gradi superiore alla media
Lo studio, pubblicato giovedì 22 aprile, spiega che, nel Vecchio Continente, il 2020 ha fatto registrare l’inverno e l’autunno più caldi di sempre. Nel corso della stagione fredda, la temperatura è risultata infatti di ben 3,4 gradi centigradi più elevata rispetto alla media, in particolare per quanto riguarda l’Europa nord-orientale. Ciò ha comportato un impatto enorme sulla copertura nevosa e, ad esempio, sulla calotta glaciale nel mare di Laptev, che tra i mesi di giugno e novembre non è mai stata così esigua.
Il 2020 sarà ricordato per il caldo record in Siberia, gli incendi e la tempesta Alex
«In particolare in Siberia – ha spiegato Freja Vamborg, del Centro europeo per le previsioni meteo a medio termine (Ecmwf) – le temperature hanno registrato dati straordinariamente elevati: 6 gradi centigradi superiori rispetto alla media». Le precipitazioni nevose sono state inoltre basse e gli incendi hanno registrato record di numero ed estensione.
Il rapporto di Copernicus sottolinea inoltre come si siano registrate «numerose ondate di caldo nel corso dell’estate, colpendo diverse regioni, sebbene esse non siano state intense come quelle degli anni precedenti». Il 2020 è stato inoltre segnato dal passaggio della tempesta Alex, che ha portato precipitazioni record nell’Europa occidentale, «provocando inondazioni in alcune regioni di Spagna, Francia, Regno Unito e Alpi meridionali», ha aggiunto Vamborg. Ciò nonostante, mai dal 1983 era stato registrato un numero così alto di giornate di sole.
Concentrazioni di CO2 in aumento dello 0,6% a livello mondiale
Per quanto riguarda più specificatamente l’Artico, il 2020 è risultato l’anno più caldo di sempre, e con un ampio margine. Durante il mese di marzo, un vortice polare particolarmente forte ha provocato inoltre una riduzione record dell’ozono nell’atmosfera dell’emisfero settentrionale. Al contempo, la climatologa dell’Ecmwf ha spiegato inoltre che «nel 2020 le concentrazioni di CO2 sono aumentate dello 0,6 per cento, mentre quelle di metano dello 0,8 per cento».
Vincent-Henri Peuch, direttore del servizio di monitoraggio atmosferico Cams di Copernicus, ha commentato in questo senso che «occorrerà inevitabilmente rivedere i target in termini globali in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra».
“I dati del servizio Copernicus servano per agire”
Più in generale, Carlo Buontempo, direttore del servizio C3S sui cambiamenti climatici di Copernicus, ha commentato la presentazione del rapporto spiegando che quest’ultimo rappresenta “un’analisi completa dei principali eventi climatici in Europa. Essa considera molteplici indicatori e li colloca in un contesto globale. È fondamentale monitorare ogni variabile interconnessa per poter vigilare sul nostro sistema climatico, comprendendone i cambiamenti”. Ciò al fine di assumere decisioni conseguenti: “Mai come oggi è necessario usare le informazioni che abbiamo a disposizione per agire, mitigando e adattandoci ai cambiamenti climatici. Dobbiamo accelerare i nostri sforzi per ridurre i rischi in futuro”.
Nel 2019, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) aveva affermato che, per centrare una limitazione della temperatura media globale, entro il 2100, a 1,5 gradi più del periodo pre-industriale, occorre diminuire le emissioni del 7,6 per cento. E farlo ogni anno, fino al 2030.
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