Con una sentenza storica, la Cassazione conferma la condanna per il comandante italiano che ha consegnato 101 migranti alla Libia.
Nel 2020 gli eventi meteo estremi hanno causato più migrazioni interne della guerra
Le migrazioni interne dovute ai disastri ambientali sono state tre volte più numerose nel 2020 di quelle legate ai conflitti.
Nel 2020, uno degli anni più caldi della storia, sono avvenute oltre 40 milioni di nuove migrazioni interne in 149 paesi e territori. Di queste, più di 30 milioni sono dipese da eventi meteorologici estremi come uragani, alluvioni e incendi. Ciò significa che i fenomeni legati ai cambiamenti climatici hanno causato il triplo delle migrazioni rispetto ai conflitti.
Il 2020 è stato un anno di tristi record
La notizia è stata rivelata dal Norwegian refugee council’s internal displacement monitoring centre (Idmc), che avverte come questi dati siano da record, ma in linea con il trend evidenziato nell’ultimo decennio. Alla fine dello scorso anno il numero totale di profughi interni (in inglese internally displaced people, idp) era di 55 milioni, 5 in più del 2019. Di questi, almeno 7 milioni erano migranti climatici, ma secondo l’Idmc la cifra sarebbe notevolmente più alta.
Molti migranti climatici sono bambini
20 milioni erano bambini sotto i 15 anni, mentre 2,6 milioni avevano più di 65 anni. Le nazioni con il più alto numero di profughi interni dovuti ai conflitti sono state la Siria, la Repubblica Democratica del Congo e la Colombia, invece l’Afghanistan, l’India e il Pakistan hanno registrato la maggior quantità di migranti climatici. La quota di persone costrette a lasciare le proprie case pur rimanendo all’interno del proprio paese è stata due volte superiore rispetto a quella dei rifugiati accolti oltre confine.
Sullo sfondo, la pandemia di Covid-19
“È particolarmente allarmante il fatto che cifre simili siano state riscontrate nel contesto della pandemia di Covid-19, un periodo in cui reperire i dati è stato più difficile a causa delle restrizioni e, parallelamente, meno persone hanno cercato assistenza nei rifugi d’emergenza per paura di essere contagiate”, ha commentato Alexandra Bilak, direttrice dell’Idmc.
“Questa crisi è dovuta a molti fattori interconnessi, inclusi i cambiamenti climatici e ambientali. In un mondo reso più fragile dalla malattia, una forte volontà politica e gli investimenti nelle soluzioni di tipo locale sono più importanti che mai”.
Mitigare il riscaldamento globale per proteggere i popoli
Il segretario generale del Norwegian refugee council, Jan Egeland, ha aggiunto che “è sconvolgente pensare che, in ogni secondo dello scorso anno, un essere umano sia stato costretto a lasciare la propria casa. Stiamo fallendo nel difendere i più vulnerabili dai conflitti e dai disastri ambientali”.
Dobbiamo ricordarci che impegnarci a mitigare gli effetti della crisi climatica significa salvaguardare i bambini e tutti coloro che vivono nelle aree più a rischio, garantendo loro un futuro. Inquinare meno significa salvare delle vite.
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