Cancer and heart disease vaccines ‘ready by end of the decade’ https://t.co/7rDMA4j4DK
— The Guardian (@guardian) April 7, 2023
Due termini correlati che esprimono concetti leggermente diversi. Abbiamo chiesto aiuto a Vidas per capire.
Per il chief medical officer di Moderna, Paul Burton, la ricerca corre ed entro il 2030 avremo un vaccino per il cancro e le malattie cardiovascolari.
Il primo, storico vaccino contro il cancro potrebbe essere finalmente all’orizzonte. E oltre ai tumori, i vaccini potrebbero salvarci anche da malattie cardiovascolari e autoimmuni. Forse già dal 2030. E forse anche, indirettamente, “grazie” alla Covid-19, che ha dato un impulso enorme alla ricerca scientifica sui vaccini. A delineare questa incredibile prospettiva è stato, in una intervista al quotidiano britannico The Guardian, il chief medical officer di Moderna, l’azienda statunitense operante nel campo delle biotecnologie già nota per essere stata tra le prime a produrre il vaccino anti-Covid durante la pandemia esplosa tra il 2019 e il 2020.
Secondo il dottor Paul Burton, Moderna negli ultimi 12-18 mesi avrebbe ottenuto “enormi progressi” nella ricerca sui trattamenti per “tutti i tipi di aree patologiche”: progressi che generalmente avvengono nell’arco di 15 anni, e che invece potrebbero portare a una vera e propria rivoluzione in poco più di un lustro. Burton si dice molto ottimista sui tempi per avere un vaccino contro il cancro: “Pensiamo di essere in grado di offrire vaccini personalizzati contro diversi tipi di tumore a persone in tutto il mondo. Sarà un vaccino altamente efficace, in grado di salvare centinaia di migliaia, se non milioni, di vite”.
Ma anche le infezioni respiratorie, secondo il chief medical officer di Moderna, potrebbero presto essere prevenute in modo più efficace, con un vaccino in grado di coprire contemporaneamente da Covid, influenza stagionale e virus respiratorio sinciziale (Rsv), quello che in genere comporta il comune raffreddore.
Tutte le terapie sarebbero basate sull’mRNA, ovvero tramite una molecola in grado di “insegnare” alle cellule come produrre una proteina che innesca la risposta immunitaria del corpo contro la malattia. “Penso che avremo terapie basate sull’mRNA per malattie rare che prima non erano curabili – ha aggiunto Burton – e penso che tra 10 anni ci avvicineremo a un mondo in cui si potrà identificare la causa genetica di una malattia e, con relativa semplicità, intervenire utilizzando la tecnologia basata su mRNA”.
Praticamente, nel caso di un tumore, un vaccino a mRNA sarebbe in grado di attivare il sistema immunitario del paziente, in modo che possa attaccare e distruggere le cellule tumorali senza contemporaneamente distruggere le cellule sane, come invece avviene tutt’oggi con la chemioterapia.
L’assunto di Moderna dunque è che come il metodo dell’mRNA ha funzionato con le malattie infettive, allo stesso modo può essere applicato a tutti i tipi di aree patologiche: “nel cancro, nelle malattie infettive, nelle malattie cardiovascolari, nelle malattie autoimmuni, nelle malattie rare. Abbiamo studi in tutte queste aree e tutti hanno mostrato grandi promesse”. Ma gli scienziati avvertono che il progresso accelerato, che è aumentato “di un ordine di grandezza” negli ultimi tre anni, andrà sprecato se non si mantiene un alto livello di investimenti.
Lo scorso gennaio, ricorda il Guardian, Moderna aveva annunciato i risultati di uno studio in fase avanzata del suo vaccino sperimentale mRNA per Rsv, suggerendo che questo fosse efficace all’83,7 per cento nel prevenire almeno due sintomi, come tosse e febbre, negli adulti di età pari o superiore a 60 anni. Sulla base di questi dati, la Food and Drug Administration statunitense ha concesso la designazione di terapia rivoluzionaria del vaccino, il che significa che la sua revisione normativa sarà accelerata.
Stessa cosa era avvenuta a febbraio con il vaccino contro il cancro personalizzato di Moderna, sulla base dei recenti risultati nei pazienti con melanoma del cancro della pelle. E proprio la scorsa settimana lo stesso aveva fatto l’Ema, l‘Agenzia europea del farmaco, che aveva designato come Prime (Priority medicines) il vaccino sperimentale sul melanoma. I primi risultati dettagliati della sperimentazione saranno presentati all’American Association for Cancer Research a Orlando, in Florida dal 14 al 19 aprile.
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