In uno scenario di emissioni elevate e 2°C di riscaldamento globale, la produzione agricola sarebbe altamente minacciata in 64 paesi contro i 20 attuali.
Nel 2050 l’acqua sarà una risorsa scarsa per 5 miliardi di persone
Ogni anno consumiamo circa 4.600 chilometri cubici di acqua, ma inquinamento, crescita della popolazione mondiale e cambiamenti climatici mettono sempre più a rischio disponibilità e qualità dell’acqua.
Oltre 5 miliardi le persone entro il 2050 potrebbero avere problemi connessi alla carenza d’acqua causata dai cambiamenti climatici, da un aumento della domanda e dall’inquinamento delle forniture disponibili. È quanto emerge dall’ultimo rapporto “Making Every Drop Count: An Agenda for Water Action” delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale sullo stato delle acque nel mondo.
Acqua, un bene prezioso per un numero sempre maggiore di persone
Ogni anno consumiamo circa 4.600 chilometri cubici di acqua. Il 70 per cento di questi consumi viene impiegato nell’agricoltura, il 20 per cento nelle attività legate all’industria e il rimanente 10 viene utilizzato dalle famiglie. Negli ultimi cento anni, la domanda globale di acqua è aumentata di sei volte e continua a crescere al ritmo dell’un per cento ogni anno. Una dinamica che si prevede incrementerà ancora visto che per il 2050 ci si aspetta che la popolazione mondiale raggiunge i 9,4-10,2 miliardi di persone, circa un 22 per cento in più di quanti sono oggi gli abitanti del Pianeta.
Di fronte a questa crescita aumenterà anche la domanda di acqua, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove la curva demografica avrà la sua maggior espansione e dove, oltretutto, ci si attende il maggior impatto dei cambiamenti climatici. La siccità e il degrado del suolo sono già il più grande rischio che favorisce altre calamità naturali e questa tendenza rischia di peggiorare. A Brasilia, ad esempio, città dove vivono più di 2 milioni di persone, i rubinetti si spengono una volta ogni cinque giorni per far fronte a un periodo di siccità insolitamente prolungato.
Necessaria una migliore gestione dell’acqua
Dal rapporto sullo sviluppo idrico mondiale emerge però la possibilità di un cambiamento positivo, in particolare nel settore chiave dell’agricoltura, ma solo se ci si muove verso soluzioni basate sulla natura, su sistemi che fanno leva sul suolo e sugli alberi e non sull’acciaio e il cemento. “Di fronte al consumo accelerato, al crescente degrado ambientale e agli impatti multiformi dei cambiamenti climatici, abbiamo chiaramente bisogno di nuovi modi per gestire le richieste spesso in competizione che gravano sulle nostre risorse di acqua dolce”, ha sottolineato Gilbert Houngbo, presidente di UN Water.
Naturalmente, l’obiettivo non è quello di sostituire tutte le infrastrutture artificiali che in diverse situazioni sono l’unica scelta possibile, ma accanto a queste soluzioni, gli analisti dell’Onu e della Banca Mondiale sollecitano la crescita di soluzioni verdi che, oltre ad essere sostenibili, sono spesso anche le più convenienti.
L’inquinamento mette a rischio la qualità dell’acqua
Il rapporto presenta anche un altro campanello d’allarme: la qualità dell’acqua è sempre più un problema. A partire dagli anni Novanta, l’inquinamento è peggiorato in quasi tutti i fiumi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina e si prevede che si deteriorerà ulteriormente nei prossimi vent’anni. La causa principale ha a che fare con i deflussi agricoli di fertilizzanti e di altri prodotti chimici che caricano i rifornimenti di acqua dolce con sostanze nutritive che stimolano la crescita dei patogeni mentre soffocano quella delle alghe. Anche l’industria e le città sono un problema significativo: circa l’80 per cento delle acque reflue industriali e municipali viene scaricato senza alcun trattamento.
#DYK that around 25% of greenhouse gas emissions arise from land use change?
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— UN-Water (@UN_Water) 20 marzo 2018
Cambiare l’agricoltura per preservare l’acqua
La chiave per migliorare la salute di un elemento così importante per la vita come l’acqua sta in un cambiamento del modo di condurre le attività umane, in particolare l’agricoltura. Il rapporto suggerisce infatti di pensare ad un modo diverso di coltivare, un metodo che definisce come “agricoltura di conservazione”. Si tratta di un sistema attento a utilizzare maggiormente l’acqua piovana piuttosto dell’irrigazione e ad alternare le colture per mantenere una maggiore copertura del suolo. Questo sarebbe anche fondamentale per invertire l’erosione e il degrado che attualmente colpiscono un terzo della terra del Pianeta, come un altro studio delle Nazioni Unite ha sottolineato l’anno scorso. Forse il messaggio più positivo del rapporto è che i potenziali risparmi di tali pratiche superano il previsto aumento della domanda globale di acqua, allentando i pericoli di conflitti e fornendo migliori mezzi di sussistenza ai piccoli agricoltori con una conseguente riduzione della povertà.
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