Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
Il 25 marzo ci sarà un nuovo sciopero globale per il clima
Gli attivisti per il clima di tutto il mondo hanno annunciato il prossimo sciopero globale: il 25 marzo si torna in piazza.
- Il 25 marzo ci sarà un nuovo sciopero globale per il clima.
- Questo sciopero sarà diverso dai precedenti perché gli attivisti non presenteranno solo richieste, ma cercheranno di “creare sistemi basati sull’amore, l’empatia e la cura della comunità”.
“Ritorniamo in piazza ormai a tre anni di distanza dal primo storico climate strike di quel 15 marzo 2019, che ha cambiato la nostra percezione”, sono queste le parole scelte da Giovanni Mori, attivista e portavoce del movimento Fridays for future (Fff), per annunciare un nuovo sciopero globale per il clima, previsto per venerdì 25 marzo.
Un nuovo sciopero globale per il clima previsto per il 25 marzo
Devono essere “garantiti i risarcimenti climatici da parte del Nord del mondo, che ha le maggiori responsabilità”, si legge nel comunicato stampa diffuso dal movimento. “Questi risarcimenti non dovrebbero essere prestiti, ma finanziamenti per le comunità indigene ed emarginate; per la restituzione delle loro terre, per l’adattamento e le perdite e i danni”. Come dice l’hashtag scelto per questa data: People not profit, persone e non profitto.
“Le persone al potere peggiorano questa crisi con i loro discorsi falsamente ‘verdi’ e le bugie che portano avanti nel nome della ‘transizione ecologica’. Abbiamo bisogno di una vera azione climatica, ed è per questo che torniamo in piazza”, ha detto Martina Comparelli, portavoce del movimento, da Milano.
C’è bisogno di un sistema basato sull’amore
“Ormai diamo quasi per scontato che centinaia di migliaia se non milioni di persone scendano in piazza a chiedere di agire per il clima, ma non era così fino a pochi mesi fa”, prosegue Mori.
E questo sciopero sarà diverso dai precedenti: gli attivisti non presenteranno solo delle richieste, ma cercheranno di “creare sistemi basati sull’amore, l’empatia e la cura della comunità che mettano al primo posto la cura delle persone piuttosto che il denaro”, spiega Fff nel comunicato stampa.
“Non abbiamo tempo per aver paura, ma abbiamo bisogno di reagire, di fermare la distruzione delle nostre comunità devastate dall’attuale sistema estrattivista e di lavorare allo stesso tempo, la paura non può essere sentita quando hai una pistola vicino alla testa per farti lasciare il tuo territorio”, precisa l’attivista Sofia Gutierrez, dalla Colombia.
“Viviamo in un sistema dove le nazioni ricche sono responsabili del 92 per cento delle emissioni globali e l’1 per cento più ricco della popolazione è responsabile del doppio delle emissioni generate dal 50 per cento più povero”, si legge sulla pagina ufficiale dello sciopero.
Oltre tre anni dal primo sciopero mondiale per il clima
Per un giovane europeo su due la partita del futuro si gioca esclusivamente sul contrasto ai cambiamenti climatici. In più, chi ha tra i 15 e i 24 anni, in nove casi su dieci, considera che saranno determinanti per la propria salute e il proprio benessere. Sono i dati che emergono dal sondaggio speciale Eurobarometro 517 “Il futuro dell’Europa” commissionato congiuntamente dal Parlamento e dalla Commissione europei.
E i giovani si sono sempre fatti portavoce di questa battaglia. Durante la Cop26, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, in 100mila sono scesi per le strade di Glasgow, dove erano in corso i negoziati, accompagnati da altri centinaia di migliaia in tutto il mondo. Solo a Milano, sono stati 50mila gli studenti che hanno aderito allo sciopero per il clima del primo ottobre 2021, a fianco l’attivista Greta Thunberg, che era nella capitale meneghina per partecipare alla Youth 4 climate, la Cop dei giovani, e alla pre-Cop26. E anche in quel caso, centinaia di migliaia li hanno accompagnati nel resto del mondo.
Prima di allora, anche in piena pandemia, gli attivisti hanno sempre trovato il modo di far sentire la loro voce. Come in occasione del quinto sciopero mondiale di aprile 2020 quando, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus, avevano deciso di scioperare online.
Contenuti inediti nella nuova puntata di Radio for future
Anche nella nuova puntata di Radio for future, il programma a cura di Giovanni Mori e in onda su LifeGate Radio, si parla del nuovo sciopero.
“Siamo ancora troppo dipendenti dai combustibili fossili come il gas, che fa esplodere le bollette di chiunque, mentre se avessimo molte più rinnovabili le pagheremmo molto meno”, spiega Mori. “E nel frattempo il nostro Governo continua a insistere, in maniera criminale, sulla strada sbagliata, quella indicata dalle lobby del fossile e del gas, quelli che hanno prima negato la crisi climatica e ora portano avanti un greewashing senza pari, dicendosi green mentre aumentano le estrazioni di gas e petrolio”.
L’attivista sottolinea poi come l’Italia e i paesi occidentali non stiano facendo la loro parte a livello globale per contribuire alla transizione dei paesi più colpiti dalla crisi climatica. “Di nuovo, in tutto il mondo, saremo a milioni a dirlo ai responsabili, che preferiscono fare finta di nulla per gli interessi di pochissimi”, conclude. L’appuntamento è per il 25 marzo.
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