Svetlana Aleksievič è stata insignita del premio Nobel per la Letteratura nel 2015 per aver raccontato gli episodi più tragici dell’Unione Sovietica, a partire dall’incidente nucleare di Chernobyl. La nostra intervista esclusiva.
Chernobyl oggi, le conseguenze a più di 30 anni dal disastro. Gli effetti su persone e energia
Chernobyl oggi: stiamo ancora pagando i danni sull’ambiente e sulla nostra salute. Un incidente che ha portato l’Europa a rifiutare l’energia nucleare.
Il 26 aprile 1986 è una data che milioni di persone in tutto il mondo hanno ancora impressa nella mente. L’esplosione che ha distrutto il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’ex Unione Sovietica, ha cambiato per sempre il modo di percepire il nucleare, facendo nascere dubbi sulla sua sicurezza. Sebbene ci siano controversie ancora in atto sul bilancio delle vittime e sulle conseguenze ambientali, è sicuro che un’area di 2.600 chilometri quadrati tra l’Ucraina e la Bielorussia, parte della zona di esclusione, rimarrà contaminata per sempre, o almeno per i prossimi 24mila anni.
Le foto di Chernobyl oggi
Le conseguenze di Chernobyl sulle persone: genetica e salute
Le ricadute radioattive di Chernobyl e del più recente disastro di Fukushima, in Giappone, sono gli unici due disastri a essere stati classificati incidenti catastrofici (settimo livello), il grado più alto nella scala Ines (International nuclear events scale, ovvero la scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici). A oggi, cinque milioni di persone vivono ancora in aree altamente contaminate in Bielorussia, Ucraina e Russia, mentre migliaia di persone sono affette da malattie collegate all’incidente. Meno di 50 decessi sono stati attribuiti ufficialmente alle radiazioni dirette. Tuttavia, i calcoli sul tasso di incidenza dei tumori e quindi sul bilancio delle morti indirette, dal 1986 a oggi, variano molto.
Tumori verranno diagnosticati a più di 40mila persone, secondo uno studio condotto dall’epidemiologa Elisabeth Cardis, 16mila dei quali saranno mortali. Un rapporto di Greenpeace del 2006, invece, ha stimato che i decessi per cancro saranno 93mila. Yury Bandazhevsky, scienziato bielorusso e direttore di un centro medico e di riabilitazione che si dedica allo studio e alla cura delle vittime di Chernobyl, sostiene che il governo abbia più volte sminuito gli effetti del disastro. Secondo lui, infatti, stiamo assistendo all’inizio degli effetti a lungo termine sulla salute delle persone. Dopo aver visitato 4mila bambini di seconda generazione ha scoperto che circa l’80 per cento di questi, in particolare adolescenti, riscontrano problemi cardiovascolari gravi e cambiamenti ormonali significativi.
Animals rule #Chernobyl 30 years after nuclear disaster https://t.co/Eb3FVMZOYu
— National Geographic (@NatGeoMag) April 19, 2016
Gli effetti delle radiazioni su piante e animali
Le particelle radioattive rilasciate dall’incidente hanno portato a numerosi effetti collaterali su piante e animali. Ad esempio, livelli più alti di mortalità e di perdita della capacità riproduttiva sono stati osservati in conifere, invertebrati e mammiferi. Questi livelli, tuttavia, sono diminuiti nel corso del tempo con l’attenuarsi della concentrazione di radiazioni. Nella zona di esclusione la ripresa delle specie colpite è stata favorita dalla mancanza di attività industriali e agricole, dando vita a un aumento sorprendente delle popolazioni di molte specie animali e vegetali, creando un vero e proprio santuario di biodiversità. Alcune specie di uccelli si sono adattate all’ambiente radioattivo producendo più antiossidanti per abbassare il danno genetico, come hanno mostrato gli ultimi risultati del Centro nazionale di ricerca scientifica in Francia.
Le conseguenze ambientali
Fin dall’incidente gli sforzi di pulizia dell’area hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone, i cosiddetti liquidatori. Intanto, il nuovo sarcofago della centrale (New safe confinement – Nsc) che deve contenere il nocciolo del reattore numero 4 sta per essere completato, entro il 2017 secondo i piani. La struttura a forma di arco racchiuderà ciò che rimane del reattore e conterrà qualsiasi polvere radioattiva. Il costo è altissimo, 1,5 miliardi di dollari, finanziato dagli Stati Uniti insieme ad altri 30 paesi. La struttura permetterà di completare l’ultima fase di recupero della zona che prevede la rimozione dei detriti del reattore e il loro stoccaggio in totale sicurezza.
L’arco di Chernobyl è stato progettato per durare minimo 100 anni, ovvero il tempo stimato per ripulire l’area. Tuttavia, considerando l’impegno a lungo termine discutibile da parte del governo ucraino e le sue tensioni con la Russia, un secolo potrebbe non bastare. “L’arco è una struttura incredibile e potrebbe durare anche più di 300 anni”, ha affermato Vince Novak, direttore di sicurezza nucleare alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.
Il futuro della zona di esclusione
Delle 1.200 persone che subito dopo l’incidente hanno sfidato qualsiasi divieto facendo ritorno nelle loro case all’interno della zona di esclusione, illegalmente, oggi sopravvivono solo 130 donne ormai tra i 70 e 80 anni di età, come mostrato nel documentario Babushkas of Chernobyl. Per loro la vita nella propria terra natia era più importante della possibilità di morire precocemente a causa dell’esposizione alle radiazioni. Attualmente, alcuni sfollati possono tornare nelle proprie case grazie ad alcuni sforzi di reinserimento in Bielorussia e in Ucraina. Per assurdo, oggi Chernobyl è diventata addirittura un’attrazione turistica per chi è rimasto morbosamente affascinato dalla storia del sito.
Il video di Chernobyl oggi
L’energia nucleare non è stata più la stessa
Mentre negli anni Settanta si credeva che gli Stati Uniti avrebbero ricavato gran parte della propria energia dal nucleare, gli incidenti avvenuti qualche anno dopo nella centrale di Three Mile Island e di Chernobyl hanno completamente cambiato queste previsioni. Tuttavia, l’Ucraina dipende ancora dall’energia nucleare in maniera sostanziale, con l’appoggio finanziario del governo fino ad almeno il 2030 e con la presenza di 15 reattori che generano circa metà della sua elettricità. Dall’altro lato, dopo Chernobyl l’Europa occidentale e gli Stati Uniti hanno registrato un arresto nell’istallazione di nuove centrali. Analogamente, dopo il disastro nucleare di Fukushima, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha richiesto che si diminuisse drasticamente la dipendenza del paese dal nucleare, mentre la Germania ha chiuso 8 dei suoi 17 reattori e si è impegnata a chiudere completamente con il nucleare entro il 2022.
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