La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Il 31 dicembre scade l’ordinanza di sospensione agli allevamenti di visoni
Con lo scadere dell’ordinanza sono tre gli scenari possibili: viene prolungato il divieto, vengono riaperti gli allevamenti di visoni, o vengono definitivamente chiusi.
Ci troviamo di fronte a un’occasione storica: il 31 dicembre scadrà l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che, all’inizio di quest’anno, in piena emergenza coronavirus, aveva sospeso l’allevamento di visoni in Italia. Il nostro, infatti, è uno dei pochi Paesi europei dove è ancora legale allevare e uccidere animali per sfruttarne le pellicce.
La situazione dei visoni in Italia
Da diversi mesi gli allevamenti di visoni in tutto il mondo sono entrati nell’occhio del ciclone perché oltre 440 stabilimenti in 12 Paesi in Europa e in Nord America sono stati colpiti da focolai di coronavirus. I visoni sono animali molto suscettibili al Sars-Cov-2 e seppur sia ancora da appurare quale sia l’origine precisa del coronavirus, l’unica catena di trasmissione a oggi documentata è quella uomo-visone-uomo.
A causa di questo rischio, in Italia le attività di allevamento dei visoni sono state sospese per tutto il 2021, decisione arrivata a febbraio dopo mesi in cui ci siamo attivati con un’intensa mobilitazione, culminata con una manifestazione di fronte al ministero della Salute a Roma. Questa sospensione, pur essendo un segnale importante, non ha portato a un cambiamento reale: è fondamentale istituire un divieto definitivo a questa pratica crudele e pericolosa.
In Italia si trovano 5 allevamenti di visoni che contengono in tutto circa 10mila animali destinati alla riproduzione e che si trovano a Galeata (FC), San Marco (RA), Capergnanica (CR), Calvagese della Riviera (BS), Castel di Sangro (AQ). Ne esiste anche un sesto, a Villa del Conte (PD), verso cui scade a breve il termine di appello contro un’ordinanza di abbattimento, emessa dopo che era stato individuato un focolaio di coronavirus.
Il 31 dicembre scade l’ordinanza di sospensione agli allevamenti
Senza un nuovo provvedimento, con il progredire della stagione riproduttiva, gli allevatori potranno far riprodurre gli animali e così le popolazioni di visoni aumenteranno di circa cinque volte, con la nascita di almeno 40mila cuccioli.
Nonostante l’adozione di parziali divieti, l’uccisione di milioni di visoni, le misure attuate dai singoli Stati e dalla Commissione europea (tra cui il monitoraggio e la biosicurezza), in Italia così come in altri Paesi l’infezione ha continuato a diffondersi anche ad allevamenti praticamente svuotati, cioè dove rimanevano solo gli animali riproduttori.
Tre giorni di azione per i visoni
Per gli animali e per la salute pubblica è necessario un divieto permanente perché queste misure non sono sufficienti. Per questo dal 22 al 24 novembre entreremo in azione per i visoni con una mobilitazione online: lunedì 22 faremo un tweetstorm assieme a Lav, martedì 23 ci mobiliteremo su Instagram, mercoledì 24 ci faremo sentire via mail.
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