In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
5 luoghi da visitare in Friuli Venezia Giulia per capire l’unicità di questa terra di confine
Un tour in Friuli Venezia Giulia alla scoperta delle diverse anime di una regione per alcuni versi ancora misteriosa per gli stessi italiani.
Non chiamate questa terra banalmente Friuli, chi abita il Friuli Venezia Giulia infatti con orgoglio vi dirà che in lei coesistono almeno 2 anime, se non tre. Non è una regione come le altre: racchiude in sé storie, popoli e lingue che l’hanno resa una sola solo sulla carta (geografica). Un territorio che offre molto, sia dal punto di vista naturalistico che storico artistico, che spesso è poco conosciuto, forse perché di confine, ma che affascina e si distingue proprio per la sua unicità fatta di un bagaglio storico pesante e ancora non del tutto risolto. Noi abbiamo girato questa regione autonoma e ne abbiamo colto la bellezza, individuando i nostri 5 luoghi da non perdere, come sempre da raggiungere senz’auto ma unicamente con i mezzi pubblici.
Udine e Trieste, tra storia e arte moderna
La bellezza di entrambe, seppur diversa, è nota. Quella di Trieste è certamente più appariscente, mentre Udine va scoperta. È una città salotto, ricca di piccole piazze graziose che invitano alla socialità: per capire bene Udine è bene entrare in un’osteria e farsi un tajut, un bicchiere di vino friulano come lo chiamano qui. In merito all’arte la scelta è vasta: imperdibile è il castello (dal colle in cui si trova si gode anche un panorama notevole) che non ne ha le classiche fattezze ma ospita molti dei musei civici della città in spazi sontuosi e ben allestiti. Non ignorate quello della fotografia: Udine ha una tradizione importante in questo campo, per esempio Tina Modotti è nata qui e suo padre era fotografo anch’egli. Tappa fondamentale in centro città è il museo Casa Cavazzini: è sviluppato all’interno dell’abitazione di una coppia di collezionisti e nei palazzi attigui mirabilmente progettati da Gae Aulenti. L’arte esposta è quella del Novecento, specie la prima parte del secolo. Si tratta di un luogo prezioso grazie al quale potrete ammirare grandi autori e insieme scoprirne di nativi del Friuli Vnezia Giulia importanti come i fratelli Basardella.
Accanto alle tappe più tipiche nella città di Trieste che, elegante e sofisticata, è sempre un piacere girare a piedi, vi proponiamo due luoghi forse un po’ meno turistici ma importanti per un tour più ampio. Il primo è un luogo che testimonia l’orrore nazista: la Risiera di San Sabba, originariamente uno stabilimento per la lavorazione del riso, venne utilizzata dopo l’8 settembre 1943 dall’occupatore nazista come campo di prigionia e destinato in seguito allo smistamento dei deportati diretti in Germania e Polonia, al deposito dei beni razziati e alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. In seguito venne messo in funzione anche un forno crematorio. Spesso qui trovate dei volontari pronti a raccontare la storia custodita tra queste mura. Il museo è essenziale ma colmo di significato.
Tutt’altra atmosfera si respira invece al museo Revoltella che si trova in un edificio dal mix architettonico entusiasmante: una parte è infatti un palazzo nobiliare dell’Ottocento, l’altra invece opera di Carlo Scarpa, grandissimo architetto. La luce qui sembra talvolta più importante delle stesse opere esposte e il gioco di livelli rende tutto più suggestivo. Moltissimi gli autori locali poco noti ma vedrete anche alcuni pezzi di pregio tra cui Fontana, Casorati, Carrà. Notevole la vista dalle terrazze. Un luogo dove lasciare il cuore, sicuramente.
Cividale del Friuli, dai longobardi all’arte moderna in un paesaggio idillico
Cividale del Friuli è un gioiello imperdibile e vario. Anche arrivare qui è un’esperienza: se partite da Udine (la sua provincia), come fanno in molti, potete raggiungerla grazie a una littorina di due vagoni, molto old style ma efficiente. Cividale venne fondata da Giulio Cesare che le diede il nome di Forum Iulii (da cui deriva poi il nome del territorio, Friuli) per poi passare in mano longobarda. Le tracce della sua lunga storia sono ovunque: a Cividale si viene spesso per ammirare il tempietto longobardo (ora in restauro) attiguo al Monastero di Santa Maria in valle. Si tratta di un esempio unico di architettura e scultura alto medievale davvero meravigliosa costruito in un contesto perfetto: attorno ci sono vigneti, scorre il Natisone e si respira la placida calma di un borgo. Non a caso è Patrimonio Unesco.
Altra fermata obbligata è quella al Ponte del diavolo, simbolo della cittadina: un’imponente costruzione del 1400 circa che poggia su roccia naturale e dalla quale si gode una vista magnifica. È poco più di un borgo ma qui è possibile ammirare opere d’arte incredibili, per varietà e valore: a palazzo de Nordis è custodita e ben esposta infatti la collezione de Martiis nata dalla passione personale di un imprenditore friulano che, come i mecenati di una volta, ha poi deciso di donarla al comune. È un bell’esempio di condivisione del bello che permette di dare il giusto valore ad artisti locali che “parlano” del territorio e insieme di portare in piccoli centri anche grandi esponenti internazionali come Henri de Toulouse-Lautrec. Che bello leggere il motivo che ha spinto quest’uomo a collezionare questi dipinti: tornato a casa dal lavoro stanco – disse – vedere arte lo faceva stare bene. Voleva che anche altri potessero provare quella sensazione.
Venzone, il borgo rinato dopo il terremoto
Nel territorio del Parco naturale delle Prealpi Giulie si trova Venzone oggi un piccolo borgo delizioso che va visitato per ciò che rappresenta anche ai giorni nostri. Nel 1976 infatti fu uno dei comuni più colpiti dal terremoto che distrusse molti centri a nord di Udine. Fu un evento catastrofico che nessuno in Friuli Venezia Giulia ha dimenticato e che nessuno vuole dimenticare. Tutto il borgo, che è stato qualche anno fa anche eletto Borgo dei borghi, infatti è esso stesso testimonianza di ciò che avvenne quella sera del 6 maggio (e le altre a venire in settembre). Tra i vicoli vedrete i resti di palazzi, delle chiese perfettamente integrati tra i monumenti e il paese ricostruiti esattamente com’erano. Quello di Venzone infatti è uno dei pochi mirabili esempi di come è possibile reagire a una calamità devastante. È nella memoria di tutti la resilienza dei friulani che Gianni Rodari così descrisse su Paese Sera: “Non si vede più nessuno piangere il secondo giorno” e la riconoscenza verso tutti gli altri italiani da cui ricevettero aiuto: “Il Friuli ringrazia e non dimentica”. Questo scrigno è cinto da mura e incorniciato dalle Prealpi Giulie e arrivati in stazione (dista una mezz’ora da Udine in regionale che ferma anche a Gemona, altra bella tappa) il colpo d’occhio è davvero da cartolina grazie al duomo romano gotico che svetta. Ciò che è impedibile qui è una mostra documentario permanente Tiere motus, storia di un terremoto e della sua gente che grazie a contributi video, vecchi giornali, immagini e testimonianze riporta lo spettatore a quei giorni. Un’esperienza forte ma necessaria è quella da vivere prima di accedere alla mostra: in una stanza un video ripropone esattamente i rumori di quella sera del sisma e sullo schermo si vede come la cattedrale di Venzone sia venuta giù pezzo per pezzo. Toccante.
Aquileia, il sito archeologico da raggiungere in bicicletta
Spostandosi sempre in modo lento e sostenibile, magari da Grado dove fare tappa per ammirare le due deliziose basiliche nella Gravo vecia (come dicono i locali) vi consigliamo di raggiungere Aquileia percorrendo un facile tratto della ciclabile Alpe Adria – che collega Salisburgo, in Austria, con appunto Grado in Friuli Venezia Giulia: si tratta di circa 10 chilometri adatti a tutti in gran parte sullo stretto ponte voluto da Mussolini. L’atmosfera qui è placida e tranquilla e permette di godere della laguna e di capire al meglio dove si è. In un luogo di mezzo tra terra e mare. Giunti ad Aquileia è necessario andare a scovare la sua bellezza: ogni tappa racconta di tempi lontani, la città infatti è stata fondata nel 181 a.C. dai Romani. Per ottimizzare al meglio i tempi e vedere tutto, fate la card all’ufficio turistico che permette di entrare in tutti i siti. La basilica vi regalerà il pavimento musivo più esteso del mondo occidentale e certamente uno dei meglio conservati e meravigliosi. Ma anche solo passeggiare nell’antico foro romano potendo ammirare le colonne, immaginando la vita che scorreva lì in epoca repubblicana, sarà stupendo. Non perdete alcuna delle tappe proposte sulla mappa dei siti archeologici e visitate il Museo archeologico: moderno, ricco e ben allestito. Tutto il Friuli Venezia Giulia è terra di grandi tradizioni gastronomiche (con influenze di confine) e viti vinicole, e Aquileia è una tappa fondamentale per chi ama il buon vino: qui passa infatti la Strada del vino e gli appassionati possono degustare il famoso Refosco del peduncolo rosso.
Due mete al mare e in montagna: all’isola di Barbana e in Carnia
È una gita breve ma davvero piacevole nella sua semplicità, quella nell’isola di Barbana in Friuli Venezia Giulia. Siamo nella laguna davanti Grado, a pochi minuti di battello dalla graziosa località balneare. Il tragitto è già una bella esperienza: la laguna è un luogo a sé e la flora e la fauna tutt’intorno sono da ammirare con attenzione. In lontananza vedrete il Santuario della Madonna di Barbana, l’unica vera attrazione su questo placido fazzoletto di terra che però non vi deluderà. Gli affreschi all’interno sono splendidi così come tutta la zona verde circostante. Qui si viene a trascorrere qualche ora nel silenzio immersi nel blu del cielo, del mare e della cupola della basilica. Tappa obbligata è il ristoro sull’isola che in un panorama incredibile permette di gustare piatti semplici ma ben preparati.
Il Friuli Venezia Giulia è anche splendide montagne e dunque trekking per scoprirle. In Carnia un luogo suggestivo da non perdere, specie se amate gli specchi d’acqua incontaminati, è il lago di Volaia un laghetto alpino immerso in un paesaggio montano di straordinaria bellezza. Ai due lati opposti del lago si guardano l’un l’altro due rifugi: quello austriaco e quello italiano, siamo al confine.
Dal rifugio Tolazzi è possibile raggiungere con una piacevole camminata il rifugio Lambertenghi-Romanin. Da qui poi si arriva in pochi minuti all’incantevole lago (1951 metri), il maggiore bacino alpino di origine glaciale della Carnia, incastonato in una vallata circondata dalle due grandiose pareti Lastrons del Lago e cima Capolago, famose anche per i numerosi reperti fossili.
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