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Tutti gli uomini di Mina
Un mio amico mi diceva sempre che se invece di laurearsi in economia avesse studiato materie umanistiche avrebbe voluto fare una tesi sulle figure maschili nelle canzoni di Mina. Il tema è senz’altro interessante. E allora provo a cimentarmi io. Si parte dalla Mina degli anni ’60, volendo un po’ naif ma simpatica nell’esaltare
Un mio amico mi diceva sempre che se invece di laurearsi in
economia avesse studiato materie umanistiche avrebbe voluto fare
una tesi sulle figure maschili nelle canzoni di Mina. Il tema
è senz’altro interessante. E allora provo a cimentarmi
io.
Si parte dalla Mina degli anni ’60, volendo un po’ naif ma
simpatica nell’esaltare le virtù virili di un uomo solido:
“l’uomo per me”, “personalità”, “Ta Ra Ta Ta” (con il
celebre ritornello “fumo blu” addirittura l’esaltazione del
fumatore!). Ma presto i testi diventano più complessi e
profondi, a volte addirittura scabrosi.
In “Grande, grande, grande” (già successo
di Tony Renis) l’accento è già più sui difetti
più che sui pregi dell’amato. Ma è negli anni ’70 che
Mina raggiunge il climax della sensualità.
Ne “L’importante è finire” (quando a quanto
pare nel testo originariamente proposto all’artista la parola
“finire” era sostituita da un verbo ben più esplicito) Mina
canta “io ti chiedo ancora, il tuo corpo ancora”, con una
schiettezza e una sensibilità da grande artista.
Le stesse sensibilità e sensualità di Mina si
ritrovano ancor più in “Ancora ancora
ancora” con i suoi “sì” quasi soffiati
nell’orecchio dell’amante. La parola “ancora”, rallentata rispetto
al tempo musicale a diventar più languida, e poi la
ripetizione ossessiva di tutte le parti anatomiche (corpo, braccia,
bocca, mani, collo) e la richiesta di “abbracciarmi, amarmi,
pigliarmi, farmi morire, restare, consumarmi”.
In “E Poi…” ci sono il tormento e il
dubbio di un amore finito che non si sa se resuscitare:
amor”, un lungo racconto di un amore sofferto e tormentato
come un figlio illegittimo tra un bolero e un flamenco potrebbe
essere. La perla che fa il paio con “Ahi, mi’ amor” è
“Bugiardo e Incosciente” (entrambe traduzioni di
Paolo Limiti di un brano del cantautore spagnolo Joan Manuel
Serrat).
Che tristezza però un amore con te,
e ti odio di più perché alle altre tu
tu non hai dato mai i giorni tristi e bui,
quelle certo che no, non correvano qui
a consolare te ma io stupida si.
E a vederti così da vicino vicino c’è il
sonno che ti da
un aria da bambino…
E qui si potrebbe aprire un filone sulle canzoni che Mina ha
cantato in spagnolo, pensate che un regista come Pedro
Almodóvar nel suo film “Matador”, conclude il film
affidandole il commento alla scena più struggente e
passionale con la sua versione di un classico bolero come
“Esperame en el cielo”, mentre in “Tacchi a
Spillo” Miguel Bosè “en travesti” la imita cantando “Un anno
d’amore”.
Da un disco più recente (“Bula Bula”, del 2005) citiamo
solo, a conferma di un rapporto sempre travagliato e inquieto tra i
due sessi, i versi di “Portati via”:
E mentre brucia lenta questa sigaretta / io sto seduta qui
che non ho fretta, / ti ascolto dimmi, tanto è come l’altra
volta… / facciamo pace a letto e non dentro la testa, /
chiunque ci sentisse in questa discussione / direbbe lei cretina ma
lui che gran coglione… (…)/ lo sai che se ti guardo
adesso non mi piaci, / ridammi le mie chiavi dimentica i miei
baci.
L’ultima volta che si è esibita in concerto è
stato mercoledì 23 agosto 1978.
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